Notizie in... Controluce Notizie in... Controluce
 Versione digitale del mensile di cultura e attualità dei Castelli Romani e Prenestini

sei il visitatore n.

 

home | indice giornali | estratti | info | agenda | cont@tti | cerca nel sito | pubblicità

 

Sommario anno XII numero 1 - gennaio 2003

 ARTE
Domenico Veneziano e l’invenzione del suo omicidio
(Luca Ceccarelli) - Quella di Domenico Veneziano è una figura piuttosto atipica, nella pittura italiana del Quattro-Cinquecento. Madonna con Bambino e SantiCertamente una figura eclettica. Che fece l’inverso di Giotto che, molto tempo prima, era andato a dipingere in area veneta dove realizzò gli affreschi per la Cappella degli Scrovegni a Padova. Domenico Veneziano fu chiamato a dipingere in Umbria e in Toscana, dove destò grande ammirazione con la sua versatilità artistica, che univa il cromatismo del gotico internazionale alla luminosità della pittura toscana. Del Veneziano, di cui ignoriamo la data di nascita, che comunque dovrebbe risalire ai primi anni del XV secolo, ci sono rimaste poche opere certe. Il tondo con l’Adorazione dei Magi, conservato allo Staatliche Museum di Berlino, risalente ai primi tempi della sua permanenza in Toscana, è ancora ricollocabile nell’area del gotico internazionale, sia per la disposizione delle figure in processione, sia per il cromatismo acceso e i costumi, sia per il paesaggio, che rimandano ai quadri di Van Eyck, di Gentile da Fabriano e del Pisanello. La presenza del cipresso, tuttavia, è già un elemento tipicamente toscano, e la Madonna e i cavalli sono manifestamente ispirati ad un dipinto di soggetto analogo del Masaccio, di poco precedente. Nel 1439 Domenico lavorò anche per i Medici, per gli affreschi di Sant’Egidio, oggi perduti. Qui ebbe come collaboratore il giovane Piero della Francesca, che dal Veneziano apprese l’arte di distendere la luminosità nei dipinti. Nella Pala di Santa Lucia de’ Magnoli, dipinta per la chiesa omonima negli anni Quaranta del Quattrocento e firmata dal pittore, oggi agli Uffizi, il soggetto è quello tradizionale dei trittici con la Madonna, il Bambino e Santi della pittura dei secoli antecedenti. La differenza con i trittici medievali sta nel fatto che qui, invece di un polittico, abbiamo un unico sfondo, consistente in un’esedra a nicchie ispirata all’architettura quattrocentesca e alla trattatistica di architettura dell’età classica. Anche i colori tendono a farsi molto San Zenobio fa il miracolotenui. La plasticità è piuttosto spiccata, ma l’elemento che risalta maggiormente è la luminosità. Il Veneziano acquisisce questo valore proprio della tradizione toscana, in un insieme di grande originalità. La luminosità la fa da padrona anche in un altro dipinto, che è forse il suo capolavoro: il dittico comprendente San Francesco e la Povertà e l’Imposizione della regola francescana, conservato alla Alte Pinakothek di Monaco, che a lungo era stato attribuito ad Antonio del Pollaiolo,  e poi all’umbro Bonfigli.  Nella Pala di Santa Lucia de’ Magnoli la figura del Battista è chiaramente ispirata a quelle del suo presunto rivale Andrea del Castagno. Nella biografia che scrisse Giorgio Vasari di Andrea del Castagno si racconta che quest’ultimo, sopraffatto dall’invidia, uccise il Veneziano mentre una sera quest’ultimo tornava a casa dopo aver eseguito una serenata romantica: «Una sera di state, come altre volte era solito, Maestro Domenico tolse il liuto, e di Santa Maria Nuova partitosi, lasciò Andrea il quale nella camera sua disegnava, e l’invito che Domenico gli aveva fatto di menarlo a spasso per la terra accettar non volse, mostrando che allora avesse fretta di disegnare alcune cose importanti. Per il che Domenico subito partito, et a’ suoi piaceri usati per la città caminando, Andrea sconosciuto nel suo ritorno si mise ad aspettarlo dietro a un canto, e con certi piombi il liuto e lo stomaco a un tempo gli sfondò, e con essi anco di mala maniera su la testa il percosse, e non finito di morire, fuggendosi in terra lo lasciò; et a Santa Maria Nuova alla sua stanza tornato, si rimise con l’uscio socchiuso intorno al disegno che avea lasciato». Il fatto, che sarebbe stato rivelato da Andrea in confessione in punto di morte, non è vero per la semplice ragione che il presunto assassino morì, in realtà, quattro anni prima della sua vittima, nel 1457. È chiaro che nel racconto del Vasari ebbe la sua influenza il carattere realistico e la forte plasticità della pittura di Andrea, che lo rendono, agli occhi scrupolosi dell’autore tardo-cinquecentesco, un uomo equivoco e violento che si contrappone al romantico e dolce Veneziano, in un conflitto che fa pensare a quello tra Mozart e Salieri.
 ARTE

Sommario anno XII numero 1 - gennaio 2003