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Sommario anno XII numero 5 - maggio 2003

 I NOSTRI PAESI - pagina 6
nemi
Reperti archeologici di Troia a Nemi!
(Bruna Macioci) - Nei giorni tra l’8 e l’11 di maggio al Museo delle Navi di Nemi saranno eccezionalmente esposti alcuni reperti archeologici della città di Troia, insieme a materiale fotografico degli scavi. Come ognun sa, il tedesco Schliemann nel 1870 volle ritrovare Troia sulla base dei poemi di Omero - mentre tutti pensavano che la città e il suo decennale assedio fossero solo una leggenda. Tenace come solo i tedeschi sanno essere, contro il parere di tutti e a spese sue Schliemann visitò i luoghi e decise che la collina di Issarlik doveva essere il posto giusto. Cominciò a scavare e trovò i resti di Troia e una quantità di gioielli che chiamò ‘il tesoro di Priamo’. Ma perché Nemi ospiterà una mostra su Troia? Perché Nemi e Intepe (Turchia) si gemellano culturalmente. Intepe, il cui nome significa ‘sulla collina’, è il Comune nel cui territorio sono i resti archeologici della città di Troia. 
Troia, dunque: la città protagonista della prima opera letteraria d’Europa, la città chiave della storia egea, posta nel punto strategico dei Dardanelli, la porta dell’Oriente da cui bisognava passare - e verosimilmente pagare un pedaggio - per i grandi scambi commerciali dell’epoca minoica. Troia costruita nel 3000 a.C., poi distrutta e ricostruita più volte, infine abbandonata e coperta dalla vegetazione e dimenticata. Troia cantata da Omero, Troia patria di eroi mitici che per dieci lunghi anni combattono il nemico, e poi in una notte di terrore vedono la città bruciare, perdono la famiglia, perdono la casa, si avviano profughi per il grande Mediterraneo in cerca di pace.
E Nemi: il bosco sacro alla Grande Dea Madre, dove la religiosità antica adora il mistero della vita e costruisce il più importante Santuario dell’epoca pre-romana. Nemi patria di Roma: patria culturale, spirituale, mitologica.
Sì, ma al di là del fatto che si tratta di due siti archeologici, qual è il punto di contatto? È Enea. Enea che in fuga dalla città in fiamme riceve dagli Dèi l’ordine di fondare una nuova Troia di là dal mare; che vaga per anni nel Mediterraneo e approda sulle coste del Lazio; che sposa la principessa locale e fonda Lavinio; e i cui discendenti fondano Albalonga, che domina per secoli l’area a sud di quella Roma ancora da venire. E il tempo passa; sul trono di Albalonga c’è Numitore. Sua figlia, Rea Silvia (che i Romani chiameranno la Troiana) è una Vestale, cioè una sacerdotessa della Dea Madre, e vive nel Santuario della Dea. Roma ancora non esisteva. Albalonga dove fosse di preciso non si sa. Ma si sa dov’era il Santuario. Era sulle rive del lago di Nemi. È qui, nel nostro territorio, che Rea Silvia viene violentata da Marte e dà alla luce Romolo e Remo. Rea Silvia, infatti, significa la madre del bosco. E il bosco in latino è nemus... Nemi.
Enea dunque partì da Troia e arrivò a Lavinio. Ma i suoi discendenti, quelli che fondarono Roma,  nacquero a Nemi.
Una delegazione di cittadini Nemesi è stata a Troia l’estate scorsa, insieme al sindaco Biaggi. Si sono stabiliti i primi contatti con le Autorità del luogo e sono state gettate le basi per questo gemellaggio culturale che si concreterà a maggio. I rappresentanti dalla Turchia saranno a Nemi fra l’8 e l’11 di maggio, in occasione della ricorrenza del decennale di un altro gemellaggio, quello fra Nemi e la francese Ceyrat. Visiteranno il paese, la zona dei Castelli e gli scavi archeologici nella valle del lago; prenderanno parte ai festeggiamenti per il decennale; porteranno un assaggio d’Oriente (artigianato, musica, balletto folk, kebab per tutti cucinato ‘in diretta’ in piazza Umberto I il pomeriggio di sabato 10); porteranno con sé alcuni reperti di Troia, che verranno esposti al Museo delle Navi. Ci sarà anche la personale di un artista incisore che ha già esposto a Nemi in passato: si tratta di Fatih Mika. Porterà una trentina di opere (una delle quali è riprodotta in testa all’articolo) e un piccolo torchio per far vedere come realizza le sue incisioni.
