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Sommario anno XI numero 8 - agosto 2002

 I NOSTRI PAESI - pag. 10

palestrina
Negli occhi e nella fantasia dei tedeschi
(Luca Ceccarelli ) - Prendendo alla stazione Termini il treno per Frosinone o Cassino, specialmente nel periodo di primavera inoltrata e di prima estate, ogni tanto ci si imbatte in rosei turisti tedeschi che scendono alla stazione di Zagarolo (se è primo pomeriggio, insieme a pendolari stanchi e accaldati), per andare a visitare Palestrina e i locali siti archeologici. Su questa attrazione fatale dei tedeschi, oltre al loro noto fanatismo per l’archeologia, deve aver pesato anche la pubblicità riservata a questo antico e pittoresco borgo da due glorie della cultura nazionale come lo storico Ferdinand Gregorovius e il romanziere Thomas Mann.

Il primo, come molti sapranno, fu autore nell’Ottocento dell’imponente Storia di Roma nel Medio Evo, di cui la Newton Compton ha pubblicato un’edizione abbreviata alcuni anni fa (uno di quei libri che nessuno legge ma tutti comprano perché bisogna pur averlo in casa). Ma Gregorovius ha scritto anche altri libri, tra cui le Passeggiate romane, una specie di “guida turistica d’autore”, in cui fornisce innumerevoli cenni storici e monumentali su Roma e i suoi dintorni. In particolare, a proposito di Palestrina, dopo averne ripercorso la travagliata storia e aver ricordato le vicende del “Mosaico Nilotico”, prima fatto portare a Roma dai Barberini e poi restituito dagli stessi a Palestrina a seguito delle continue proteste del popolo che se ne sentiva defraudato, aggiunge: «Ciò che però distingue Palestrina, più di ogni altra cosa, è la sua posizione elevata ed incomparabile ove soffia una brezza fresca balsamica e dove gli abitanti godono dalle loro finestre la veduta di un panorama la cui bellezza non si può descrivere. Davanti allo sguardo si estende da un lato ampia parte del Lazio, dall’altro la Tuscia, il Patrimonio di San Pietro, una vasta pianura classica dalla quale si ergono i monti Latini e Volsci, tra di essi una grande pianura si prolunga fino al mare che scintilla lontano». Suona bene, ma a leggerlo con attenzione qualcosa non quadra. Non per la “brezza fresca e balsamica”, che nessuno si sognerebbe di negare a Palestrina, ma a parte che non si capisce bene cosa intenda l’autore con “pianura classica”, resta comunque lo svarione che porta il grande storico a scambiare il Tuscolo (Frascati) con la Tuscia, nome che anticamente indicava la parte nordoccidentale del Lazio (corrispondente, presso a poco, alla provincia di Viterbo). Quelli che lui indica come monti Volsci sarebbero i monti Lepini. Quanto ai monti Latini, viene da pensare che con questo nome l’autore voglia intendere i Colli Albani.
Thomas Mann, che viene considerato il più grande romanziere tedesco del Novecento, deve aver fatto tesoro di questa descrizione, oltre che di un suo soggiorno a Palestrina insieme al fratello Heinrich, tanto da far trascorrere ai protagonisti del suo romanzo Doktor Faustus una vacanza a Palestrina, collocata però, non si sa perché, nella Sabina. Non senza l’aggiunta di dotti particolari: «Il luogo era Palestrina, il paese nativo del compositore, detto anche Preneste, e ricordato da Dante nel ventisettesimo canto dell’Inferno come Prenestino, roccaforte dei principi Colonna». A parte il fatto che non si sa quando mai in epoca moderna Palestrina viene “detta” Preneste, Dante, al verso 102 di Inferno XXVII chiama Palestrina non Prenestino ma Penestrino, nome che indica la transizione dall’antico Praeneste al moderno Palestrina. La descrizione del paese come doveva presentarsi agli occhi del visitatore nel primo Novecento però è indubbiamente suggestiva: «una cittadina pittoresca appoggiata ai monti, alla quale dalla piazza inferiore della chiesa si sale per una strada a ripiani ombreggiata dalle case e non proprio pulita. Allora vi scorrazzava una specie di maialini neri e poteva capitare facilmente che il viandante sbadato venisse spinto contro i muri delle case dal largo basto di uno degli asini carichi che montavano e scendevano. Al di là del luogo la strada diventa sentiero montano, passa davanti a un convento di cappuccini sulla vetta della collina fino all’acropoli, della quale rimangono miseri ruderi accanto alle rovine di un teatro antico. Durante il nostro breve soggiorno Helene e io salimmo più volte a quei resti venerandi, mentre Adrian, che non voleva veder nulla, non aveva mai oltrepassato, per mesi e mesi, l’ombroso giardino dei cappuccini, suo posto preferito. […] Occorre dire che, mentre ero già commosso dal ritrovarmi con Adrian, ero felice del cielo classico” [Gregorovius vedeva una “pianura classica”, Mann un “cielo classico”…] sul quale, durante quelle settimane, non era comparsa nemmeno una nuvoletta e dell’atmosfera antica che qua e là si concretava in una vera di pozzo, in un pastore pittoresco, nella testa panica e diabolica di un caprone? Ritornando in città guardavamo verso occidente, e io non ricordo di aver mai visto un simile splendore di tramonti. Uno strato d’oro spesso e oleoso nuotava, orlato di carminio, all’orizzonte occidentale: un vero fenomeno, di tanta bellezza che la vista poteva empire l’anima d’una certa baldanza».
Oggi che i maiali neri che pascolavano per le campagne e i borghi del Lazio sono stati soppiantati da quelle moderne “vacche sacre” che sono le automobili, una descrizione come quella di Thomas Mann, non meno di quella di Gregorovius, conserva un indiscutibile fascino, indipendentemente dagli svarioni, e dal carattere molto “pittorico” che ne costituisce tanto il limite che il pregio, facendo del nostro borgo il simbolo di fantasmi che affascinavano questi uomini di cultura.


