palestrina
Negli
occhi e nella fantasia dei tedeschi
(Luca
Ceccarelli ) - Prendendo alla stazione Termini il treno per
Frosinone o Cassino, specialmente nel periodo di primavera inoltrata e di
prima estate, ogni tanto ci si imbatte in rosei turisti tedeschi che
scendono alla stazione di Zagarolo (se è primo pomeriggio, insieme a
pendolari stanchi e accaldati), per andare a visitare Palestrina e i
locali siti archeologici. Su questa attrazione fatale dei tedeschi, oltre
al loro noto fanatismo per l’archeologia, deve aver pesato anche la
pubblicità riservata a questo antico e pittoresco borgo da due glorie
della cultura nazionale come lo storico Ferdinand Gregorovius e il
romanziere Thomas Mann.
Il primo, come molti sapranno, fu autore nell’Ottocento
dell’imponente Storia di Roma nel Medio Evo, di cui la Newton
Compton ha pubblicato un’edizione abbreviata alcuni anni fa (uno di quei
libri che nessuno legge ma tutti comprano perché bisogna pur averlo in
casa). Ma Gregorovius ha scritto anche altri libri, tra cui le Passeggiate
romane, una specie di “guida turistica d’autore”, in cui
fornisce innumerevoli cenni storici e monumentali su Roma e i suoi
dintorni. In particolare, a proposito di Palestrina, dopo averne
ripercorso la travagliata storia e aver ricordato le vicende del
“Mosaico Nilotico”, prima fatto portare a Roma dai Barberini e poi
restituito dagli stessi a Palestrina a seguito delle continue proteste del
popolo che se ne sentiva defraudato, aggiunge: «Ciò che però distingue
Palestrina, più di ogni altra cosa, è la sua posizione elevata ed
incomparabile ove soffia una brezza fresca balsamica e dove gli abitanti
godono dalle loro finestre la veduta di un panorama la cui bellezza non si
può descrivere. Davanti allo sguardo si estende da un lato ampia parte
del Lazio, dall’altro la Tuscia, il Patrimonio di San Pietro, una vasta
pianura classica dalla quale si ergono i monti Latini e Volsci, tra di
essi una grande pianura si prolunga fino al mare che scintilla lontano».
Suona bene, ma a leggerlo con attenzione qualcosa non quadra. Non per la
“brezza fresca e balsamica”, che nessuno si sognerebbe di negare a
Palestrina, ma a parte che non si capisce bene cosa intenda l’autore con
“pianura classica”, resta comunque lo svarione che porta il grande
storico a scambiare il Tuscolo (Frascati) con la Tuscia, nome che
anticamente indicava la parte nordoccidentale del Lazio (corrispondente,
presso a poco, alla provincia di Viterbo). Quelli che lui indica come
monti Volsci sarebbero i monti Lepini. Quanto ai monti Latini, viene da
pensare che con questo nome l’autore voglia intendere i Colli Albani.
Thomas Mann, che viene considerato il più grande romanziere tedesco del
Novecento, deve aver fatto tesoro di questa descrizione, oltre che di un
suo soggiorno a Palestrina insieme al fratello Heinrich, tanto da far
trascorrere ai protagonisti del suo romanzo Doktor Faustus una
vacanza a Palestrina, collocata però, non si sa perché, nella Sabina.
Non senza l’aggiunta di dotti particolari: «Il luogo era Palestrina, il
paese nativo del compositore, detto anche Preneste, e ricordato da Dante
nel ventisettesimo canto dell’Inferno come Prenestino, roccaforte
dei principi Colonna». A parte il fatto che non si sa quando mai in epoca
moderna Palestrina viene “detta” Preneste, Dante, al verso 102 di Inferno
XXVII chiama Palestrina non Prenestino ma Penestrino, nome che
indica la transizione dall’antico Praeneste al moderno Palestrina.
La descrizione del paese come doveva presentarsi agli occhi del visitatore
nel primo Novecento però è indubbiamente suggestiva: «una cittadina
pittoresca appoggiata ai monti, alla quale dalla piazza inferiore della
chiesa si sale per una strada a ripiani ombreggiata dalle case e non
proprio pulita. Allora vi scorrazzava una specie di maialini neri e poteva
capitare facilmente che il viandante sbadato venisse spinto contro i muri
delle case dal largo basto di uno degli asini carichi che montavano e
scendevano. Al di là del luogo la strada diventa sentiero montano, passa
davanti a un convento di cappuccini sulla vetta della collina fino
all’acropoli, della quale rimangono miseri ruderi accanto alle rovine di
un teatro antico. Durante il nostro breve soggiorno Helene e io salimmo più
volte a quei resti venerandi, mentre Adrian, che non voleva veder nulla,
non aveva mai oltrepassato, per mesi e mesi, l’ombroso giardino dei
cappuccini, suo posto preferito. […] Occorre dire che, mentre ero già
commosso dal ritrovarmi con Adrian, ero felice del cielo classico” [Gregorovius
vedeva una “pianura classica”, Mann un “cielo classico”…] sul
quale, durante quelle settimane, non era comparsa nemmeno una nuvoletta e
dell’atmosfera antica che qua e là si concretava in una vera di pozzo,
in un pastore pittoresco, nella testa panica e diabolica di un caprone?
