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Sommario anno XII numero 9 - settembre 2003

 I NOSTRI PAESI - pagina 9
palestrina
Palazzo Colonna Barberini                                                       
(Tania Simonetti-Marco Cacciotti) - Palazzo Colonna Barberini fu costruito sulla cavea teatrale del Tempio della Fortuna dai Colonna nel XIII secolo, ma il papa Bonifacio VIII lo fece in gran parte distruggere, come pure Eugenio IV nel 1437 con le truppe pontificie comandate dal cardinale Giovanni Vitelleschi all’assalto di Palestrina, per l’ostinata ribellione dei Colonna al papato.
Il palazzo venne interamente ricostruito nella seconda metà del quattrocento da Stefano Colonna e dal figlio Francesco, come attestano l’iscrizione posta sull’ingresso e lo stemma sul portale antistante.
L’architetto di Francesco Colonna, oltre a rendere accessibile il palazzo mediante la costruzione di una via carrozzabile, provvide a terrazzare la zona antistante uniformando in tal modo la scenografia dell’insieme. Secondo l’opinione prevalente, il Bramante, nel 1504, si sarebbe ispirato all’emiciclo del palazzo per la realizzazione del cortile del Belvedere in Vaticano, dove avrebbe inserito oltre al nicchione  il motivo della doppia rampa traversa, adottato in seguito anche da Michelangelo in Campidoglio.
Il palazzo fu abitato dai Colonna fino al 1630, anno in cui il feudo fu acquistato dal papa Urbano VIII, che lo concesse al fratello Carlo. Taddeo Barberini, succedutogli dopo breve tempo, operò varie modifiche e abbellimenti al palazzo. È suo lo stemma posto sotto la balaustra della gradinata, con le armi dei Barberini e dei Colonna, perché sposò Anna, un membro di questa famiglia.
Taddeo fece costruire l’attuale vestibolo e la nicchia semicircolare, dove suo fratello, il cardinale Francesco Barberini collocò, nel 1640, il celebre Mosaico del Nilo, opera ellenistica del I secolo a.c., proveniente dall’antica aula absidata, ora conservato nel museo in una sala superiore. Si tratta di uno dei più bei mosaici tramandatoci dall’antichità che, per la complessità delle scene raffigurate, ha dato adito a diverse interpretazioni. Si ritiene possa essere messo in relazione con un altro mosaico detto “dei pesci”, situato nella parte inferiore del tempio, nella zona corrispondente all’attuale piazzale del Seminario.
Sulla sinistra del Palazzo Baronale, Taddeo Barberini fece ricavare la chiesa dedicata a Santa Rosalia, alla quale si attribuisce il miracolo della cessazione della peste che infierì a Palestrina nel 1656. L’episodio è ricordato da un quadro del Maratta situato sull’altare maggiore dentro una cornice in marmo cipollino, nel quale è raffigurata Santa Rosalia con occhi rivolti al cielo, in atto di preghiera dinanzi ad una distesa di malati e cadaveri. Un angelo, che rimette nel fodero la spada, sta a significare la fine dell’epidemia. In una cappella, alla quale si accede dalla sacrestia, sono tumulati vari membri della famiglia Barberini, le statue che adornano i mausolei si presume siano opere del Bernini. Fino al 1936 vi era custodita la statua  della Pietà detta di Palestrina, una delle celebri opere di Michelangelo, attualmente a Firenze presso la Galleria dell’Accademia. Le sale del palazzo conservano ancora in parte le decorazioni dipinte con scene mitologiche, bibliche e storiche eseguite dalla scuola degli Zuccari.
Notevoli anche le pitture dell’appartamento detto di Urbano VIII, rimasto di proprietà dei Barberini.
Il palazzo fu abitato ininterrottamente dai signori di Palestrina fin dal 1500 e fu abbandonato quando i  Barberini, nel 1856, si trasferirono in un altro palazzotto-villino, in posizione più comoda nella parte bassa della città. L’antica dimora al principio del XX secolo era così diventata assolutamente inabitabile.
Si deve al principe Don Luigi, la volontà e l’iniziativa di riportare, agli inizi di questo secolo, il palazzo all’antico splendore valorizzando anche le antiche strutture del tempio. Don Luigi volle completare i lavori di restauro del palazzo riunendo nelle due sale al piano superiore, accanto al mosaico del Nilo, qui posto dopo il restauro del 1855, un’importante collezione di antichi monumenti raccolti dalla sua famiglia durante gli scavi archeologici effettuati a Palestrina nell’800.
Nel 1913 fu così aperto il Museo Barberiniano, che in pratica costituì la base per l’attuale Museo Archeologico. Negli anni trenta il palazzo fu nuovamente abbandonato a sé stesso e durante la seconda guerra mondiale subì danneggiamenti e distruzioni, scomparvero per sempre soffitti affrescati nel ‘500 e ‘600. Il suo restauro e la sua trasformazione in Museo Nazionale, dopo l’acquisto di un’ala del palazzo da parte del Ministero della Pubblica Istruzione, fu curata, negli anni 50, dall’architetto Furio Fasolo. Dal 1956 il palazzo divenne sede del Museo Archeologico Prenestino con materiale proveniente dalla collezione Barberini e reperti locali. Vi sono statue, busti e bronzi che vanno dal VI secolo a.C. al I d.C. Oltre al citato Mosaico del Nilo, sono notevoli la Triade Capitolina (Giove,Giunone e Minerva), la statua della Dea Fortuna, la cista  con Dioniso sorretto da Pan e il rilievo con Traiano del II secolo d.C.
Bibliografia: (C.Rendina-Bonechi-Circolo Culturale R.Simeoni)

