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Sommario anno XI numero 6 - giugno 2002

 I NOSTRI PAESI - pag. 04

castelli romani
La necropoli del Maschio d’Ariano nel Medioevo


a cura di OPE - associazione culturale per lo studio delle civiltà antiche
testi di Angelo e Fiorella Capri
disegni di Matteo Agliocchi
foto di Fernando Quarta


In secondo piano oltre la scena dei lavori agricoli e delle le sue innovazioni: l’invenzione dell’aratro a ruote, l’utilizzazione del cavallo in agricoltura e l’impiego del collare pettorale, è bene illustrata una casa rurale del XI secolo in tutta la sua semplicità ed essenza.

Durante il rilievo del sepolcro T 09 che facemmo la scorsa estate sulle pendici del Maschio d’Ariano a quota 870 m. ca., furono subito evidenti i profondi rimaneggiamenti della struttura per il riutilizzo della stessa come abitazione. Infatti, molto probabilmente, nel Medioevo il sepolcro fu trasformato ed adattato a casa rurale ed inglobata nel villaggio del castello di Lariano.

F°. 150 della Carta d’Italia - VELLETRI - II S.O. 
Scala di 1:25000


Storicamente è noto che il castello di Lariano era costituito da due ripiani sovrapposti che sfruttavano la naturale conformazione del terreno impervio e roccioso, e che fu costruito su ambienti più antichi con materiali di spoglio. Il castello perdurò all’incirca dal 1140 al 1465, anno in cui fu distrutto definitivamente dopo alterne vicende dai Veliterni.
Sappiamo che nel Medioevo le abitazioni rurali erano generalmente costruzioni di legno a pali e pietra, erano piccole, costituite da un unico vano e condivise dal bestiame. Erano situate al livello del suolo con tetti di paglia o scandole, i mobili contenutivi erano pochi e tutta la famiglia dormiva nello stesso letto. Analisi archeologiche e dendrocronologiche hanno dimostrato però che la lavorazione della pietra e del legno impiegati nella casa rurale aveva raggiunto un alto grado di qualità già attorno al 1200. Alle varie funzioni della vita rurale erano adibiti edifici di tipo diverso tra cui le case infossate a destinazione eminentemente agricola.
Con i dati oggi in nostro possesso, senza togliere nulla all’autore, possiamo dire che la pianta disegnata a suo tempo dal Tomassetti è alquanto incompleta ma rende bene l’idea dell’arroccamento su ripiani sovrapposti del castello del Maschio d’Ariano.

Pianta del diruto castello di Lariano
Disegno di Giueppe Tomassetti, estratto dal volume di Giuseppe e Francesco Tomassetti "La Campagna Romana Antica Medioevale e Moderna" - Volume IV - Via Latina (Roma, 1926).


Nel riquadro bordato in rosso in alto a destra della pianta del castello, è riportato il sepolcro T 09 nella sua posizione, proprio a ridosso del secondo ripiano del castello, inserito tra i molti edifici trasformati e riutilizzati nel villaggio del castello. Il villaggio, secondo i nostri studi, fu in massima parte costruito riadattando gli ambienti del santuario e della necropoli preesistenti. Questa necropoli deve essere stata notevole, decine di tombe a camera semplice furono in uso fino al VI –V secolo a.C. e, poi sistematicamente profanate dai Romani.


Foto di frammenti raccolti dal sig. Mauro Fabbri nell’area del castello di Lariano Tra questi frammenti, c’è un po’ di tutto: fondi piani di ciotola, parti di boccale, di fiasca, bordi di piatti, di orcioli, parti di pignatta e di tegame da fuoco. Il sig. Fabbri, presta opera di Assistente Tecnico Volontario per la Ricognizione del Territorio del Comune di Lariano da molti anni, in tutto questo tempo ha acquisito una notevole conoscenza del territorio ed inoltre è un’instancabile ed impagabile Socio della OPE.

 

La forma originaria del sepolcro subisce le prime sostanziali modifiche: la volta di copertura viene abbattuta, infatti il tipo di tufo di cui è composto il sepolcro non garantisce una completa impermeabilizzazione; si apre una seconda porta più piccola sulla parete di fondo per permettere l’accesso al secondo piano; una finestra cieca, non visibile nel disegno, viene in parte sfondata per la realizzazione della canna fumaria del camino; si ricavano degli incavi e dei ripiani per l’alloggiamento dell’ossatura portante.

Posizionando gli incavi, gli alloggi e i ripiani scalpellati nel tufo è stato possibile ricostruire la travatura in legno della casa rurale. Quattro piccoli scalini vengono poi ricavati sulla parete di fondo per permettere dall’interno l’accesso al secondo piano.

La trasformazione del sepolcro a casa rurale è praticamente conclusa: sulla travatura vengono costruite le pareti in legno, il soppalco ed il tetto di copertura. In questo modo si è potuto realizzare un’abitazione composta da due vani: un locale al pianterreno con il focolare per la vita e le necessità di tutti i giorni ed un piano rialzato da utilizzarsi per il comune riparo durante la notte. Purtroppo, per l’uso del "chiassetto" si dovrà aspettare ancora diverso tempo…, il XV secolo.

 I NOSTRI PAESI - pag. 04

Sommario anno XI numero 6 - giugno 2002