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Sommario anno XII numero 3 - marzo 2003

ARTE
La svolta di Claude Lorrain
(Luca Ceccarelli) - Claude Gellée nacque esattamente all’inizio del XVII secolo a Chamagne, in Lorena, da cui deriva il nome con cui è Il ritrovamento di Mosèstato sempre conosciuto: Claude Lorrain, o, in italiano, il Lorenese. Si trasferì a Roma giovanissimo per imparare l’arte pittorica. A Roma in quegli anni le botteghe d’arte prosperavano, e si confrontavano e si mescolavano il realismo caravaggesco, con la sua cruda poesia, e il classicismo che considerava come suo principale modello la pittura di Raffaello. Senza dubbio il Lorenese dovette assorbire gli stimoli provenienti da entrambi questi filoni. Si sa che nel 1626 egli tornò per un anno in Lorena dove lavorò come apprendista nella bottega di Claude Deruet, per tornare successivamente a Roma da dove non si mosse più fino alla morte avvenuta nel 1682. Purtroppo la sua opera pittorica dei primi anni è andata tutta distrutta o smarrita. Le opere databili al periodo più antico risalgono al 1630 circa. Una di esse è il Paesaggio con mercanti oggi alla National Gallery di Washington. A partire dalla metà degli anni Trenta Lorrain cominciò a stendere il Liber Veritatis in cui, oltre ai disegni dei dipinti realizzati, vi è il nome del committente. Una sorta di diario, prezioso per la ricostruzione filologicamente precisa di quasi cinquant’anni di carriera artistica.
C’è senza dubbio in Lorrain una profonda conoscenza della pittura di paesaggio del Cinquecento e di quella a lui contemporanea, ma anche alcune peculiarità che lo collocano al di sopra di una produzione paesaggistica di maniera. Il Paesaggio con mercanti a cui si è accennato, e il Paesaggio con capraio, del 1636, denotano una piena padronanza della pittura di paesaggio. Ma nel Paesaggio con il ritrovamento di Mosè (al Museo del Prado), nella Veduta di un porto con Villa Medici e nell’Imbarco di Sant’Orsola, Lo sbarco di Cleopatra a Tarso, tutte opere eseguite tra la seconda metà degli anni Trenta e i primi anni Quaranta, emerge un luminismo molto più sapiente, in cui la luce di un sole basso dà a tutto l’insieme (natura, figure umane, edifici) una patina dorata dal forte effetto poetico. È un elemento che non resterà episodico, ma tornerà anche nelle opere più tarde (si pensi al Porto di mare all’alba della Alte Pinakothek di Monaco del 1674).
Si è inserito spesso il Lorrain nel filone del classicismo, dove viene associato a Nicolas Poussin, anch’egli francese trapiantato a Roma di cui il Lorenese subì certamente l’influenza. È importante tuttavia rilevare, accanto agli elementi che accomunano i due artisti, anche quelli che li differenziano.
Se, infatti, è vero che anche nel Poussin vi è un’attenzione spiccata agli elementi paesaggistici, in Poussin il cielo e l’effetto della luce del sole dànno ancora un senso di stilizzazione molto marcata, senza una vera amalgama cromatica (che invece in Lorrain è un risultato acquisito). In secondo luogo, va tenuto in considerazione l’aspetto tematico. Qui gli elementi di affinità sono innegabili: tanto in Poussin che in Lorrain vi è un’integrazione che si potrebbe definire perfetta tra gli elementi biblici e quelli classico-mitologici, secondo una poetica che trova il suo compendio in autori come Raffaello e Guido Reni (mentre nei “realisti” e nei caravaggeschi la mitologia antica riceve attenzione minore). Questo perché, anche in un’epoca di imperante Controriforma cattolica, questi artisti comprendono bene le profonde affinità tra l’epopea della storia romana e le vicende narrate nella Bibbia. Tuttavia, mentre in Nicolas Poussin le figure umane occupano uno spazio notevolmente più vasto nella realizzazione pittorica, in Lorrain passano in secondo piano, e non è un caso che, da quanto risulta, non sarebbero di mano dell’autore ma di allievi della sua bottega. Ne è un esempio manifesto la differenza tra il Ritrovamento di Mosè di Poussin, un’opera tarda del maestro conservata alla National Gallery di Londra,  con le figure allegre e festevoli in primo piano, e il Ritrovamento di Mosè di Lorrain del Prado, in cui l’evidenza maggiore viene conceduta alla luce del sole che, in lontananza, illumina l’evento sacro come l’occhio di Dio. Ciò spiega perché, mentre l’arte pittorica di Poussin, pur pregevolissima, difficilmente poteva ispirare le nuove correnti pittoriche dell’Ottocento, il fascino e la profonda influenza del paesaggio di Lorrain si manifesta con tutta evidenza in molti successori, tra cui Turner e gli Impressionisti.
ARTE

Sommario anno XII numero 3 - marzo 2003