Rock’n’drugs
- storie “stupefacenti” a ritmo di rock
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Per problemi di
spazio abbiamo diviso in due parti questa interessante breve storia
dell’uso delle droghe nel backstage rock dagli anni ‘60 ai tempi
attuali. Questo lavoro è stato realizzato da Paolo Del Prete,
D.J. e musicista Coordinatore Nazionale della Federazione Italiana
Disc-jockey, Animatori e Speakers, in collaborazione con la ASL RMH
e la Federazione Italiana D.J., Animatori e Speakers (F.I.D.J.A.S.) |
“Ho
la fortuna di avere dei parenti a Frascati. Ogni anno non vedo l’ora che
vengano le feste natalizie per poterli andare a trovare e farmi delle
overdosi di porchetta e vino dei Castelli Romani”.
(Brian Johnson, cantante della band rock-metal australiana AC/DC).
Quando,verso la fine degli anni 60 le droghe irruppero nel mondo della
musica rock,presero tutti un po’alla sprovvista (musicisti e
pubblico).”Voglio morire prima di diventare vecchio”, proclamavano i
WHO nel loro hit generazionale “My Generation” (stesso titolo di un
altro hit-inno, ma degli anni attuali, interpretato dai LIMP BIZKIT ), e a
molti l’uso smodato di droghe sembrò uno dei modi migliori per
”accelerare i tempi” (tra l’altro tutti i componenti dei WHO,
eccetto il batterista Keith Moon di cui parleremo più avanti, sono
attualmente degli ultra-cinquantenni vivi e vegeti, e il bassista John
Entwistle è scomparso solo qualche mese fa, vittima di un attacco
cardiaco). Nacque così la filosofia rock della “autodistruzione” che
consisteva, più o meno, nel bruciare la propria vita velocemente per
arrivare alla morte comunque felici (!). Molte rockstar a quei tempi, ma
qualcuno ancora oggi, aderirono a questa corrente di pensiero, che
consisteva nello “spaccarsi”di tutto senza regole, ma in prospettiva
la sola giustificazione teorica era insufficiente. Erano anche altri i
fattori che concorrevano a questo stato di cose: disinformazione totale,
spirito di trasgressione, ingenuità e timidezza (vittime illustri come
JIM MORRISON
e JANIS JOPLIN, aldilà delle giustificazioni socio-politico-personali
date ai loro abusi, hanno spesso ammesso che non sarebbero mai riusciti a
salire su un palco”regolari”, forse per motivi di insicurezza).
Hashish, marijuana, amfetamine (pasticche eccitanti di cui facevano largo
uso non solo varie bands durante i tour, ma anche i giovani mods) ma
soprattutto l’eroina furono i “mezzi” principali usati dagli adepti
della ”self destruction theory” (ma anche l’alcol fece la sua parte,
benché all’inizio venne usato solo come complemento). ”Heroin” dei
Velvet Underground di LOU REED, ”Brown Sugar” dei ROLLING STONES e
“Carmelita”di LINDA RONSTADT furono gli inni dedicati a questa droga
che contribuirono non poco alla diffusione e alla miticizzazione della
stessa. C’è da aggiungere inoltre anche l’uso di psicofarmaci come
droga (barbiturici, ansiolitici ecc.) mischiati con alcol e droghe varie,
senza contare i vari mix di diverse droghe: famosa “la palla di fuoco”
(Fireball, tra l’altro anche titolo di una nota canzone dei DEEP PURPLE)
inventata dai ROLLING STONES e da loro consigliata a tutti i musicisti:
una sniffata d’eroina seguita da una sniffata di cocaina seguita da un
bel bicchiere di Whisky caldo, tipo punch (!) (p.s.: è risaputo che i
componenti di questa band erano tra i più assidui frequentatori di
lussuose cliniche private di disintossicazione). Abbiamo quindi un primo
quadro che riguarda il ”mito”dell’auto-distruzione di fine anni 60
basato su “mix”di varie sostanze (farmaci, droghe, alcol). Ma risulta
mancante ancora un ” ingrediente” fondamentale…
LSD E ALLUCINOGENI : LA PSICHEDELIA
Accanto alle droghe prese con spirito di “distruzione”, ce ne furono
altre considerate, invece, ”costruttive”, almeno nelle intenzioni dei
consumatori. L’LSD (acido lisergico, comunemente “acido”) venne
inizialmente “consigliato” come ottimo mezzo per aumentare le
possibilità percettive, come sostanza capace di “dilatare la mente”
che permette di arrivare a stati di ultra-coscienza altamente esplicativi
sia dal punto di vista filosofico che psicologico. ALLEN GINSBERG, uno dei
profeti dell’era beat, arrivò al punto di consigliarlo
pubblicamente anche ai vari capi di Stato del periodo, con lo scopo di
poter trovare soluzioni migliori e più veloci alle varie problematiche
mondiali (!). Questa filosofia venne tradotta in musica da vari artisti
del periodo: primi tra tutti i PINK FLOYD, poi i CREAM di JACK BRUCE ed
ERIC CLAPTON, i VANILLA FUDGE, gli EXPERIENCE di JIMI HENDRIX (di cui
parleremo più avanti) e tanti altri.
Ma non fu solo l’acido la droga ”costruttiva” del periodo. I BEATLES
ammisero che per riuscire a portare avanti fisicamente i massacranti
impegni (tours, passaggi televisivi, films, registrazioni, interviste
ecc.) dovuti al loro “status” non potevano fare a meno di dosi
massicce di simpamina (per “stare su” psico-fisicamente) e di qualche
“fumata” di hashish (per rilassarsi). Anche loro ebbero il loro
periodo “lisergico”, ma la cosa si limitò più o meno alla
registrazione “allucinata” di qualche brano (“Lucy in the sky with
diamonds”, ”Strawberry fields forever”, ”Sgt.Pepper’s”,
”I’m the walrus”) e poi tutto rientrò nei ranghi.
