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Sommario anno XII numero 5 - maggio 2003

 VISTO DA...
Ultimissime dal fronte delle notizie censurate
(Dario Fo, Franca Rame, Jacopo Fo) -
Se guardiamo la guerra in Iraq nel suo complesso osserviamo che gli Usa hanno agito fulmineamente soprattutto per proteggere il petrolio e impedire a Saddam Hussein di incendiare i pozzi. Hanno lasciato indietro la conquista delle città del sud, limitandosi a bombardarle mentre schieravano i loro carri armati intorno ai giacimenti. Entrando poi a Baghdad hanno lasciato che la città fosse saccheggiata da bande criminali, che gli ospedali fossero assaltati, che fossero incendiati i ministeri, che fossero depredati i musei, incendiata la più grande e antica biblioteca del Medio Oriente, dispersa la memoria storica di un popolo. Non si sono preoccupati di nulla. Hanno protetto un solo monumento: il palazzo del Ministero del Petrolio intorno al quale hanno schierato ben 56 carri armati...
L’Iraq è ormai finito in coda ai telegiornali. Terminato il fuoco d’artificio mediatico delle bombe intelligenti si sta perdendo interesse per una situazione che (sembra) si stia rapidamente normalizzando.
Ben diverso il quadro descritto dai siti in lingua araba della resistenza irachena contro Saddam Hussein (persone che hanno conosciuto la galera e la tortura perché lottavano per la democrazia). L’Iraq sarebbe in una situazione spaventosa. Un caos di rapine, stupri, violenze di ogni genere, con una popolazione che vive nel terrore e alla quale manca tutto. Gli aiuti umanitari arrivano in quantità risibile in confronto dell’enormità delle esigenze più essenziali. Il fondamentalismo islamico, represso da Hussein nel sangue, si sta scatenando con manifestazioni di piazza sempre più imponenti.
L’Iraq rischia di diventare un rebus irrisolvibile... Se si votasse ora vincerebbero probabilmente i fondamentalisti... E come potrebbero gli Usa accettare un simile verdetto delle urne?
Quando i fondamentalisti vinsero le elezioni in Algeria, l’Occidente appoggiò un colpo di stato dei militari laici... E si ottenne così l’inizio di un periodo di terrorismo portato avanti a suon di massacri di civili e contromassacri organizzati dall’esercito (sempre di civili).
Sostanzialmente gli Usa stanno portando avanti la loro guerra nel modo più provocatorio possibile.
Il non aver protetto la popolazione dai briganti non è stata certo una mossa che ha guadagnato loro simpatie.
Ma non contenti di questo essi hanno creato un gruppo di 65 notabili iracheni a cui affidare la ricostruzione del paese. In mezzo ci sono anche persone oneste e di valore. Ma evidentemente sono lì a far numero perché non hanno ricevuto incarichi rilevanti.
Gli Usa stanno puntando soprattutto su un ristretto numero di uomini che sembrano scelti apposta per far imbestialire il popolo iracheno.
Il personaggio attualmente più potente dell’Iraq, messo a capo del governo provvisorio (Iraq Congress) è un personaggio straordinario.
Il suo nome è Al Cialabi (i giornali italiani scrivono Gialabi), proviene da una famiglia di banchieri, negli anni ’80 era uno dei responsabili del ministero dell’economia, fuggito dall’Iraq con 30 milioni di dollari (ha sostenuto che fosse la sua parcella), è stato poi condannato in Giordania per bancarotta fraudolenta a 22 anni di carcere. Lui sostiene di essere stato condannato a causa di una persecuzione politica di giudici fondamentalisti (vi ricorda niente?).
Ora gli americani stanno facendo pressione sul governo giordano per ottenere la modifica della legge sui reati finanziari in modo tale che la condanna contro Al Cialabi sia annullata (ma tu guarda!).
Il Ministero della Giustizia giordano ha risposto che non accetta di modificare la legge e Al Cialabi ha dichiarato che sono tutti comunisti...pardon, fondamentalisti...
Il fratello di Al Cialabi (ha anche un fratello!) che è suo socio (ma ci copiano proprio tutto!) è sotto inchiesta in Inghilterra per truffa e bancarotta fraudolenta. A causa di questa incriminazione questo fratello ha dichiarato che non accetterà nessun incarico politico, solo impegni di tipo umanitario per la ricostruzione (cioè appalti).
Al Cialabi è rientrato in Iraq con un’auto sulla quale viaggiava anche il suo più caro amico che si chiama Al Zubaidi. Appena arrivato a Baghdad questi si è autoproclamato sindaco della città, con il consenso degli anglopolaccoamericani.
Tra la fine degli anni settanta e l’inizio degli anni ottanta, uno dei periodi di repressione più feroce, con migliaia di morti, Al Zubaidi era il responsabile della polizia segreta che controllava l’università di Baghdad, era cioè il dignitario incaricato di controfirmare le liste degli studenti che dovevano essere eliminati.
Diventa poi responsabile dei servizi segreti del Kuwait e entra in contatto con il partito Baath siriano, che gestisce da più di trent’anni un regime dittatoriale e criminale (violazioni dei diritti umani, torture, massacri, bombardamenti a tappeto per stanare gli oppositori contro la città di Halab). Poi con l’appoggio dei criminali siriani tenta di organizzare una fazione all’interno del partito Baath iracheno e progetta un colpo di stato. Saddam Hussein lo scopre e lui si dilegua senza metter più piede in Iraq.
C’è poi Mashan al Giuburi (i giornali italiani scrivono Magian al Gjburi) che gli “alleati” hanno nominato sindaco di Mussul. Fino a dopo la prima guerra del Golfo, era un alto dignitario del Partito Baath iracheno molto fedele a Saddam Hussein. Era a capo di una fazione interna al partito che tenta di farsi spazio a gomitate ma viene sconfitta e per questo lui fugge all’estero.
Tra i 65 uomini di prestigio scelti dagli Usa per creare il nuovo Iraq, c’è poi Al Samaray, che è stato uno dei capi dei servizi segreti più feroci della storia dell’Iraq.
Era il responsabile degli squadroni della morte e questo spiega come mai gli Usa vadano a colpo sicuro nell’individuazione delle fosse comuni.
Nelle carceri irachene era considerato il boia più produttivo, una sua parola ed eri morto. Ha abbandonato a sua volta l’Iraq soltanto nel momento in cui la sua fazione è uscita sconfitta dallo scontro per il controllo del Ministero degli Interni.
Praticamente è come se alla fine della seconda guerra mondiale Goering (graziato) fosse stato incaricato di ricostruire la Germania.
Insomma, sono state scelte proprio le persone giuste, con un passato specchiato e l’autorità morale per conquistare la fiducia di un popolo.
E, sicuramente, con simili uomini nei posti chiave del nuovo Iraq possiamo stare certi che gli appalti per la ricostruzione viaggeranno senza intoppi.
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