genzano
L’Infiorata
(Alessio Colacchi) - L’infiorata di quest’anno, sebbene minacciata da un caldo torrido che ne ha abbassato l’affluenza, non ha smesso di mostrarsi in tutto il suo splendore.
La festa si è concentrata attorno al tema della solidarietà e della pace, cercando di non apparire retoricamente aggrappata ad ideali che si cerca di seguire da tempo immemore, ma evidenziando l’importanza della fratellanza fra i popoli e dell’unione delle culture.
Tutto ciò riveste un’importanza fondamentale, soprattutto quest’anno, alla luce di quanto accaduto l’11 settembre.
Non a caso tra le manifestazioni collaterali alla festa in sé c’era in Corso Gramsci un’esposizione dei mezzi utilizzati dai Vigili del Fuoco. Inoltre, un quadro rappresentava un vigile che raccoglie due gocce di sangue uscite dall’inferno del World Trade Center.
Invece a palazzo Sforza-Cesarini varie sale erano sfruttate per una serie di mostre, che avevano per tema: le vari erbe officinali, il parco dei Castelli Romani e le sue iniziative per l’estate, la degustazione dei vini della zona, esposizioni fotografiche e quadri ritraenti pittoreschi scorci dei centri storici dei castelli. Il tutto era poi coronato dalle usuali visite guidate, che non smettono mai di appassionare quanti vengono a trascorrere una serena giornata a Genzano.


ariccia - albano - genzano
L’estate tra comicità, cultura e gastronomia
(Silvia Cutuli) - L’arrivo della stagione estiva, ha contagiato i Castelli Romani che sembrano riscoprire la propria vocazione turistica: strade e piazze si animano, eventi e manifestazioni allietano le serate. Ecco qualche utile suggerimento per trascorrere una sera d’estate ai Castelli. Ad Ariccia ha preso il via “Castelli in tavola”, festa di prodotti tipici organizzata dal Consorzio imprese Castelli Romani in collaborazione con Regione, Provincia, Comune di Ariccia, Promozione Castelli Romani e Camera di Commercio. Palazzo Chigi ospita invece, la mostra “Castelli e castellane. Viaggio attraverso le dimore storiche della provincia di Roma”, rassegna di opere d’arte ritraenti palazzi e ville del Rinascimento e dell’Età Barocca nella campagna romana. Nel teatro all’aperto dell’Istituto Superiore di Danza, è in corso “Notti d’incanto ariccine”, promosso dal Comune di Ariccia -Assessorato alla Cultura- e dall’Ass. Cult. I.S.D. di Ariccia. Susanna Serafini, Antonio Sorgi e Luciano Turi curano la direzione artistica di spettacoli di operetta, teatro, opera e musica jazz.
Genzano rinnova l’ormai tradizionale appuntamento estivo “Genzano estate”, al Parco Sforza Cesarini, la villa immersa nel verde a ridosso del lago di Nemi. L’Assessorato alla cultura e al Turismo del comune di Genzano con la Provincia di Roma, ha curato la quarta edizione della manifestazione con spettacoli di cabaret, teatro e musica. Si succedono sul palco di Genzano, artisti all’insegna della comicità: si sono già esibiti Enzo Salvi, Alessandro Di Carlo, Alfiero Alfieri. Nell’ambito di Genzano Estate sarà ospitato il “Primo Concorso Nazionale di comicità e cabaret”, rassegna di comici e cabarettisti emergenti, organizzata dalla produzione di “Re per una notte”. A conclusione del programma di spettacoli, la manifestazione ospiterà l’evento dell’anno “The Full Monty” per la regia di Gigi Proietti. Anche Albano Laziale punta sulla comicità, organizzando nella Villa comunale, un “Festival comico” con la Direzione artistica di Rodolfo Laganà. La manifestazione, inaugurata il 21 luglio con lo show di Teo Mammucari, continuerà fino al 31 agosto con Patrizia Reggiani (25 luglio), Enzo Salvi (30 luglio), Greg e Lillo (6 agosto), Max Giusti (13 agosto) e Rodolfo Laganà (31 agosto). All’anfiteatro romano in Via dei Cappuccini, si potrà assistere a spettacoli teatrali come quello messo in scena da Alessandro Gassman, ispirato all’opera di Thomas Bernhard “La forza dell’abitudine”. Ce n’è davvero per tutti i gusti, non mi resta che augurarvi una buona estate!!

 I NOSTRI PAESI - pag. 10

Sommario anno XI numero 8 - agosto 2002