nemi
Reperti
archeologici di Troia a Nemi!
(Bruna Macioci) - Nei giorni tra l’8 e l’11 di maggio al
Museo delle Navi di Nemi saranno eccezionalmente esposti alcuni reperti
archeologici
della città di Troia, insieme a materiale fotografico degli scavi. Come
ognun sa, il tedesco Schliemann nel 1870 volle ritrovare Troia sulla base
dei poemi di Omero - mentre tutti pensavano che la città e il suo
decennale assedio fossero solo una leggenda. Tenace come solo i tedeschi
sanno essere, contro il parere di tutti e a spese sue Schliemann visitò i
luoghi e decise che la collina di Issarlik doveva essere il posto giusto.
Cominciò a scavare e trovò i resti di Troia e una quantità di gioielli
che chiamò ‘il tesoro di Priamo’. Ma perché Nemi ospiterà una
mostra su Troia? Perché Nemi e Intepe (Turchia) si gemellano
culturalmente. Intepe, il cui nome significa ‘sulla collina’, è il
Comune nel cui territorio sono i resti archeologici della città di Troia.
Troia, dunque: la città protagonista della prima opera letteraria
d’Europa, la città chiave della storia egea, posta nel punto strategico
dei Dardanelli, la porta dell’Oriente da cui bisognava passare - e
verosimilmente pagare un pedaggio - per i grandi scambi commerciali
dell’epoca minoica. Troia costruita nel 3000 a.C., poi distrutta e
ricostruita più volte, infine abbandonata e coperta dalla vegetazione e
dimenticata. Troia cantata da Omero, Troia patria di eroi mitici che per
dieci lunghi anni combattono il nemico, e poi in una notte di terrore
vedono la città bruciare, perdono la famiglia, perdono la casa, si
avviano profughi per il grande Mediterraneo in cerca di pace.
E Nemi: il bosco sacro alla Grande Dea Madre, dove la religiosità antica
adora il mistero della vita e costruisce il più importante Santuario
dell’epoca pre-romana. Nemi patria di Roma: patria culturale,
spirituale, mitologica.
Sì, ma al di là del fatto che si tratta di due siti archeologici, qual
è il punto di contatto? È Enea. Enea che in fuga dalla città in fiamme
riceve dagli Dèi l’ordine di fondare una nuova Troia di là dal mare;
che vaga per anni nel Mediterraneo e approda sulle coste del Lazio; che
sposa la principessa locale e fonda Lavinio; e i cui discendenti fondano
Albalonga, che domina per secoli l’area a sud di quella Roma ancora da
venire. E il tempo passa; sul trono di Albalonga c’è Numitore. Sua
figlia, Rea Silvia (che i Romani chiameranno la Troiana) è una
Vestale, cioè una sacerdotessa della Dea Madre, e vive nel Santuario
della Dea. Roma ancora non esisteva. Albalonga dove fosse di preciso non
si sa. Ma si sa dov’era il Santuario. Era sulle rive del lago di Nemi.
È qui, nel nostro territorio, che Rea Silvia viene violentata da Marte e
dà alla luce Romolo e Remo. Rea Silvia, infatti, significa la madre
del bosco. E il bosco in latino è nemus... Nemi.
Enea dunque partì da Troia e arrivò a Lavinio. Ma i suoi discendenti,
quelli che fondarono Roma, nacquero
a Nemi.
Una delegazione di cittadini Nemesi è stata a Troia l’estate scorsa,
insieme al sindaco Biaggi. Si sono stabiliti i primi contatti con le
Autorità del luogo e sono state gettate le basi per questo gemellaggio
culturale che si concreterà a maggio. I rappresentanti dalla Turchia
saranno a Nemi fra l’8 e l’11 di maggio, in occasione della ricorrenza
del decennale di un altro gemellaggio, quello fra Nemi e la francese
Ceyrat. Visiteranno il paese, la zona dei Castelli e gli scavi
archeologici nella valle del lago; prenderanno parte ai festeggiamenti per
il decennale; porteranno un assaggio d’Oriente (artigianato, musica,
balletto folk, kebab per tutti cucinato ‘in diretta’ in piazza
Umberto I il pomeriggio di sabato 10); porteranno con sé alcuni reperti
di Troia, che verranno esposti al Museo delle Navi. Ci sarà anche la
personale di un artista incisore che ha già esposto a Nemi in passato: si
tratta di Fatih Mika. Porterà una trentina di opere (una delle quali è
riprodotta in testa all’articolo) e un piccolo torchio per far vedere
come realizza le sue incisioni.