Ritornando in città guardavamo verso occidente, e io non ricordo di aver
mai visto un simile splendore di tramonti. Uno strato d’oro spesso e
oleoso nuotava, orlato di carminio, all’orizzonte occidentale: un vero
fenomeno, di tanta bellezza che la vista poteva empire l’anima d’una
certa baldanza».
Oggi che i maiali neri che pascolavano per le campagne e i borghi del
Lazio sono stati soppiantati da quelle moderne “vacche sacre” che sono
le automobili, una descrizione come quella di Thomas Mann, non meno di
quella di Gregorovius, conserva un indiscutibile fascino,
indipendentemente dagli svarioni, e dal carattere molto “pittorico”
che ne costituisce tanto il limite che il pregio, facendo del nostro borgo
il simbolo di fantasmi che affascinavano questi uomini di cultura.
genzano
L’Infiorata
(Alessio Colacchi) -
L’infiorata di quest’anno, sebbene minacciata da un caldo torrido che
ne ha abbassato l’affluenza, non ha smesso di mostrarsi in tutto il suo
splendore.
La festa si è concentrata attorno al tema della solidarietà e della
pace, cercando di non apparire retoricamente aggrappata ad ideali che si
cerca di seguire da tempo immemore, ma evidenziando l’importanza della
fratellanza fra i popoli e dell’unione delle culture.
Tutto ciò riveste un’importanza fondamentale, soprattutto
quest’anno, alla luce di quanto accaduto l’11 settembre.
Non a caso tra le manifestazioni collaterali alla festa in sé c’era in
Corso Gramsci un’esposizione dei mezzi utilizzati dai Vigili del Fuoco.
Inoltre, un quadro rappresentava un vigile che raccoglie due gocce di
sangue uscite dall’inferno del World Trade Center.
Invece a palazzo Sforza-Cesarini varie sale erano sfruttate per una serie
di mostre, che avevano per tema: le vari erbe officinali, il parco dei
Castelli Romani e le sue iniziative per l’estate, la degustazione dei
vini della zona, esposizioni fotografiche e quadri ritraenti pittoreschi
scorci dei centri storici dei castelli. Il tutto era poi coronato dalle
usuali visite guidate, che non smettono mai di appassionare quanti vengono
a trascorrere una serena giornata a Genzano.
ariccia - albano - genzano
L’estate
tra comicità, cultura e gastronomia
(Silvia
Cutuli) - L’arrivo della stagione estiva, ha contagiato i
Castelli Romani che sembrano riscoprire la propria vocazione turistica:
strade e piazze si animano, eventi e manifestazioni allietano le serate.
Ecco qualche utile suggerimento per trascorrere una sera d’estate ai
Castelli. Ad Ariccia ha preso il via “Castelli in tavola”,
festa di prodotti tipici organizzata dal Consorzio imprese Castelli Romani
in collaborazione con Regione, Provincia, Comune di Ariccia, Promozione
Castelli Romani e Camera di Commercio. Palazzo Chigi ospita invece, la
mostra “Castelli e castellane. Viaggio attraverso le dimore storiche
della provincia di Roma”, rassegna di opere d’arte ritraenti palazzi e
ville del Rinascimento e dell’Età Barocca nella campagna romana. Nel
teatro all’aperto dell’Istituto Superiore di Danza, è in corso
“Notti d’incanto ariccine”, promosso dal Comune di Ariccia
-Assessorato alla Cultura- e dall’Ass. Cult. I.S.D. di Ariccia. Susanna
Serafini, Antonio Sorgi e Luciano Turi curano la direzione artistica di
spettacoli di operetta, teatro, opera e musica jazz.
Genzano rinnova l’ormai tradizionale appuntamento estivo
“Genzano estate”, al Parco Sforza Cesarini, la villa immersa nel verde
a ridosso del lago di Nemi. L’Assessorato alla cultura e al Turismo del
comune di Genzano con la Provincia di Roma, ha curato la quarta edizione
della manifestazione con spettacoli di cabaret, teatro e musica. Si
succedono sul palco di Genzano, artisti all’insegna della comicità: si
sono già esibiti Enzo Salvi, Alessandro Di Carlo, Alfiero Alfieri.
Nell’ambito di Genzano Estate sarà ospitato il “Primo Concorso
Nazionale di comicità e cabaret”, rassegna di comici e cabarettisti
emergenti, organizzata dalla produzione di “Re per una notte”. A
conclusione del programma di spettacoli, la manifestazione ospiterà
l’evento dell’anno “The Full Monty” per la regia di Gigi Proietti.
Anche Albano Laziale punta sulla comicità, organizzando nella
Villa comunale, un “Festival comico” con la Direzione artistica di
Rodolfo Laganà. La manifestazione, inaugurata il 21 luglio con lo show di
Teo Mammucari, continuerà fino al 31 agosto con Patrizia Reggiani (25
luglio), Enzo Salvi (30 luglio), Greg e Lillo (6 agosto), Max Giusti (13
agosto) e Rodolfo Laganà (31 agosto). All’anfiteatro romano in Via dei
Cappuccini, si potrà assistere a spettacoli teatrali come quello messo in
scena da Alessandro Gassman, ispirato all’opera di Thomas Bernhard “La
forza dell’abitudine”. Ce n’è davvero per tutti i gusti, non mi
resta che augurarvi una buona estate!!
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