palestrina
Palazzo
Colonna Barberini
(Tania Simonetti-Marco
Cacciotti) - Palazzo Colonna Barberini fu costruito sulla cavea
teatrale del Tempio della Fortuna dai Colonna nel
XIII secolo, ma il papa Bonifacio VIII lo fece in gran parte distruggere,
come pure Eugenio IV nel 1437 con le truppe pontificie comandate dal
cardinale Giovanni Vitelleschi all’assalto di Palestrina, per
l’ostinata ribellione dei Colonna al papato.
Il palazzo venne interamente ricostruito nella seconda metà del
quattrocento da Stefano Colonna e dal figlio Francesco, come attestano
l’iscrizione posta sull’ingresso e lo stemma sul portale antistante.
L’architetto di Francesco Colonna, oltre a rendere accessibile il
palazzo mediante la costruzione di una via carrozzabile, provvide a
terrazzare la zona antistante uniformando in tal modo la scenografia
dell’insieme. Secondo l’opinione prevalente, il Bramante, nel 1504, si
sarebbe ispirato all’emiciclo del palazzo per la realizzazione del
cortile del Belvedere in Vaticano, dove avrebbe inserito oltre al
nicchione il motivo della
doppia rampa traversa, adottato in seguito anche da Michelangelo in
Campidoglio.
Il palazzo fu abitato dai Colonna fino al 1630, anno in cui il feudo fu
acquistato dal papa Urbano VIII, che lo concesse al fratello Carlo. Taddeo
Barberini, succedutogli dopo breve tempo, operò varie modifiche e
abbellimenti al palazzo. È suo lo stemma posto sotto la balaustra della
gradinata, con le armi dei Barberini e dei Colonna, perché sposò Anna,
un membro di questa famiglia.
Taddeo fece costruire l’attuale vestibolo e la nicchia semicircolare,
dove suo fratello, il cardinale Francesco Barberini collocò, nel 1640, il
celebre Mosaico del Nilo, opera ellenistica del I
secolo a.c., proveniente dall’antica aula absidata, ora conservato nel
museo in una sala superiore. Si tratta di uno dei più bei mosaici
tramandatoci dall’antichità che, per la complessità delle scene
raffigurate, ha dato adito a diverse interpretazioni. Si ritiene possa
essere messo in relazione con un altro mosaico detto “dei pesci”,
situato nella parte inferiore del tempio, nella zona corrispondente
all’attuale piazzale del Seminario.
Sulla sinistra del Palazzo Baronale, Taddeo Barberini fece ricavare la
chiesa dedicata a Santa Rosalia, alla quale si attribuisce il miracolo
della cessazione della peste che infierì a Palestrina nel 1656.
L’episodio è ricordato da un quadro del Maratta situato sull’altare
maggiore dentro una cornice in marmo cipollino, nel quale è raffigurata Santa
Rosalia con occhi rivolti al cielo, in atto di preghiera dinanzi ad
una distesa di malati e cadaveri. Un angelo, che rimette nel fodero la
spada, sta a significare la fine dell’epidemia. In una cappella, alla
quale si accede dalla sacrestia, sono tumulati vari membri della famiglia
Barberini, le statue che adornano i mausolei si presume siano opere del
Bernini. Fino al 1936 vi era custodita la statua
della Pietà detta di Palestrina, una delle celebri opere di
Michelangelo, attualmente a Firenze presso la Galleria dell’Accademia.
Le sale del palazzo conservano ancora in parte le decorazioni dipinte con
scene mitologiche, bibliche e storiche eseguite dalla scuola degli Zuccari.
Notevoli anche le pitture dell’appartamento detto di Urbano VIII,
rimasto di proprietà dei Barberini.
Il palazzo fu abitato ininterrottamente dai signori di Palestrina fin dal
1500 e fu abbandonato quando i Barberini,
nel 1856, si trasferirono in un altro palazzotto-villino, in posizione più
comoda nella parte bassa della città. L’antica dimora al principio del
XX secolo era così diventata assolutamente inabitabile.
Si deve al principe Don Luigi, la volontà e l’iniziativa di riportare,
agli inizi di questo secolo, il palazzo all’antico splendore
valorizzando anche le antiche strutture del tempio. Don Luigi volle
completare i lavori di restauro del palazzo riunendo nelle due sale al
piano superiore, accanto al mosaico del Nilo, qui posto dopo il restauro
del 1855, un’importante collezione di antichi monumenti raccolti dalla
sua famiglia durante gli scavi archeologici effettuati a Palestrina
nell’800.
Nel 1913 fu così aperto il Museo Barberiniano, che in pratica costituì
la base per l’attuale Museo Archeologico. Negli anni trenta il palazzo
fu nuovamente abbandonato a sé stesso e durante la seconda guerra
mondiale subì danneggiamenti e distruzioni, scomparvero per sempre
soffitti affrescati nel ‘500 e ‘600. Il suo restauro e la sua
trasformazione in Museo Nazionale, dopo l’acquisto di un’ala del
palazzo da parte del Ministero della Pubblica Istruzione, fu curata, negli
anni 50, dall’architetto Furio Fasolo. Dal 1956 il palazzo divenne sede
del Museo Archeologico Prenestino con materiale
proveniente dalla collezione Barberini e reperti locali. Vi sono statue,
busti e bronzi che vanno dal VI secolo a.C. al I d.C. Oltre al citato Mosaico
del Nilo, sono notevoli la Triade Capitolina
(Giove,Giunone e Minerva), la statua della Dea Fortuna, la
cista con Dioniso sorretto
da Pan e il rilievo con Traiano del II secolo d.C.
