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Sommario anno XII numero 4 - aprile 2003

 I NOSTRI PAESI - pagina 8
Culla
Benvenuto Federico!

Il 13 marzo, alle ore 13.13, emetteva il primo vagito Federico. Ai genitori Franco Giuliani e Daniela Minotti, nostra socia vitalizia, i complimenti e i più fervidi auguri dalla redazione e da tutti i soci del Photo Club Controluce.


castelli romani
Musica: l’importanza dell’Ensemble Saxophonia
(Davide Civerchia) - Interessante, quanto pregevole, l’attività musicale che l’Ensemble Saxophonia svolge da oltre quattro anni. Il sodalizio è costituito sia dall’ormai “storico” Quartetto Saxophonia, ovvero: Claudia di Pietro (sax soprano - contralto), Lisa Rogai (sax contralto), Romeo Ciuffa (sax tenore) e Silvio Villa (sax baritono), sia da una serie di collaboratori che rispondono ai nomi di Roberta Togni (sax tenore), Pietro delle Chiaie (pianoforte ), Alessio Mattu (basso), Claudio Zampa (chitarra), Roberto Carboni (batteria), e Gabriele Merolli (percussioni).

Un’intervista, gentilmente concessa da Romeo Ciuffa, permette di conoscere meglio alcuni aspetti dell’Ensemble Saoxphonia.
Quale genere di musica proponete e quali autori eseguite?
“Il repertorio del nostro gruppo spazia da trascrizioni di musica del periodo rinascimentale sino a composizioni originali per sax, contemporanee. Tuttavia il repertorio a noi più congegnale è quello jazzistico. Tra gli autori più eseguiti ricordo Ellington, Gershwin, Miller, e Mingus”.
Può citare alcune delle manifestazioni in cui siete stati protagonisti?
“Abbiamo suonato principalmente nei Castelli Romani, sia in occasioni concertistiche vere e proprie, sia in pub e in locali. Ci siamo esibiti presso l’Auditorium dell’Università di Tor Vergata, e in quello delle scuderie Aldobrandini. Abbiamo suonato anche in Spagna in relazione al gemellaggio tra Monte Compatri e Calahorra”.
Quali sono i prossimi impegni?
“Abbiamo in programma diversi appuntamenti in locali dei Castelli e di Roma; stiamo organizzando un piccolo tour in Spagna, inoltre siamo in contatto con un’agenzia di spettacolo di livello nazionale”.
Quali sono le difficoltà che dovete superare per svolgere la vostra attività? “
Abbiamo dovuto e dobbiamo superare molte difficoltà, poiché la realtà concertistica è poco aiutata dagli enti locali, soprattutto da alcuni comuni del territorio Castellano, gli stessi budget previsti per le attività culturali sono bassi”
Infine qualche riflessione per avvicinare i giovani al mondo della musica.
“Sinceramente la partecipazione all’attività musicale è molto sentita tra i giovani, purtroppo le occasioni e luoghi per esibirsi sono limitati, con l’eccezione felice della manifestazione Frammenti che si tiene a Frascati”.
L’Ensemble Saxophonia occupa quindi un ruolo di sicura rilevanza in ambito musicale, rappresentando di conseguenza una ricchezza del panorama culturale del nostro bacino territoriale.

velletri

Il re avventuriero a Velletri
(Luca Ceccarelli) - Il 12 marzo scorso è stato presentato a Velletri nella Sala Tersicore del Palazzo Comunale il libro del giornalista e scrittore Paolo Pinto Vittorio Emanuele II. Il re avventuriero, appena ripubblicato dalla Mondadori nella collana degli Oscar. Oggi si è tornati a parlare dei Savoia con grande frequenza, dopo che il parlamento italiano ha concesso loro di tornare in Italia, ma l’autore del libro non è certo sospettabile di seguire una moda passeggera, non solo perché la sua opera, come ha sottolineato lo storico Filippo Ferrara nella sua relazione alla conferenza, è frutto anche di lunghe e pazienti ricerche di biblioteca e d’archivio, ma anche perché Pinto,  già nel 1986 (in epoca, dunque, non sospetta) aveva pubblicato una monografia su Carlo Alberto: il Savoia amletico.