Nell’ambito del decennale del patto di gemellaggio con Ceyrat ci sarà un’esposizione di prodotti e artigianato dei due paesi, una mostra di artisti dilettanti e un’esibizione dei vigili del fuoco di Nemi e di Ceyrat, il pomeriggio di sabato.


frascati
P. D. D.  Patologia da decompressione
(Roberto Sciarra) -
È stata senza dubbio una interessante serata quella organizzata lo scorso 28 marzo da Claudio Buccola responsabile del Blue Dolphin articoli sportivi subacquei di Frascati (Roma). I medici del C.I.R. (centro iperbarico romano) dott. Corrado Costanzo e prof.ssa Giuliana Valente intervenuti al seminario sul tema della patologia da decompressione, hanno intrattenuto per più di due ore i numerosissimi presenti.
Il dott. Corrado visto il tema prettamente medico è riuscito in maniera pacata ad illustrare la patologia, gli  sviluppi delle ricerche e le tesi scientifiche degli ultimi anni. Da precisare che i primi veri studi sulla P.D.D. (in precedenza detta M.D.D. (malattia da decompressione) risalgono agli anni ‘20 ma, a dirla tutta, per la prima volta, viene osservata nel 1841 su operai addetti alla costruzione di tunnel sommersi che trascorrevano molte ore all’interno di cassoni pressurizzati.
La patologia difficile per quell’epoca, venne chiamata “malattia dei cassoni” (o dei cassonisti). Appena trent’anni dopo, il francese Paul Bert, fisiologo, la mette in relazione alla diminuizione della pressione ambiente durante il ritorno in superficie suggerendo risalite più lente. Con l’uso di un p.c. su schermo televisivo e con un programma appositamente dedicato, il dott. Corrado ha spiegato come può presentarsi la patologia all’interno del corpo umano, come prevenirla, come curarla. Affrontare quindi un discorso medico-scientifico se pur riassuntivo della serata, sarebbe alquanto complesso, pertanto ci limiteremo a sintetizzare anche per “i non addetti” con alcune nozioni di base partendo dall’aria: “l’aria compressa” contenuta all’interno delle bombole è composta da una miscela di gas (79% azoto e 21% ossigeno) la stessa che respiriamo normalmente ogni giorno. Quando scendiamo sott’acqua però, il discorso si complica, perché più scendiamo più aumenta la pressione dovuta alla massa dell’elemento liquido e secondo la legge di Henry riferita al corpo umano, “un gas a contatto con un liquido, se sottoposto a pressione, raggiunta la saturazione, si scioglie passando in soluzione; alla diminuzione della pressione il gas disciolto ripassa allo stato gassoso” quindi l’azoto che in normale respirazione ambiente (non soggetto a pressione) entra nel nostro corpo e non viene metabolizzato (cioè entra ed esce senza crearci problemi) sott’acqua (vedi legge di Henry), essendo un gas, si scioglie, passa in soluzione e riesce a penetrare in tutti i “comparti” (tessuti) del corpo umano. Successivamente deve essere rilasciato lentamente (fuori uscita attraverso la respirazione). Questa fase delicata avviene in modo particolare quando il sub inizia la risalita verso la superficie. Se il gas (azoto) per diminuzione di pressione  non viene rilasciato dal corpo lentamente da dove è entrato, rimane intrappolato nei comparti e può creare problemi (emboli).
Queste bolle possono creare un danno sulla parete del vaso (danno meccanico diretto) oppure indiretto (infiammazione localizzata) i sintomi possono essere svariati dai più blandi quali i brividi, la nausea, le vertigini ai più seri: perdita di conoscenza, eritemi (rossi) e linfatici (bianchi) o dell’apparato osteoastalgico (ossa) o dei centri nervosi.
Ovviamente più il problema è grande più è grave la P.D.D. Si osservi che la patologia da decompressione si può prevenire rispettando le regole di base. I subacquei vengono istruiti durante i corsi sulle tecniche di pianificazione d’immersione, profondità massima da raggiungere, tempo di immersione, tempi di risalita, soste di sicurezza, tutto questo per evitare l’insorgenza della P.D.D. Le immersioni in A.R.A. (auto respiratore ad aria) rispettando le regole di base non sono quindi pericolose (l’indice di incidenti tra i sub è tra i più bassi rispetto ad altri sport) comunque tutto dipende dalla assunzione di azoto diversa tra soggetti (costituzione, età, tessuto adiposo, nonché dall’assunzione di farmaci, alcool, fumo, ecc.).
