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Sommario anno XII numero 6 - giugno 2003

 ATTUALITÀ E SOCIETÀ
“Quando Roma si veste da Cupido”
(Dierre) - Nel panorama teatrale romano Gabriella Nicolosi è ormai un’affermata realtà di notevole rilievo: autrice eclettica e feconda, è anche abile regista dei propri lavori nonché impresario della Compagnia “Quinte & Senza” con cui i medesimi vengono messi in scena. Artista a tutto tondo, quindi, come è peraltro testimoniato dal grande successo finora ottenuto sia con pièces brillanti (ad esempio “Rose e cipolle” oppure “Duemila anni di amore”) che con opere di alto profilo drammatico (“Tutto il mondo è palcoscenico”). A tanta versatilità creativa mancava ancora una forma di cimento, ma anche questa ha avuto la sua felice esplicazione: la commedia musicale. Ecco allora nascere “Quando Roma si veste da Cupido”, andata in scena a Roma - nello scorso mese di aprile - sulle tavole del prestigioso teatro Tordinona. Sulla carta, la sfida che si era proposta Gabriella Nicolosi era di quelle da far tremare i polsi a qualunque autore: scrivere e rappresentare un musical su Roma proprio nella città che ha celebrato i fasti di “Rugantino”, la mitica commedia musicale ormai divenuta un tale mostro sacro che nessuno ha più “osato” produrre qualcosa di simile ad essa. Non è, vivaddio, che il lavoro della Nicolosi abbia qualche affinità con “Rugantino”, ma il fatto di raccontare alcune storie d’amore favorite dalla magia irresistibile di Roma avrebbe potuto in effetti confondere i più superficiali. Più o meno tale, infatti, è stato ad esempio l’effetto su un giovane critico – tanto saccente quanto somaro – che su un autorevole quotidiano romano ha purtroppo recensito il lavoro inanellando una serie di insulsaggini addirittura imbarazzanti. Ma veniamo alla commedia in sé. La trama è semplice ma assai intrigante. Robert, giovane soldato americano nella Roma del 1944, ama la bellissima Lucrezia figlia d’un oste ma deve suo malgrado rientrare in patria. Anni dopo Gregory, figlio di Robert, viene a Roma per conoscere luoghi e persone della bella storia vissuta dal padre ed a sua volta si innamora….della figlia di Lucrezia, Lella. I due si sposano e nasce Roberto (ma la storia non è ancora finita…), ormai terza generazione in una vicenda che ha sempre come sfondo l’aria, i profumi, la storia, la magia d’una Roma struggente e irrinunciabile. Diceva il grande Bartolomeo Pinelli che lui amava tanto Roma da separarsene sempre molto malvolentieri e solo quando non poteva farne a meno: era forse per quello – precisava – che nel superare la dogana a Ponte Milvio veniva aggredito da un feroce mal di testa che, magicamente, svaniva solo al suo ritorno nel varcare nuovamente il ponte. Ecco, forse il famoso e indescrivibile “mal di Roma” può essere in parte percepito come quella singolare emicrania da astinenza romana. Ma torniamo al musical. Tutto lo snodarsi delle vicende sulla scena viene illustrato da un personaggio che fa da mentore e che altri non è che lo “spirito di Roma”, ossia quel misterioso quid  che da sempre affascina, intriga e ipnotizza chiunque abita o arriva nell’Urbe. Le stupende musiche originali della commedia, davvero fresche e “cantabili”, sono di Roberto Belli con i magistrali arrangiamenti di Dimitri Scarlato. Il protagonista Roberto è un ottimo Giuseppe Russo, che al grande pubblico è forse più noto per aver interpretato alcuni famosi spot pubblicitari in televisione. Un altro personaggio centrale è Agnese, reso divertente e irresistibile da Michela Totino. Più che doverosa, poi, la citazione per gli altri garbati interpreti: Donatella Nicolosi (lo “spirito di Roma”, anche autrice dei testi delle canzoni) nonché – in rigoroso ordine alfabetico – Giorgio Berini, Viviana Lentini, Salvatore Startari e una sempre frizzante Luciana Tummino. Hanno completato il cast otto fra ballerini e ballerine veramente simpatici ed entusiasti. Ad una delle rappresentazioni hanno voluto assistere (e non è cosa di tutti i giorni) anche due vere icone del teatro musicale italiano, Pietro Garinei e Iaia Fiastri, i quali  sono stati veramente prodighi di lodi e di apprezzamento per lo spettacolo e l’impegno di tutti coloro che vi hanno partecipato. Con buona pace, quindi, del critico accigliato, supponente…..e desolatamente somaro.
 ATTUALITÀ E SOCIETÀ

Sommario anno XII numero 6 - giugno 2003