E
io li condanno
(Federico Greco) - Qualche giorno addietro
l’organizzazione radicale “Nessuno tocchi Caino” ha reso noto il suo
rapporto annuale sulla pena di morte. Tali dati, vista la cristallina e
specchiata serietà della organizzazione e il grande impegno profuso al
fine di rendere edotto il mondo sulle nefandezze che ancora lo affliggono,
sono da considerarsi della massima attendibilità e, quindi, ancora più
aberranti. Nel rapporto in questione si evidenzia un trend che anno
dopo anno porta sempre più Stati a rinunciare all’applicazione della
pena capitale, ma, per converso, si
denuncia un aumento delle esecuzioni. Per gli amanti delle statistiche,
nel 2000 le persone giustiziate furono non meno di 1892, nel 2001 il
numero è vertiginosamente salito fino a toccare quota 4700. Chiaramente
si tratta di dati approssimativi, purtroppo per difetto, poiché molti
Stati sono poco propensi a fornire dati ufficiali su una questione spinosa
come questa.
A tutt’oggi sono 69 i Paesi che mantengono come massima condanna la
pena di morte; a guidare questa macabra e barbara classifica è la Cina.
Basti pensare che delle 4700 esecuzioni avvenute nel mondo ben 3500 sono
state eseguite nel Paese della grande muraglia.
Quello che più lascia basiti è l’apprendere quale esiguo valore venga
dato alla vita umana in nome di una morale falsa e bieca. Evasione delle
tasse, furto abituale, bigamia, guida in stato di ebbrezza, contrabbando
di sigarette, sono soltanto alcuni dei “gravissimi” reati che in Cina,
in uno Stato civile, vengono puniti con la morte. No, non siete innanzi ad
un refuso, è tutto vero, niente scherzi, niente giochi, solo terribile ed
inconfutabile realtà!!
Anche se quella cinese è la realtà che più di altre lascia storditi ed
interdetti, non va dimenticato che anche Paesi culturalmente e
spiritualmente più vicini a noi applicano la legge “dell’occhio per
occhio”. Gli Stati Uniti, la superpotenza, il paese del progresso, la
culla della democrazia, mantengono ancora quella che molti definiscono la
“condanna dei poveri”. Statisticamente la maggior parte dei condannati
a morte nel paese a stelle e strisce sono i reietti, i meno abbienti,
coloro che non possono permettersi avvocati dal ricco blasone e dalle
esose richieste economiche. Verrebbe da pensare che in questo caso si
perpetri l’ingiustizia nell’ingiustizia, non si è solo in presenza di
una pena barbara e incivile, ma anche classista…come dire, al peggio non
c’è mai fine.
Per motivi religiosi, per motivi lesivi della morale, per il
perseguimento della somma giustizia, qualunque sia il motivo che spinga
uno Stato a tenere in vigore e ad applicare la più turpe delle cose
turpi, la nefandezza con la n maiuscola, io lo condanno…
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