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Sommario anno XII numero 3 - marzo 2003

SOCIETÀ  E  ATTUALITÀ
Una curiosa parentela
(Silvia Cutuli) - La moda in passerella confonde tessuti e colori, vuole essere guardata, sa stupire ed incantare.
È anche vero che da quando si è affermata con maggiore incisività nel ‘700, ha stravolto le abitudini di costume. Moda che diventa meta da seguire, nuove idee, cambiamento, con grande amarezza di molti, tra cui il poeta Giacomo Leopardi. Nel “Dialogo della Moda e della Morte” inserito nelle “Operette morali” (1824), Leopardi unisce Moda e Morte in una curiosa parentela.
Nate “tutte e due dalla caducità”, Moda e Morte sono sorelle: esse tirano “parimente a disfare e a rimutare le cose di quaggiù” benché seguano strade diverse.
Nella loro opera di rinnovare continuamente il mondo, la Morte si è rivolta “alle persone e al sangue”, la Moda si contenta “per lo più delle barbe, dei capelli, degli abiti, delle masserizie, dei palazzi e di cose tali”.
Il comportamento della Moda, orientato alla “costumatezza” (la Moda afferma: “Benchè sia contrario alla costumatezza, e in Francia non si usa di parlare per essere uditi, pure perché siamo sorelle, e tra noi possiamo fare senza troppi rispetti, parlerò come tu vuoi”), non convince la Morte della loro parentela.
La Moda prova perciò di non essere mancata e mancare di fare, parecchi “giuochi” da paragonare a quelli della sorella Morte: “Io persuado e costringo tutti gli uomini gentili a sopportare ogni giorno mille fatiche e mille disagi, e spesso dolori e strazi (…) Io non vò dire nulla dei mali di capo, delle infreddature, delle febbri che gli uomini si guadagnano per ubbidirmi consentendo di tremare dal freddo o affocare dal caldo secondo che io voglio”.
In conclusione, la Morte crede che la Moda gli sia sorella e pensa sarebbe conveniente che la favorisse in qualche modo, a fare le sue faccende. La Moda ribadisce la sua fedeltà ai legami di parentela: “Io che annullo e stravolgo per lo continuo tutte le altre usanze, non ho mai lasciato smettere in nessun luogo la pratica di morire” e mostra tutta la potenza delle sue opere: “Io per favorirti ho mandato in disuso e in dimenticanza le fatiche e gli esercizi che giovano al ben essere corporale, e introdottone o recato in pregio innumerabili che abbattono il corpo in mille modi e scorciano la vita (…) tanto che questo secolo si può dire con verità che sia proprio il secolo della morte”.
SOCIETÀ  E  ATTUALITÀ

Sommario anno XII numero 3 - marzo 2003