Il
paese invisibile
(Federico Greco albertinoelulla@hotmail.com)
- Ormai
ci siamo abituati, sentire la voce del giornalista televisivo che
scandisce in maniera abulica il numero delle vittime di incidenti
stradali, non ci turba più; ma attenzione, la nostra non è becera
indifferenza, ma semplice assuefazione a ciò che si manifesta con
tragica, disarmante ripetitività.
Ogni anno, nella sola Italia, si piangono circa 6.000 morti (cifra
purtroppo approssimata verso il basso), vittime della casualità, della
velocità, dell’imprevisto sempre in agguato e della idiozia.
La domanda che più spesso ci poniamo è come si possa porre un freno a
questa sciagurata situazione.
Le contromosse che i vari governi, in collaborazione con le forze di
Polizia, hanno adottato nel corso degli anni non sembrano essere in grado
di arginare questo fiume di sangue che regolarmente si riversa su strade
ed autostrade.
Cominciò il non rimpianto ministro Ferri, con l’introduzione di limiti
di velocità in autostrada (prima di questo provvedimento vigeva il
concetto di “guida prudente”, senza che i confini di questa
“prudenza” fossero delineati.) e strade a scorrimento veloce.
Passando, poi, all’obbligatorietà delle cinture di sicurezza,
all’introduzione di autovelox (strumenti per la rilevazione di un
veicolo in movimento) sempre più precisi, evoluti e “nascosti” , di
etilometri (strumenti delegati alla misurazione del tasso alcolico
presente in un individuo) per arrivare alla nuova “trovata”, le luci
accese anche di giorno in autostrada e in strade a scorrimento veloce,
nelle quali i due sensi di marcia siano divisi da barriera (per esempio il
GRA).
Vorrei partire da questa ultima norma. Credo sia importante ribadire che
in città e sulle maggior parte delle strade, le luci non vadano accese.
Vedo ancora tanta, tantissima confusione a questo riguardo. L’esperienza
inglese, da sempre molto attenta alla sicurezza stradale, ci ha mostrato
come tale rimedio non abbia migliorato affatto la situazione, risultando
perlopiù inutile. In seconda istanza la durata delle lampadine si riduce
drasticamente con un minore longevità della batteria.
Le cinture di sicurezza, invece, si sono dimostrate valide, in alcuni
contesti validissime, nel contenere i danni derivanti da incidenti, anche
gravi. Oggi ve ne sono modelli altamente sofisticati, quelle cosiddette
con “pretensionatore” che migliorando l’ancoraggio del corpo al
sedile, ritenendolo, però, in maniera meno brusca, garantiscono risultati
ancora migliori. Complementari alle cinture di sicurezza sono gli airbag,
quelli comunemente chiamati “palloncini gonfiabili”, che
contribuiscono in maniera determinante ad elevare lo standard di sicurezza
di una vettura.
È importantissimo ricordare che airbag, senza le cinture indossate, può
provocare lesioni gravissime, anche con urti a bassa velocità. Cerchiamo
di capire, in maniera semplice, il perché. L’airbag è collegato ad un
dispositivo, normalmente azionato da una piccola carica esplosiva, che, in
caso di impatto, fa gonfiare il cuscino. Questo cuscino si apre ad una
velocità elevatissima, stimabile nell’ordine dei 300km/h, quindi con
una violenza notevole. La cintura ha il compito di contenere il corpo in
maniera tale che il conducente “urti” il cuscino quando questo è in
fase di sgonfiamento. Senza la cintura indossata il corpo, nella maggior
parte dei casi il volto del conducente, viene colpito (nel vero senso del
termine) dall’airbag in fase di gonfiaggio ( ad oltre 300km/h !!!), con
tutte le conseguenze, spesso gravissime che ne possono derivare.
Spesso sul banco degli imputati viene posta l’alta velocità.
Che all’aumentare della velocità aumentino le difficoltà di controllo
del mezzo e, in virtù di questo, crescano i rischi di incedente, è fuor
di dubbio. È però altrettanto fuor di dubbio che da sola la velocità
sia difficilmente la causa scatenante di incidenti. Ma questa è
un’annosa questione che da tempo divide opinione e critica, sarebbe
quindi troppo pretenzioso da parte mia cercare di “trovare la verità”
nel poco spazio che ho a disposizione. Solo una considerazione vorrei fare
in proposito. Se il limito massimo consentito è quello di 130 km/h, perché
si continuano a costruire macchine che superano abbondantemente tale
velocità… si sa, l’occasione fa l’uomo ladro.
In Giappone, per esempio, tutte le autovetture sono limitate
elettronicamente a 180 km/h e la potenza massima non può superare i 280
CV (che è comunque una potenza piuttosto elevata). Infine la prevenzione.
Andrebbe già a priori contestato il termine, infatti “prevenire” ,
almeno nella accezione che il vocabolario ci fornisce (impedire che
qualcosa avvenga o si manifesti, provvedendo adeguatamente in anticipo)
cozza in maniera manifesta con la strategia degli organi preposti alla
controllo della sicurezza stradale, che tendono a reprimere, nascondendosi
e appostandosi in luoghi nascosti alla vista.
Solo se vi è una certezza di una pena e solo con una forte
presenza delle forze dell’ordine sulle strade, si può sperare di
migliorare la situazione. Nascondere un autovelox dietro ad un cespuglio
non sortirà nessun effetto, se non quello di rimpinguare le casse dei
comuni o dello Stato. L’automobilista deve sapere che ad ogni infrazione
corrisponderà una sanzione. Il ricevere una contravvenzione a casa, tre
mesi dopo che si è verificato il fatto, a cosa serve??!!!
Concludendo, rispettiamo le norme e otterremo risultati, indossiamo la
cintura sempre e comunque e non per timore di incorrere in un vigile (che
spesso, tra l’altro, lascia correre!!) ma perché ci possono salvare la
vita. Che ognuno rispetti il suo ruolo, l’automobilista sia prudente ed
il poliziotto coscienzioso, solo così, forse, finirà di sparire un
piccolo paese ogni anno!! |