Certo è che l’immersione si accompagna sempre a una perdita di liquidi (disidratazione) data dalla secchezza dell’aria compressa respirata, nonché per l’effetto diuretico dovuto all’acqua fredda. È consigliabile, quindi, avere assunto liquidi prima di ogni immersione (minore componente liquida ostacola la liberazione di azoto). Recentemente le ricerche hanno portato a nuove tesi e classificazioni della P.D.D. Quella di Francis-Smith del 1981 è tra le più attendibili dato che gli studi effettuati sono orientati sull’uso di computer subacquei con nuovi algoritmi, tanto da calcolare l’assorbimento di azoto in ben 16 comparti. Con questi dati si studiano gli incidenti registrati (cause annesse e connesse).
Ma anche il D.A.N. Europe già da anni esegue studi e ricerche in queste settore con comprovata attendibilità. A i primi manifesti sintomi di P.D.D. (primo grado)  quando possibile è sempre consigliata la somministrazione, con mascherina, di ossigeno arricchito in modo da favorire lo smaltimento dell’azoto. Nella maggioranza dei casi questa “terapia semplice” ha evitato il ricovero degli infortunati; per i casi più gravi (secondo grado) è necessario il ricovero in camera iperbarica. Qui i casi vengono risolti con successo terapeuticamente. La prof.ssa Giuliana dal canto suo ribadiva, scientificamente parlando, che la P.D.D. è e sarà oggetto di studio per i prossimi anni, intanto per approfondire la materia ogni anno istruttori, guide subacquee e subacquei in genere si sottopongono volontariamente ai test proposti dai medici iperbarici per meglio studiare la P.D.D. e di questo gli stessi ricercatori ne sono grati. D’altra parte allo stato attuale solo i militari sono assiduamente impegnati nello studio delle cause della P.D.D. quindi  è chiaro che solo grazie all’impegno profuso dai medici iperbarici e ricercatori scientifici del campo, che il tema può essere esteso anche alla subacquea “civile”.
Alla serata non poteva mancare la simpatica (e tecnica) presenza di Fabio Pajoncini Ottaviani del Team Explorer Castel Gandolfo il quale ribatteva un serio dibattito in tema con la prof.ssa Giuliana, quest’ultima pienamente disponibile a rispondere a tutte le domande dei presenti. Dopo i “discorsi” veniva offerto a tutti i presenti un lauto buffet e visto il successo della serata è stato lanciato un “arrivederci a presto”. 


frascati
Tuscolo, tra passato  e futuro
(Laura Frangini) -  Eccezionali i risultati delle campagne di scavo del sito archeologico del Tuscolo, resi noti lo scorso aprile nel corso di un convegno alle Scuderie Aldobrandini di Frascati. Organizzato dalla Comunità Montana, il convegno ha voluto fare il punto sulle iniziative per la valorizzazione di un’area di grande pregio storico, culturale e ambientale. La scoperta di alcuni reperti importantissimi, come la Basilica romana, il Teatro e i templi dedicati a Mercurio ed Ercole, premiano i nove anni di lavoro della Scuola Spagnola di Archeologia di Roma e gli investimenti della Comunità Montana, che, dopo aver acquistato il sito nel ‘86, si è impegnata per il recupero del sito. Nel progetto dell’Ente, infatti, l’area del Tuscolo dovrà diventare un polo importante del sistema museale che unirà in un solo circuito turistico il Museo archeologico di Palestrina, il Museo del Giocattolo di Zagarolo e il Museo diffuso del vino di Monte Porzio Catone. “Ma per fare questo occorre che molti altri enti investano sull’area” ha chiarito il vicepresidente della XI Comunità Montana, Sandro Vallerotonda che al convegno ha illustrato il progetto finanziato dalla Provincia di Roma per l’illuminazione degli scavi, arricchiti quest’anno da una grande scoperta  archeologica. Il professor Duprè della Suola Spagnola, responsabile delle nove campagne di scavo, ha annunciato infatti il ritrovamento di una imponente basilica giuridica nel lato sud del foro, databile intorno al primo secolo avanti Cristo. Secondo gli studi del professore spagnolo, la costruzione potrebbe essere attribuita a Cicerone, di cui è storicamente certa l’esistenza di una villa sul Tuscolo, fino da oggi mai ritrovata. L’ipotesi potrà essere confermata una volta che i resti della basilica saranno definitivamente dissotterrati con le prossime campagne di scavo.In ogni caso, resta una scoperta importante che avrà ricadute notevoli dal punto di vista archeologico e documentale, contribuendo a far luce sulle fasi storiche della città, in questi anni completamente riscritte dalla Scuola Spagnola di Archeologia, grazie ai numerosi ritrovamenti e ad un lavoro attento e  scrupoloso.
 I NOSTRI PAESI - pagina 6

Sommario anno XII numero 5 - maggio 2003