marino
Ricerca del particolare nelle opere
di Silvestri
(Eliana Rossi ) - La professione di medico, presso l’Ospedale
"San Giuseppe" di Marino, non ha limitato la giornata del dott.
Mario Ugo Silvestri che è riuscito a ritagliarsi un suo piccolo spazio
creativo. La mostra personale di Silvestri, pittore autodidatta, è stata
esposta, dal 10 al 20 maggio, presso il Museo Civico "Umberto
Mastroianni"a Marino. Presenti all’inaugurazione della rassegna
artistica, acquerello su tela, il direttore del Museo Alessandro Bedetti e
il critico d’arte-poeta Franco Campegiani. Nel suo discorso sull’arte
di Silvestri, Campegiani ha individuato una "matrice
impressionistica, data la luminosità e il tratto analitico del dettaglio,
ma, a ben guardare, manca dell’impressionismo il segno vitalistico. Qui
– continua il critico – l’impronta è mentale, evocativa,
favolistica. Si può parlare di surrealismo che glorifica gli elementi del
mondo oggettivo fino ad arrivare alle poetiche del "ready made"
(oggetto trovato). Anche qui occorre fare un distinguo perché la
contemplatività di questi dipinti non ha alcunché di intellettualistico,
di chiuso nei labirinti psichici, ma anzi, c’è in essi un senso eterico
di liberazione ed evoluzione dell’io, tanto che parlerei, a proposito di
queste scene, di metafore della vita e della serenità spirituale". Per
Silvestri, la pittura è quasi un bisogno "è il mio ansiolitico,
- spiega il medico-artista - mi distende. Cerco l’armonia, la
serenità, attraverso una ricerca spontanea. Preferisco accostare colori
tenui che non stridano troppo, cercando di curare il particolare, l’oggetto
che passa inosservato, che non si impone. La pittura mi dà la
possibilità di vedere con altri occhi ciò che mi circonda, è quasi un
circolo che completa la mia personalità: la professione mi dà lo
spessore umano che trasmetto alla pittura". Il Museo Civico di
Marino, conosciuto come il Tempio Gotico, è stato inaugurato, nel mese di
maggio 2000, come museo archeologico per la conservazione dei reperti che
si trovavano nei depositi di Palazzo Colonna, provenienti dall’Antiquarium
di Marino. La nuova struttura museale si prefigge come obiettivo, di
facilitare la conoscenza e la fruizione, ad una vasta e differenziata
utenza, del patrimonio storico-artistico della città. "Durante l’anno
– illustra Bedetti – vengono organizzati una
serie di eventi, di rassegne artistiche. Sono da menzionare: l’esposizione
di alcuni disegni realizzati da Bruno Cannucciari e Valentina D’Orsi,
per le tavole del fumetto Lupo Alberto; la mostra contemporanea di pittura
e scultura "Mezzo litro di", alla quale hanno partecipato
ragazzi italiani e stranieri, provenienti dall’Africa, dal Portogallo e
dalla Corea. È in programmazione un’altra serie di iniziative che
prevedono per giugno, in concomitanza con i festeggiamenti in onore di San
Barnaba, una mostra d’arte sacra del XVI e XVII secolo, con tele del
Bernini, Giordano e Remi. A settembre verranno esposti i lavori effettuati
dagli studenti delle scuole elementari e superiori, pubbliche e private,
che hanno partecipato al programma "Adotta un monumento", una
ricerca sui monumenti del territorio condotta attraverso foto e disegni.
Ad ottobre, ospiteremo la mostra di Enrico Bai che disegnerà, altresì,
la locandina per la Sagra dell’Uva e, a dicembre, verrà allestita un’esposizione
che illustrerà la storia della ex chiesa di Santa Lucia, poi Tempio
Gotico e tutte le varie fasi del restauro che hanno permesso di recuperare
un edificio fatiscente, di enorme rilevanza storica, in grado di ospitare,
oggi, il Museo Civico".
frascati
Raccolta di vedute napoletane a
Frascati
(Luca
Ceccarelli) - Si sta tenendo in
questi giorni a Frascati (durerà fino al 15 giugno), alle Scuderie
Aldobrandini, con il patrocinio dell’Assessorato alle politiche
culturali del Comune tuscolano, la mostra sulle Vedute napoletane della
Collezione Alisio.
