Dalla
nostra inviata… ad Amman
(Roberto Esposti flann.obrien@email.it)
- Controluce
può forse vantarsi di essere l’unico giornale dei Castelli Romani ad
avere una
corrispondente
in Medio Oriente. Ilaria De Simoni, laureanda in Lingue e Civiltà
Orientali presso l’Università “La Sapienza” di Roma ed in questi
mesi in Giordania per motivi di studio, ha gentilmente accettato di essere
intervistata in merito alla Guerra in Iraq, avvalendosi della
collaborazione dei suoi due amici Hammude, di origine palestinese ed
Hammude, giordano.
D: Buongiorno Signorina De Simoni, Lei attualmente si divide tra Amman
ed Irbid per motivi di studio. Come ha trovato l’accoglienza giordana?
R: Mi sono sentita come a casa, tutti pronti ad aiutarti, vi basti pensare
che per trovare un appartamento ho impiegato solo due giorni, grazie
all’aiuto di persone che, nonostante non conoscessi, mi hanno
dato una mano. Inizialmente, devo dire la verità, ero un po’ titubante
riguardo al loro comportamento, ma con il passare del tempo, ho capito che
sono delle persone meravigliose e soprattutto rispettose degli altri. È
stata davvero un’accoglienza fantastica, non me l’aspettavo.
D: In Italia abbiamo potuto vedere che nelle città giordane ci sono state
un gran numero di manifestazioni prima e durante il conflitto. Che
impressione ha avuto del carattere di queste manifestazioni?
R: Sì, ci sono state molte manifestazioni, soprattutto durante la prima
settimana del conflitto. Sono state per lo più manifestazioni a carattere
pacifista, come le tantissime svoltesi in Europa. Erano chiaramente
pro-Iraq. Questo è quanto ho potuto vedere dall’esterno perché è
stato consigliato a noi stranieri di astenerci da qualsiasi forma di
dimostrazione, per il timore di qualche rivendicazione nei nostri
confronti.
D: Come è stata vista la guerra in Giordania? Come l’inizio di uno
scontro di civiltà o più prosaicamente come un guerra di interesse? O
altro?
R: La guerra è stata vista come un conflitto dettato
dall’interesse, ma penso che la cosa sia palese, chi potrebbe pensare il
contrario?!
D: Se ha avuto modo di discuterne con i suoi amici giordani o arabi in
generale, come hanno accolto la posizione di appoggio al conflitto assunta
dall’Italia?
R: I miei amici giordani e palestinesi hanno accolto molto positivamente
il comportamento tenuto dal popolo italiano, mi riferisco alle numerosissime
manifestazioni pacifiste tenutesi in Italia. Per quanto riguarda, invece, la
posizione assunta dal nostro Governo, diciamo che questa non è stata ben
accetta.
D: La caduta del regime di Saddam Hussein quali sentimenti ha provocato
tra i suoi amici arabi e nell’opinione pubblica?
R: Si potrebbe aprire un dibattito al riguardo, ci sarebbero molte
cose da dire e inoltre i miei amici non hanno un’opinione univoca
al riguardo. Potremmo iniziare dalle cose che li accomunano e cioè che
entrambi considerano la “caduta del regime di Saddam” come una
liberazione per il popolo iracheno, costretto a vivere per molti anni sotto
un regime dispotico, tirannico e assolutamente antidemocratico.
Ma come in tutte le cose c’è sempre il rovescio della medaglia,
perché la caduta di questo regime va a riversarsi su un’altra
situazione, ugualmente drammatica, ossia il conflitto
israelo-palestinese. L’Iraq era l’unico Stato che poteva realmente
aiutare la Palestina a risollevarsi da questa tragedia, ora non vi
è più alcun appoggio da parte dei paesi arabi, tranne che da
parte della Siria e dell’Iran.
Tornando al punto in questione, uno dei miei amici considera il breve
periodo di governo americano in Iraq, una cosa positiva. Non è della
stessa opinione l’altro mio amico che è assolutamente contro qualsiasi
forma di governo americana in qualsiasi paese arabo, in quanto, fermamente
convinto che l’America vorrebbe il controllo di tutti i paesi
del mondo.
Per quanto riguarda l’opinione pubblica, diciamo che non può esprimersi
negativamente nei confronti dell’America, legata a questa da interessi
economici. Ma nello stesso tempo aiuta ed ha aiutato, in passato, il
popolo iracheno, offrendo ad esso un rifugio in terra giordana e
sussistenza.
D: Le recenti minacce americane rivolte ad altri paesi dell’area, come
la Siria e l’Iran, destano preoccupazione lì?
R: Preoccupazione? Sì, senza dubbio. È un gioco matematico: l’America
ha messo fuori gioco lo stato che più le dava fastidio, l’Iraq, uno
stato che si reggeva da solo, che non voleva essere controllato da forze
esterne; una volta liberatosi di questo, non rimane che liberarsi degli
altri due stati che più destano preoccupazione, la Siria che anch’essa
si regge da sola, e l’Iran, il più forte stato indipendente dal punto
di vista religioso. Una volta messi fuori gioco anche questi stati, gli
unici rimasti a poter offrire un aiuto alla Palestina, l’Iran perché
stato musulmano, la Siria perché vorrebbe riconquistare il Golan
(toltogli da Israele nel 1967) la Palestina non potrà più contare
sull’appoggio di nessuno e l’America finalmente otterrà ciò a cui ha
sempre aspirato: la terra che va dal fiume Nilo all’Eufrate. Basta
dare un’occhiata alla cartina geografica per rendersi conto che, in tal
caso, andrebbero assoggettate: la Palestina, il Libano, la
Giordania, la Siria e l’Iraq.
D: Ha notato cambiamenti nell’atteggiamento dei giordani verso gli
occidentali dopo l’inizio delle ostilità?
R: No, assolutamente non ci sono stati cambiamenti nei nostri confronti.
D: Nel ringraziarla e nell’augurarle una buona permanenza in quel
magnifico paese che la ospita le chiediamo se c’è qualcosa che vuole
aggiungere.
R: In effetti c’è una cosa che vorrei aggiungere: i miei amici mi hanno
parlato di un’organizzazione sionista, la LUBI SUHYUNI. Non so se ne
avete mai sentito parlare, è un’organizzazione capeggiata da ebrei
ricconi che vivono in America e che, pare stiano spingendo l’America a
fare guerra alla Siria e all’Iran in modo che la Palestina non potrà più
contare sull’appoggio di nessuno, per potersi così prendere la terra
che va dal Nilo all’Eufrate. Come già vi ho detto in precedenza,
sicuramente muoveranno guerra alla Siria o all’Iran, imbastendo la
solita storia della bomba atomica. Un’altra cosa: la Giordania prende il
petrolio “agratise” dall’Iraq perché è il solo paese per il quale
l’Iraq può passare per fare operazioni di import-export. |