Guantanamo
(Alessio Colacchi e Marcello Munari) - Anche se l’attenzione
dell’opinione pubblica internazionale è tutta rivolta all’Iraq ed
alla Corea del Nord, rimane tuttora aperta una questione sorta in seguito
alla guerra in Afghanistan: Guantanamo.
In quest’appendice dell’isola di Cuba l’esercito statunitense
detiene da più di un anno e mezzo 600 prigionieri in condizioni del tutto
inumane.
A peggiorare la situazione, poi, è il fatto che tra di essi sia stata
rilevata anche la presenza di ragazzi tra i tredici ed i quindici anni,
nonché di un ragazzo canadese di sedici anni, Omar Khadr.
Il governo del suo paese ha dovuto attendere più di sei mesi per poterlo
incontrare, mentre a lui non è concessa né la possibilità di ricevere
assistenza legale, né quella di poter rivedere i propri familiari.
A tutti, inoltre, non è dovuto sapere né capire se e quando verranno
processati, rilasciati o condannati.
A ciò aggiungiamo la totale mancanza di definizione del loro status di
prigioniero, in piena violazione delle fondamentali norme di diritto
internazionale in materia giudiziaria. Infatti la IV convenzione di
Ginevra prevede che, in assenza di tale status, il prigioniero debba
essere definito di guerra, e trattato come tale.
Il tutto proprio mentre il segretario di stato USA Colin Powell enuncia
“il risoluto impegno degli Stati Uniti a far avanzare nel mondo i
principi internazionalmente accettati sui diritti umani”. |