Carlo Alberto e suo figlio Vittorio Emanuele II, erano profondamente diversi l’uno dall’altro. Come Pinto ha ricordato, nonostante il carattere malfermo che gli costò il soprannome di “Re Tentenna”, Carlo Alberto era un monarca di stampo tradizionale, con una profonda consapevolezza riguardo alla valenza sacrale del proprio ruolo, ed era tendezialmente di carattere piuttosto austero.
Tutt’altro uomo era suo figlio Vittorio Emanuele. E non era facile invece scrivere un libro che trattenesse l’attenzione del lettore su un uomo che, come l’autore stesso riconosce nel corso dell’opera, non si distinse mai per particolare brillantezza intellettuale e cultura. Eppure, nonostante l’intelligenza limitata, la scarsa maestria politica sciaguratamente coniugata a velleità da statista che facevano infuriare i suoi ministri, la passione sfrenata per la caccia e per le donne avvenenti (le campagne piemontesi erano piene di figli illegittimi di Vittorio Emanuele II), questo sovrano si trovò al centro di una rivoluzione come quella del Risorgimento italiano, e divenne il primo re d’Italia, con l’unico, innegabile merito di essersi affidato, spinto da un radicato istinto di conservazione, a uomini onesti e abili come Massimo D’Azeglio e Camillo Benso di Cavour, per i quali, pure, non ebbe mai personalmente simpatia.
Il libro di Pinto, anche sulla scorta delle letture di alcune pagine che sono state proposte alla presentazione, si rivela come un esempio del genere storico romanzato: non popolaresco come quello della Storia d’Italia di Montanelli e Cervi, ma piuttosto simile a quello di un Roberto Gervaso, o dell’inimitabile Maria Bellonci con i suoi romanzi sul Rinascimento. Come ha osservato, nel suo breve intervento condotto con la consueta verve lo scrittore Aldo Onorati, gli scrittori, a differenza degli storici, rispondono per propria spontanea iniziativa a domande che non vengono poste da altri, e ciò rende le loro narrazioni più vere, anche se talvolta non attendibili in questo o in quel singolo punto. Del resto, vorremmo aggiungere da parte nostra, è stato più volte notato come per comprendere cosa sia realmente la guerra sia preferibile leggere Guerra e pace, il capolavoro di Tolstoij, piuttosto che la storiografia sulle guerre napoleoniche o su altre guerre precedenti o successive. E a questo proposito, il racconto che Paolo Pinto fa nel libro delle battaglie di San Martino e Solferino è senza dubbio altamente significativo.

castel gandolfo

Il lago che scompare
(Alessio Colacchi) - Lunedì 24 Febbraio l’amministrazione comunale di Castel Gandolfo ha presentato in un convegno il proprio programma di intervento contro l’abbassamento del livello del bacino lacustre sito nel proprio comune.

L’incontro, che ha visto anche la presenza di esperti docenti universitari, ha posto l’attenzione soprattutto su dati rilevati da studi compiuti in loco per analizzare la situazione in corso.
Dopo la relazione del sindaco Maurizio Colacchi, centrata in maniera particolare sui problemi sia dell’abbassamento del livello dell’acqua che della presenza di un’alga tossica nel bacino, è quindi intervenuto il professor Bono dell’ateneo La Sapienza, che ha parlato in maniera particolare di uno studio che parte dal 1848 ed arriva ai giorni nostri.
Da questo si evince che siamo al centro di una fase storica caratterizzata da diminuzione delle precipitazioni, aumento della temperatura, e, ovviamente, da ipersfruttamento delle risorse a disposizione del bacino.
A seguito di ciò, nel 1982 è stato chiuso l’emissario, ormai divenuto inutile per sostenere una situazione già gravosa.
Sulla base di questi studi, di supporto agli amministratori, parte l’azione della giunta, la quale, già  intervenuta costruendo un serbatoio idrico per la frazione di Pavona, adesso cerca di avviare una commissione che dovrebbe monitorare la situazione corrente e censire i vari pozzi che ancora infliggono gravi perdite al lago.

 I NOSTRI PAESI - pagina 8

Sommario anno XII numero 4 - aprile 2003