Nell’ambito del decennale del patto di gemellaggio con Ceyrat ci sarà
un’esposizione di prodotti e artigianato dei due paesi, una mostra di
artisti dilettanti e un’esibizione dei vigili del fuoco di Nemi e di
Ceyrat, il pomeriggio di sabato.
frascati
P.
D. D. Patologia da
decompressione
(Roberto Sciarra) - È stata senza dubbio una interessante serata
quella organizzata lo scorso 28 marzo da Claudio Buccola
responsabile
del Blue Dolphin articoli sportivi subacquei di Frascati (Roma). I medici
del C.I.R. (centro iperbarico romano) dott. Corrado Costanzo e prof.ssa
Giuliana Valente intervenuti al seminario sul tema della patologia da
decompressione, hanno intrattenuto per più di due ore i numerosissimi
presenti.
Il dott. Corrado visto il tema prettamente medico è riuscito in maniera
pacata ad illustrare la patologia, gli
sviluppi delle ricerche e le tesi scientifiche degli ultimi anni.
Da precisare che i primi veri studi sulla P.D.D. (in precedenza detta
M.D.D. (malattia da decompressione) risalgono agli anni ‘20 ma, a dirla
tutta, per la prima volta, viene osservata nel 1841 su operai addetti alla
costruzione di tunnel sommersi che trascorrevano molte ore all’interno
di cassoni pressurizzati.
La patologia difficile per quell’epoca, venne chiamata “malattia dei
cassoni” (o dei cassonisti). Appena trent’anni dopo, il francese Paul
Bert, fisiologo, la mette in relazione alla diminuizione della pressione
ambiente durante il ritorno in superficie suggerendo risalite più lente.
Con l’uso di un p.c. su schermo televisivo e con un programma
appositamente dedicato, il dott. Corrado ha spiegato come può presentarsi
la patologia all’interno del corpo umano, come prevenirla, come curarla.
Affrontare quindi un discorso medico-scientifico se pur riassuntivo della
serata, sarebbe alquanto complesso, pertanto ci limiteremo a sintetizzare
anche per “i non addetti” con alcune nozioni di base partendo
dall’aria: “l’aria compressa” contenuta all’interno delle
bombole è composta da una miscela di gas (79% azoto e 21% ossigeno) la
stessa che respiriamo normalmente ogni giorno. Quando scendiamo
sott’acqua però, il discorso si complica, perché più scendiamo più
aumenta la pressione dovuta alla massa dell’elemento liquido e secondo
la legge di Henry riferita al corpo umano, “un gas a contatto con un
liquido, se sottoposto a pressione, raggiunta la saturazione, si scioglie
passando in soluzione; alla diminuzione della pressione il gas disciolto
ripassa allo stato gassoso” quindi l’azoto che in normale
respirazione ambiente (non soggetto a pressione) entra nel nostro corpo e
non viene metabolizzato (cioè entra ed esce senza crearci problemi)
sott’acqua (vedi legge di Henry), essendo un gas, si scioglie, passa in
soluzione e riesce a penetrare in tutti i “comparti” (tessuti) del
corpo umano. Successivamente deve essere rilasciato lentamente (fuori
uscita attraverso la respirazione). Questa fase delicata avviene in modo
particolare quando il sub inizia la risalita verso la superficie. Se il
gas (azoto) per diminuzione di pressione
non viene rilasciato dal corpo lentamente da dove è entrato,
rimane intrappolato nei comparti e può creare problemi (emboli).
Queste bolle possono creare un danno sulla parete del vaso (danno
meccanico diretto) oppure indiretto (infiammazione localizzata) i sintomi
possono essere svariati dai più blandi quali i brividi, la nausea, le
vertigini ai più seri: perdita di conoscenza, eritemi (rossi) e linfatici
(bianchi) o dell’apparato osteoastalgico (ossa) o dei centri nervosi.
Ovviamente più il problema è grande più è grave la P.D.D. Si osservi
che la patologia da decompressione si può prevenire rispettando le regole
di base. I subacquei vengono istruiti durante i corsi sulle tecniche di
pianificazione d’immersione, profondità massima da raggiungere, tempo
di immersione, tempi di risalita, soste di sicurezza, tutto questo per
evitare l’insorgenza della P.D.D. Le immersioni in A.R.A. (auto
respiratore ad aria) rispettando le regole di base non sono quindi
pericolose (l’indice di incidenti tra i sub è tra i più bassi rispetto
ad altri sport) comunque tutto dipende dalla assunzione di azoto diversa
tra soggetti (costituzione, età, tessuto adiposo, nonché
dall’assunzione di farmaci, alcool, fumo, ecc.).