In seguito “Cocaine”, cover rock-blues di J.J.CALE resa famosa da ERIC
CLAPTON nella sua versione, pubblicizzò l’utilità della cocaina (“fa
bene”, ”ti fa stare su”, ”con lei fai tutto bene” ci dice ERIC
nel brano in questione), droga che prese anch’essa piede tra gli
“addetti ai lavori” per motivi pratici, ma che per motivi di
“prezzo” (non per niente è tuttora definita la “droga dei
ricchi”) non tutti se la potevano permettere, e a qualcuno l’ha
mandato anche sul lastrico…
In questa “allegra atmosfera”, tra droghe ”costruttive” e
distruttive, ma soprattutto tra “mixing” di droghe (sia
”costruttive” che distruttive), farmaci e alcol, gli anni 60 piano
piano se ne andarono, ed arrivarono gli anni 70…
LA DURA REALTÀ.
JIMI HENDRIX, chitarrista e compositore. JANIS JOPLIN, cantante e
polistrumentista. JIM MORRISON, cantante, front man e poeta. JOHN BONHAM (Led Zeppelin) e
KEITH MOON (Who), batteristi. MAMA CASH (Mama’s and Papa’s), corista. BRIAN
JONES (Rolling Stones), chitarrista e compositore.
No, non è la formazione di un nuovo “super-gruppo” (tra l’altro le
“super band” erano molto in voga a quei tempi) ma la lista di alcune
vittime illustri del rock negli anni 70. Molte di queste morti non hanno
ancora una definizione certa, ma di sicuro c’è che tutti loro facevano
uso smodato di stupefacenti, farmaci ed alcol e che le loro morti
improvvise e premature sono strettamente legate all’uso di queste
sostanze. ”Essere giovani e famosi nello stesso tempo è troppo per un
essere umano” diceva BRIAN JONES. ”Sono famosa, ricca ed amo il mio
lavoro. Eppure tutti i miei amori mi hanno sempre lasciata. Troverò mai
un uomo che mi starà vicino per più di un mese?” si chiedeva JANIS
JOPLIN. ”Suonare con tre ragazzi di strada per uno di origine
aristocratica come me è molto duro” confessava
KEITH
MOON. “Jim, dopo l’arresto, era diventato una bestia. L’alcol ormai
l’aveva sfigurato” affermavano i DOORS, compagni di avventure di JIM
MORRISON. “Jimi era un ragazzo timidissimo ed introverso, ma una volta
sul palco si trasformava” dice MITCH MITCHELL, batterista di JIMI
HENDRIX. Per quanto queste morti siano tuttora avvolte nel mistero, e su
molte si siano create delle vere e proprie leggende (Jim Morrison vivo e
nascosto? Brian Jones assassinato da MICK JAGGER? Janis Joplin suicida?
ecc.) risulta chiaro che l’abuso di sostanze stupefacenti da parte di
questi personaggi abbia più a che vedere con problemi personali ed
insicurezze piuttosto che con strane filosofie. E la lunga lista di morti
meno illustri e di gente “uscita fuori di testa” per sempre con
l’LSD (trip significa viaggio, ma per molti è stato senza ritorno. Ci
basti ricordare SYD BARRET dei PINK FLOYD, teorico della psichedelia
scomparso, quasi dissoltosi, da un giorno all’altro) non fa che
confermare che il male rimane male, anche se ci si costruiscono sopra
filosofie elaborate.
E GLI ALTRI?
Non bisogna però pensare che tutti i gruppi nati negli anni 70 (dei quali
molti sono tuttora in attività) abbiano aderito alla moda dell’uso
degli stupefacenti. A parte i gruppi punk, cultori dell’uso di droga
come ribellione socio-politica (JOE STRUMMER dei CLASH afferma tuttora di
doversi prendere ogni tanto un acido” per non dover pensare ai poteri
politici asserviti alle multinazionali”) e che ebbero in SID VICIOUS dei
SEX PISTOLS il loro martire, molti rifiutarono le droghe apertamente, vedi
grandi band come i DEEP PURPLE (“Come si fa a drogarsi per suonare? La
musica è già una droga!” affermava in quel periodo il chitarrista
RITCHIE BLACKMORE), i LED ZEPPELIN, che non furono mai espliciti in questo
senso, che preferivano dedicarsi a pratiche esoteriche (come i BLACK
SABBATH); e tutta l’onda di gruppi “colti” di rock classicheggiante
(EMERSON,LAKE & PALMER, i GENESIS di PETER GABRIEL e PHIL COLLINS, gli
YES, i JETHRO TULL) musicisti virtuosi e veri professionisti che si
dedicavano all’esercizio della loro arte e alla composizione a tempo
pieno, lasciando poco spazio ad altre “distrazioni”.
Anche nell’Hard Rock più “glam”, genere notoriamente soggetto a
certe tentazioni, troviamo gente come GENE SIMMONS, leader dei KISS, che
afferma che l’unica cosa che adora sniffare è l’odore di… donna, o
come BRIAN JOHNSON, cantante degli australiani AC/DC che ogni anno si fa
una settimanella a Frascati per farsi “overdosi” di porchetta e vino e
stare così a posto tutto l’anno (si ritiene fortunato, per questo, ad
avere parenti nei Castelli… e poi c’è chi sogna l’America!).
Aspettiamo la prossima uscita di Controluce per gustare la seconda e
ultima parte di questa “cronaca” particolareggiata, ricca di eventi e
riferimenti, mirata a conoscere come si diffuse il “fenomeno droga”
nel mondo della musica Rock.
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