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Sommario anno X numero 12 - dicembre 2001

 VISTO DA... - pag. 02

Globalizzazione = ?

di
Gelsino Martini

Credo che questa sia una delle poche parole più utilizzate e non comprese. Hanno un posto di tutto rispetto le parole democrazia, libertà, amore e amicizia.
Globalizzazione, nel vocabolario della lingua Italiana della Treccani è scritto: (econ.) Unificazione dei mercati a livello mondiale consentita dalla diffusione delle innovazioni della tecnologia informatica. Questa la definizione, ma che cos’è e chi la attua? I G7/8 la stanno forgiando sull’incudine economico a propria immagine ed interesse. I ferri da battere sono nobili, la povertà e la fame nel mondo. Poco nobili il martello e l’incudine su cui modellare il ferro, che è il controllo ed il potere economico che farà ruotare il mondo.
La domanda che mi pongo è: Perché 7/8 persone si riuniscono per decidere gli orientamenti delle nazioni sovrane mondiali? Che cosa sono gli organismi di rappresentanza, dicasi ONU, FAO, UNICEF se non sedi naturali dove discutere e attuare? Qualcosa risulta essenzialmente inutile.
Un’altra situazione che sfugge è “grandi”. Forse perché si dispone degli eserciti supertecnologici in grado di colpire dalle stelle? Non saprei. Di Grandi Uomini conosco Gesù, Maometto, Ghandi, Martin Luther King, Che, Garibaldi, ed ognuno può metterci chi vuole con tutto il rispetto, purché le azioni compiute siano a favore della società, prive d’interessi personali. Le potenze occidentali non mi risultano in questi intenti.
La storia (scritta da noi stessi) parla di deportazioni da continenti, civiltà distrutte e sottomesse, territori occupati con la forza dei fucili senza rispetto delle persone. È strano come la violenza della nostra natura è stata, nei secoli, dichiarata: libertà, democrazia, civiltà. La ricchezza dell’occidente e la sua grandezza hanno le proprie radici sulle barbarie perpetrate nei secoli a popoli e civiltà estremamente pacifiche. Eppure, l’unico dovere cui ci siamo sentiti portati sono state delle sontuose scuse e strette di mano.
Nessun impegno, nessuna restituzione dei territori, nessun rispetto della dignità e delle civiltà diverse. Cinquecento anni di dominio politico ed economico sulla punta delle baionette, dove dietro la velleità della civilizzazione, abbiamo perpetrato l’arricchimento, lo sfruttamento e la supremazia tecnologica.
Gli eventi dell’ultimo secolo ed in particolare di fine millennio, hanno strutturalmente modificato gli assetti mondiali. La fine della colonizzazione, e quindi di una presenza militare - amministrativa nei territori, ha subito un’evoluzione di tipo economico e conseguentemente di controllo politico egemone. Chi non è filo occidentale è iscritto nel libro nero. I nostri stratagemmi, pieni di cultura universitaria, sono simili al gioco delle tre carte: prendiamo le risorse territoriali, le trasformiamo e le rivendiamo alle stesse persone con un netto ricavo. Non credo che ciò sia in linea con i dettami occidentali pieni di libertà e democrazia. Non credo che questo significhi libertà e autodeterminazione dei popoli.
La dottrina industriale non è la civiltà, non è l’evoluzione dei popoli; consiste solo nello sfruttamento delle risorse e nell’arricchimento incondizionato. In questo campo è la logica dello spostamento delle industrie nei paesi a minor costo di manodopera e sfruttamento dei minorenni. In quest’ottica si promuove lo sfruttamento delle foreste Indonesia – Africa – Sud America, dopo aver desertificato in precedenza le foreste dell’Europa e Nord America. E per il terzo millennio? Globalizzazione = logica di mercato dettata dagli interessi multinazionali. Che cos’è la libera scelta agricola dei popoli? Che cos’è l’autodeterminazione delle nazioni? Che cos’è la ridistribuzione delle ricchezze mondiali?


Sommario anno X numero 12 - dicembre 2001