Certo è che l’immersione si accompagna sempre a una perdita di liquidi
(disidratazione) data dalla secchezza dell’aria compressa respirata,
nonché per l’effetto diuretico dovuto all’acqua fredda. È
consigliabile, quindi, avere assunto liquidi prima di ogni immersione
(minore componente liquida ostacola la liberazione di azoto). Recentemente
le ricerche hanno portato a nuove tesi e classificazioni della P.D.D.
Quella di Francis-Smith del 1981 è tra le più attendibili dato che gli
studi effettuati sono orientati sull’uso di computer subacquei con nuovi
algoritmi, tanto da calcolare l’assorbimento di azoto in ben 16
comparti. Con questi dati si studiano gli incidenti registrati (cause
annesse e connesse).
Ma anche il D.A.N. Europe già da anni esegue studi e ricerche in queste
settore con comprovata attendibilità. A i primi manifesti sintomi di
P.D.D. (primo grado) quando
possibile è sempre consigliata la somministrazione, con mascherina, di
ossigeno arricchito in modo da favorire lo smaltimento dell’azoto. Nella
maggioranza dei casi questa “terapia semplice” ha evitato il ricovero
degli infortunati; per i casi più gravi (secondo grado) è necessario il
ricovero in camera iperbarica. Qui i casi vengono risolti con successo
terapeuticamente. La prof.ssa Giuliana dal canto suo ribadiva,
scientificamente parlando, che la P.D.D. è e sarà oggetto di studio per
i prossimi anni, intanto per approfondire la materia ogni anno istruttori,
guide subacquee e subacquei in genere si sottopongono volontariamente ai
test proposti dai medici iperbarici per meglio studiare la P.D.D. e di
questo gli stessi ricercatori ne sono grati. D’altra parte allo stato
attuale solo i militari sono assiduamente impegnati nello studio delle
cause della P.D.D. quindi è
chiaro che solo grazie all’impegno profuso dai medici iperbarici e
ricercatori scientifici del campo, che il tema può essere esteso anche
alla subacquea “civile”.
Alla serata non poteva mancare la simpatica (e tecnica) presenza di Fabio
Pajoncini Ottaviani del Team Explorer Castel Gandolfo il quale ribatteva
un serio dibattito in tema con la prof.ssa Giuliana, quest’ultima
pienamente disponibile a rispondere a tutte le domande dei presenti. Dopo
i “discorsi” veniva offerto a tutti i presenti un lauto buffet e visto
il successo della serata è stato lanciato un “arrivederci a presto”.
frascati
Tuscolo,
tra passato e futuro
(Laura Frangini) - Eccezionali
i risultati delle campagne di scavo del sito archeologico del Tuscolo,
resi noti lo scorso aprile nel corso di un convegno alle Scuderie
Aldobrandini di Frascati. Organizzato dalla Comunità Montana, il convegno
ha voluto fare il punto sulle iniziative per la valorizzazione di
un’area di grande pregio storico, culturale e ambientale. La scoperta di
alcuni reperti importantissimi, come la Basilica romana, il Teatro e i
templi dedicati a Mercurio ed Ercole, premiano i nove anni di lavoro della
Scuola Spagnola di Archeologia di Roma e gli investimenti della Comunità
Montana, che, dopo aver acquistato il sito nel ‘86, si è impegnata per
il recupero del sito. Nel progetto dell’Ente, infatti, l’area del
Tuscolo dovrà diventare un polo importante del sistema museale che unirà
in un solo circuito turistico il Museo archeologico di Palestrina, il
Museo del Giocattolo di Zagarolo e il Museo diffuso del vino di Monte
Porzio Catone. “Ma per fare questo occorre che molti altri enti
investano sull’area” ha chiarito il vicepresidente della XI
Comunità Montana, Sandro Vallerotonda che al convegno ha illustrato il
progetto finanziato dalla Provincia di Roma per l’illuminazione degli
scavi, arricchiti quest’anno da una grande scoperta
archeologica. Il professor Duprè della Suola Spagnola,
responsabile delle nove campagne di scavo, ha annunciato infatti il
ritrovamento di una imponente basilica giuridica nel lato sud del foro,
databile intorno al primo secolo avanti Cristo. Secondo gli studi del
professore spagnolo, la costruzione potrebbe essere attribuita a Cicerone,
di cui è storicamente certa l’esistenza di una villa sul Tuscolo, fino
da oggi mai ritrovata. L’ipotesi potrà essere confermata una volta che
i resti della basilica saranno definitivamente dissotterrati con le
prossime campagne di scavo.In ogni caso, resta una scoperta importante che
avrà ricadute notevoli dal punto di vista archeologico e documentale,
contribuendo a far luce sulle fasi storiche della città, in questi anni
completamente riscritte dalla Scuola Spagnola di Archeologia, grazie ai
numerosi ritrovamenti e ad un lavoro attento e
scrupoloso. |