Si tratta di un’esposizione pittorica
di alcune decine di opere di varia fattura: vi sono olii, acquerelli,
lavori in tempera (tra cui quel particolare lavoro a tempera chiamato gouache).
La "veduta" è un tema figurativo che, pur avendo dei precedenti
nella pittura del Quattrocento e del Cinquecento, prende vita autonoma nel
secolo XVII, con diverse sfumature, in area francese, tedesca, olandese e
fiamminga. In quest’ultima, in cui si distinsero figure come quella di
Ruysdael e Vermeer, la committenza era molto vasta, il che favorì la
nascita di botteghe pittoriche dedicate alla composizione di vedute che
oggi sono disseminate in musei e collezioni private di tutto il mondo. Nel
tardo Seicento e nel Settecento la produzione di vedute divenne un
fenomeno diffuso su scala europea. Vale la pena di ricordare, a tal
riguardo, una tappa fondamentale e particolarmente originale di questo
tema pittorico come la stagione veneziana del Canaletto, del Guardi e del
Bellotto. Non può sorprendere il fatto che già nel Seicento Napoli,
grazie alla sua posizione panoramica d’eccellenza e alle sue attrattive
monumentali attirasse i paesaggisti italiani e stranieri.
Non vi sono, nella mostra della
Collezione Alisio, dei capolavori, e il limite che più salta all’occhio
è il carattere unilaterale di una raccolta siffatta di
"vedute". Manca, nella rassegna, quell’attenzione al paesaggio
umano, alla vivacissima vita popolare, ai tipi e ai ritratti che era,
invece, il tratto più tipico della pittura di ispirazione caravaggesca.
Inoltre, quello che salta all’occhio è il carattere di epigoni di
alcuni degli autori delle opere esposte. A cominciare da quel Paolo de
Matteis, vissuto tra la fine del Seicento e gli inizi del Settecento,
autore di un’Allegoria della prosperità e delle arti nella città di
Napoli, manifestamente esemplato sui modelli delle allegorie barocche
di Pietro da Cortona e dei classicisti come Guido Reni. Ispirata invece a
modelli olandesi, e già imbevuta di una sensibilità romantica, è la Veduta
del Golfo di Napoli dalla Lanterna del Molo con il Vesuvio in eruzione,
non diversamente dal quadro di un anonimo del XVII secolo raffigurante un
mare in tempesta con i velieri sballottati dalle onde.
Se
i paesaggi settecenteschi di Tommaso Ruiz appaiono piuttosto statici, nel Teatro
di San Carlo di Aniello de Aloysio abbiamo una scena di vita urbana
napoletana dell’epoca. Interessanti sono a questo riguardo le opere di
Saverio Della Gatta, attivo a Napoli tra il 1777 e il 1827, tra cui la
tempera su carta raffigurante la Distruzione dell’albero della
libertà a largo di Palazzo e la gouache Venditore di
sorbetto e franfelliccaro napoletano (il franfelliccaro vende una
specie zucchero caramellato). Di ispirazione simile a quella di quest’ultimo
dipinto è la tempera di Pietro Fabris con Tarantella sullo sfondo del
Golfo di Napoli. Il tutto, senza mai però innalzarsi al di sopra
della pittura "di maniera".