frascati

La cittadella etnica di Viale Annibal Caro
(Nr) - Per tutta l’estate si è confermato il successo della grande kermesse di FrascatiNotte, la cittadella etnica tra le più apprezzate e visitate della stagione. Mentre altre simili manifestazioni hanno dovuto ridimensionarsi se non chiudere i battenti, vedi la mostra-mercato di Castel Sant’Angelo, FrascatiNotte, che ha fatto registrare nella sola prima settimana di apertura le 40.000 presenze, ha goduto di ottima salute. Anzi con il trascorrere dei giorni il flusso di turisti non ha mai accennato a diminuire. Il successo di questo quarto anno di vita è dovuto soprattutto alla crescita impressa alla manifestazione dall’A.R.Ca., che ha allestito in Viale Annibal Caro un’area espositiva fieristica in piena regola, in cui è stato possibile trovare l’arte e l’artigianato delle culture dell’America Latina, dell’Africa e del Sud-Est asiatico, con oggetti provenienti dal Senegal, Ghana, Costa d’Avorio, Camerun, Mali, Egitto, Marocco, Messico, Brasile, Argentina, Perù, Ecuador, Borneo, India, Indonesia, Pakistan e Afghanistan; oltre naturalmente all’artigianato italiano di alta qualità ed alle esposizioni di pittura con artisti contemporanei di talento. Inoltre, la manifestazione ha offerto una serie di iniziative collaterali e di appuntamenti culturali, enogastronomici e sociali di rilievo, tra cui il Torneo di Scacchi, organizzato in collaborazione con la Federazione Italiana Scacchi, che si tiene il giovedì. Complimenti agli organizzatori e arrivederci all’anno prossimo.

frascati

“Oltrepassare la pace”
(Nr) - Nell’ambito delle manifestazioni organizzate dall’Amministrazione comunale di Frascati per il 60° Anniversario del bombardamento della Città, avvenuto l’8 settembre del 1943, Lidia Reghini di Pontremoli e Elio Rumma presentano “Oltrepassare la pace”, mostra d’arte contemporanea inaugurata alla presenza delle delegazioni della città basca di Gernika-Lumo e dei paesi gemellati con Frascati sabato 6 settembre 2003 nelle sale espositive delle Scuderie Aldobrandini del Comune di Frascati. La mostra, organizzata con il Patrocinio del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali e in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Roma – Cattedra di Antropologia Culturale, sarà visitabile fino a domenica 21 settembre 2003 dal martedì al venerdì 10-18. Sabato e festivi 10-19. Lunedì chiuso. Per informazioni: 06/9417195.

.“Oltrepassare la pace” intende costituire una riflessione dell’arte contemporanea sui destini e gli umori di un tempo instabile e per questo propone allo spettatore un percorso artistico tra pittura, fotografia, scultura e installazione che dai primi decenni del 900 arriva fino ai nostri giorni. Motivo conduttore è il desiderio degli artisti di “oltrepassare” il concetto di pace, inteso come assenza di guerra, per ribadire l’idea di una sfida continua della creatività. L’artista infatti è colui che più di ogni altro è sensibile ai mutamenti del divenire storico. E l’arte è lo specchio della storia “e - come scrive Lidia Reghini di Pontremoli - gli artisti sono il nostro termometro storico”.
“Oltrepassare la pace” propone le opere di Alberto Abate, Bruno Aller, Franco Angeli, Ugo Attardi, Giacomo Balla, Afro Basaldella, Mirko Basaldella, Umberto Boccioni, Alighiero Boetti, Corrado Cagli, Antonio Corpora, Roberto Crippa, Roberto M. Federici, Tano Festa, Pietro Lista, Francesco Lo Savio, Roberto Morellini, Pino Pascali, Antonio Passa, Achille Perilli, Cristiano Pintaldi, Mauro Rea, Mario Schifano, Mario Sironi, Tancredi, Giulio Turcato, Franco Valente, Renzo Vespignani.

Cicogna
Sabato 16 agosto alle 19,40 presso l’ospedale di Marino, il sorriso di Valerio illuminava per la prima volta i volti di papà Aurelio, di mamma Maria Rosaria e la gioia di Francesco.
Il corridoio del reparto di maternità diventava all’improvviso troppo stretto per contenere la felicità di nonni, nonne, zie, zii e amici accorsi. Stretto e piccolo come queste poche righe che non possono contenere l’emozione grandissima e gli auguri che si vogliono fare alla famiglia intera e al nuovo venuto.
 I NOSTRI PAESI - pagina 9

Sommario anno XII numero 9 - settembre 2003