Bibliografia: (C.Rendina-Bonechi-Circolo Culturale R.Simeoni)
frascati
La
cittadella etnica di Viale Annibal Caro
(Nr) - Per tutta l’estate si è confermato il successo
della grande kermesse di FrascatiNotte, la cittadella etnica tra le
più apprezzate e visitate della stagione. Mentre altre simili
manifestazioni hanno dovuto ridimensionarsi se non chiudere i battenti,
vedi la mostra-mercato di Castel Sant’Angelo, FrascatiNotte, che
ha fatto registrare nella sola prima settimana di apertura le 40.000
presenze, ha goduto di ottima salute. Anzi con il trascorrere dei giorni
il flusso di turisti non ha mai accennato a diminuire. Il successo di
questo quarto anno di vita è dovuto soprattutto alla crescita impressa
alla manifestazione dall’A.R.Ca., che ha allestito in Viale Annibal Caro
un’area espositiva fieristica in piena regola, in cui è stato possibile
trovare l’arte e l’artigianato delle culture dell’America Latina,
dell’Africa e del Sud-Est asiatico, con oggetti provenienti dal Senegal,
Ghana, Costa d’Avorio, Camerun, Mali, Egitto, Marocco, Messico, Brasile,
Argentina, Perù, Ecuador, Borneo, India, Indonesia, Pakistan e
Afghanistan; oltre naturalmente all’artigianato italiano di alta qualità
ed alle esposizioni di pittura con artisti contemporanei di talento.
Inoltre, la manifestazione ha offerto una serie di iniziative collaterali
e di appuntamenti culturali, enogastronomici e sociali di rilievo, tra cui
il Torneo di Scacchi, organizzato in collaborazione con la Federazione
Italiana Scacchi, che si tiene il giovedì. Complimenti agli organizzatori
e arrivederci all’anno prossimo.
frascati
“Oltrepassare
la pace”
(Nr) - Nell’ambito delle manifestazioni organizzate
dall’Amministrazione comunale di Frascati per il 60° Anniversario del
bombardamento della Città, avvenuto l’8 settembre del 1943, Lidia
Reghini di Pontremoli e Elio Rumma presentano “Oltrepassare la pace”,
mostra d’arte contemporanea inaugurata alla presenza delle delegazioni
della città basca di Gernika-Lumo e dei paesi gemellati con Frascati
sabato 6 settembre 2003 nelle sale espositive delle Scuderie Aldobrandini
del Comune di Frascati. La mostra, organizzata con il Patrocinio del
Ministero per i Beni Culturali e Ambientali e in collaborazione con
l’Accademia di Belle Arti di Roma – Cattedra di Antropologia
Culturale, sarà visitabile fino a domenica 21 settembre 2003 dal martedì
al venerdì 10-18. Sabato e festivi 10-19. Lunedì chiuso. Per
informazioni: 06/9417195.
.“Oltrepassare la pace” intende costituire una riflessione
dell’arte contemporanea sui destini e gli umori di un tempo instabile e
per questo propone allo spettatore un percorso artistico tra pittura,
fotografia, scultura e installazione che dai primi decenni del 900 arriva
fino ai nostri giorni. Motivo conduttore è il desiderio degli artisti di
“oltrepassare” il concetto di pace, inteso come assenza di guerra, per
ribadire l’idea di una sfida continua della creatività. L’artista
infatti è colui che più di ogni altro è sensibile ai mutamenti del
divenire storico. E l’arte è lo specchio della storia “e - come
scrive Lidia Reghini di Pontremoli - gli artisti sono il nostro termometro
storico”.
“Oltrepassare la pace” propone le opere di Alberto Abate, Bruno Aller,
Franco Angeli, Ugo Attardi, Giacomo Balla, Afro Basaldella, Mirko
Basaldella, Umberto Boccioni, Alighiero Boetti, Corrado Cagli, Antonio
Corpora, Roberto Crippa, Roberto M. Federici, Tano Festa, Pietro Lista,
Francesco Lo Savio, Roberto Morellini, Pino Pascali, Antonio Passa,
Achille Perilli, Cristiano Pintaldi, Mauro Rea, Mario Schifano, Mario
Sironi, Tancredi, Giulio Turcato, Franco Valente, Renzo Vespignani.
Cicogna
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Sabato 16 agosto alle 19,40
presso l’ospedale di Marino, il sorriso di Valerio illuminava per
la prima volta i volti di papà Aurelio, di mamma Maria Rosaria e la
gioia di Francesco.
Il corridoio del reparto di maternità diventava all’improvviso troppo
stretto per contenere la felicità di nonni, nonne, zie, zii e amici
accorsi. Stretto e piccolo come queste poche righe che non possono
contenere l’emozione grandissima e gli auguri che si vogliono fare
alla famiglia intera e al nuovo venuto. |
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