I pastelli di Giuseppe Casciaro,
vissuto tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima metà del
Novecento, raffiguranti la chiesa di San Michele di Capri e Marina Grande
sembrano invece risentire dell’influsso delle tendenze pittoriche
moderne come l’impressionismo e il puntinismo. Da segnalare infine,
oltre ad un’opera minore di Angelika Kauffmann, raffigurante Il
Principe di Borbone che presenta le arti a Maria Teresa d’Austria
(che non è un paesaggio, e viene proposta forse più per il nome dell’autrice
che per la pertinenza con il tema della mostra) due olii su tavola di Leon
Richet: Vico Equense dallo Scraio e Castel dell’Ovo dalla
spiaggia di Chiatamone, che, per i loro colori e per la particolare
incorniciatura, sembrano esemplati sulle ceramiche, la cui produzione a
Napoli nel Settecento raggiunse risultati di grande pregio, come
testimonia oggi la relativa raccolta nel Museo di Capodimonte.
nemi
‘Mestierando’, una mostra
istruttiva
(Bruna Macioci) -
Artigianato, che passione! Artisti del legno, del ferro, del cuoio, della
stoffa, del cibo, dell’edilizia e perfino della lastricatura di strade.
I mestieri antichi. Odori che uscivano dalle botteghe, rumori d’operosità
quotidiana che scandivano le giornate in viuzze solitarie. La bravura
manuale che si univa ad un gusto inventivo unico e personalissimo. La
profonda conoscenza del materiale da lavorare, i suoi limiti e le sue
magìe, i suoi difetti e i suoi pregi, le sue fragilità e le sue
meraviglie. L’artigiano, un artista che scompare: il piccolo maestro
sconosciuto di un’arte che agonizza nel mondo perfetto dell’industria,
dove tutti cercano il prodotto senza falli e senza sorprese, dove si vive
di standard asettici, banali, squallidi... Un’arte che muore perché
muore il mondo che la generò, a misura d’uomo e non d’azienda
commerciale, a misura di villaggio e non di villaggio globale. Le cose
di una volta. Le tovaglie di pizzo all’uncinetto; lo scialle
tradizionale; la sella e le redini; la botte, la sedia impagliata, i dolci
‘poveri’, i sampietrini... La perizia manuale che si sposava
con la passione. L’orgoglio del lavoro ‘fatto bene’, solido e bello,
che dura nel tempo e soddisfa il committente. Tempi andati. Oggi che tutto
è di serie, che tutto è industria, chi non pensa con un sospiro a questo
mondo scomparso? Alzi la mano chi non è mai andato in gita in qualche
paesetto a cercare qualcuno di questi personaggi introvabili, e che
entrando in una delle sempre più rare botteghe artigiane non si sia
sentito catapultato all’improvviso in un achronicon
spazio-temporale e non si sia scoperto ad annusare, a rimpiangere, ad
entusiasmarsi... ahinoi, a chiedersi come si potesse vivere così...
Noi, i moderni. I civilizzati. Noi che abbiamo tutto e non rinunciamo a
niente. Noi con le cose sempre più ‘ultima generazione’, che poi
andiamo in visibilio per la vecchia cassapanca, per le tendine della
nonna, per il pane casareccio. Noi, la generazione contraddittoria, che
vorremmo salvare la capra delle comodità moderne e il cavolo dell’oggetto
unico e prezioso: cioè, povero, ma reso prezioso dal fatto d’essere
unico! I Castelli Romani erano, fino a poco fa, una miniera di artigiani e
botteghe ormai già scomparse in città.
Una mostra paziente ed istruttiva ci ha
offerto oggi l’opportunità di incontrare di nuovo questo ‘mondo a
parte’ che rappresenta le nostre radici culturali e storiche, perché
non sia dimenticato, perché si possa aiutarlo a sopravvivere nonostante
tutto. Questa mostra, ‘Mestierando’, si è svolta a Nemi,
nel Chiostro della Mercede, il 18 e 19 maggio. È stata curata dall’Associazione
Culturale Onlus San Valentino con il contributo della Provincia di Roma.
Laurea
Simone Proietti, figlio del nostro amico e collaboratore Mauro, si è
laureato alla facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali, corso
di laurea in scienze naturali, dipartimento di biologia vegetale
Ha presentato una tesi di laurea in
Conservazione della natura e delle sue risorse dal titolo "La
vegetazione dei ghiacciai del settore Sud-orientale del Parco Nazionale d’Abruzzo".
A Simone le congratulazioni dei
famigliari, degli amici e della Redazione. |