Sommario anno X numero 11 - novembre 2001
COSTUME
E SOCIETA' -
pag. 14
Tra morte e rinascita del Varietà
di Luca
Ceccarelli
Alla fine degli anni Settanta, appare ormai chiaro il declino della
formula del classico “spettacolo di varietà”, con il presentatore, le
soubrettes, il corpo di ballo e i comici che andava in onda il sabato
sera. Lo sdoppiamento del Programma nazionale in Rai Uno e Rai Due nel
1976, concede tuttavia più spazio per la sperimentazione, pur
all’interno di determinati vincoli. Si determina in tal modo, tra il
1977 e il 1979, una fase di transizione, in cui si sperimentano nuovi
linguaggi e nuovi schemi, prima che, con l’affermazione del duopolio
televisivo, e la nuova stabilizzazione all’insegna di Baudo e della Carrà,
si torni ad un nuovo irrigidimento.
Tutto comincia con Non Stop, spettacolo di Rai Uno del 1977. Vi
partecipavano il gruppo de La Smorfia (a cui apparteneva anche il
compianto Massimo Troisi), i Gatti di Vicolo Miracoli, Enrico
Bruschi, Marco Messeri, il mimo e fantasista Jack La Cayenne, ed altri
ancora. In questo spettacolo, secondo una formula sperimentata già altre
volte dal regista Enzo Trapani fin dagli anni Sessanta, non c’è un
presentatore, ma si passa da un numero all’altro con ritmo sostenuto e
senza sbavature. Lo spettacolo viene riproposto l’anno successivo, con
un cast ampiamente rinnovato: stavolta ne fanno parte, tra gli altri,
Carlo Verdone, Zuzzurro e Gaspare, Stefania Rotolo, i Giancattivi. Oltre
ad aver rivoluzionato a fondo il modo di fare spettacolo in TV (ci sarebbe mai stato il tanto
acclamato Drive In, senza Non Stop?) questa trasmissione è
stata il trampolino di lancio televisivo per molti personaggi.
Dopo Non Stop uscirono una serie di varietà TV della RAI assai
diversi da quelli paludati che dominavano incontrastati ancora negli anni
settanta. Nel settembre del ’78 viene trasmesso Rai 1 La Sberla,
con la regia di Giancarlo Nicotra. L’anno successivo lo spettacolo viene
riproposto. Un nome che, è il caso di dirlo, è tutto un programma:
l’intenzione è quella di dare una “sberla” ai varietà
tradizionali, sostituendo alla figura del conduttore quella di un gruppo
di un gruppo di attori comici: Gianfranco D’Angelo, Enrico Beruschi,
Gianni Magni, Adriana Russo, cercando di inserire il cabaret nel contesto
del varietà come già aveva fatto Non Stop (vengono riproposti tra
gli altri La Smorfia e i Gatti di Vicolo Miracoli), e
vengono inoltre proposti diversi sketch filmati, e anche questa è una
novità. Nella seconda edizione fa la sua comparsa Daniela Poggi. Già: la
signora ancora ben conservata che oggi presenta Chi l’ha visto?
era una bionda fascinosa, che forse neppure lei avrebbe immaginato,
all’epoca, che un giorno avrebbe condotto quel tipo di trasmissione.
Di taglio diverso è Tilt, sempre del 1979. Qui lo studio era una
sorta di discoteca, dove si esibivano i personaggi musicali più in voga
del momento (vi partecipava anche Gianni Minà con le sue interviste).
Stefania Rotolo, già apparsa in Non Stop e nella trasmissione
pomeridiana per ragazzi Piccolo Slam, ballava, cantava e conduceva
con piglio ammirevole. Un brutto male la porterà via di lì a poco, e
ancora oggi in molti la ricordano con rimpianto.
Sulla stessa falsariga di Non Stop e La Sberla, nel 1979 la
Rai manda in onda Black Out, con Leo Gullotta, Adriana Russo, i
Giancattivi, Cristina Moffa: un mio personale ricordo su questa
trasmissione, nel complesso non all’altezza delle altre, è che nella
sigla di apertura si parlava di una bionda “che fa l’amore con voi per
telefono”, dopodiché, gli autori avevano pensato bene di dare anche il
numero del telefono: già dalla seconda puntata, l’annunciatrice dovette
precisare che si trattava soltanto di uno scherzo.
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anno X numero 11 - ottobre 2001 |