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Sommario anno XII numero 9 - settembre 2003

 COSTUME E SOCIETÀ
In treno da Roccasecca ad Avezzano
(Luca Ceccarelli) - Alla partenza alla stazione di Roccasecca siamo in quattro più il capotreno. Roccasecca, che diede i natali a San Fontana LiriTommaso d’Aquino, quando venne costruita la prima ferrovia tra Roma e Napoli prima dell’unità d’Italia, era la frontiera che divideva il Regno delle Due Sicilie dallo Stato della Chiesa. Successivamente divenne un nodo ferroviario di grande importanza, quando nell’agosto del 1902 venne inaugurata, dopo più di vent’anni di lavori, la ferrovia che collega Cassino con Avezzano, mettendo in comunicazione, con una serie innumerevole di gallerie e ponti, la Valle del Liri con la Valle del Roveto. Esattamente un anno fa, nell’agosto del 2002, per iniziativa delle locali Comunità montane e di Trenitalia, si è festeggiato il centenario della ferrovia, che da poco era stata riaperta nel suo intero percorso, dopo una sospensione tra Roccasecca e Sora per via di una frana all’altezza della stazione di Arpino. Per l’occasione, si fece venire da Roma un treno d’epoca con locomotiva a carbone. 

Oggi, il servizio viene effettuato con degli autolocomotori a trazione diesel, quella trazione diesel che ha avuto una certa fortuna in Italia fino agli anni Sessanta. Successivamente, vuoi per la crisi petrolifera, vuoi per la limitata velocità e la limitata potenza, è caduta in declino. Rimane in vigore sulle numerose linee non ancora elettrificate che rimangono ancora in Italia, come appunto questa.
Per un breve tratto, la linea fiancheggia la Roma – Cassino, poi il suo binario unico si immerge solo soletto nella boscaglia, ed entriamo in un mondo diverso, più solitario e sonnolento. La prima fermata è Colfelice, poi Arce, arroccato su un cocuzzolo. Il sole ha arso la campagna, e i fiumi che si intravedono sotto di noi sono tutti prosciugati. Le fermate successive ad Arce sono Fontana Liri inferiore e Fontana Liri. Quest’ultimo centro, analogamente a Isola Liri, già nei primi anni dell’Ottocento aveva visto sorgere una serie di stabilimenti che, servendosi dell’energia elettrica fornita dal corso del fiume Liri, erano dedicati alla produzione e alla lavorazione della carta. Stabilimenti che oggi sono stati chiusi. Dopo Fontana Liri e prima di Isola Liri il treno ferma a Santopadre, che prende questo nome caratteristico dalla devozione che vi si tributava a San Folco, che, originario dell’Inghilterra, visse nel VII secolo in un eremo nelle vicinanze operando numerosi miracoli.
ColfeliceAlla stazione di Isola Liri l’Appennino ormai ci circonda con una nuda, maestosa chiostra di montagne. Abbiamo già attraversato diverse gallerie, che devono aver richiesto un lavoro notevole agli ingegneri, ai capimastri e agli operai che contribuirono a fornire l’Italia  di una rete ferroviaria moderna, capace di collegare anche i luoghi più impervi del territorio nazionale. Verso le due siamo alla stazione di Sora. Anche qui, come ad Isola Liri, un’edilizia popolare di scarsa qualità deturpa una parte del territorio. Sora è un centro industriale di una certa rilevanza, la sua stazione, che è grande e piuttosto in decadenza presenta ancora qualche segno di una gloria passata. Ancora negli anni Settanta era anche uno scalo merci pienamente attivo, prima che la dissennata politica delle Ferrovie dello Stato lasciasse che il trasporto delle merci passasse, in Italia, quasi completamente su gomma. Oggi il traffico merci su questa ferrovia è praticamente scomparso.
Dopo Sora sono saliti diversi altri passeggeri. Ci si ferma a Compre San Vincenzo e a Ridotti – Collepiano. Nonostante il pomeriggio estivo, si sente che l’aria è più fresca, e siamo più in alto. Stiamo entrando in Abruzzo, e passando dalla Valle del Liri alla Valle del Roveto. Ora, a differenza di prima, tutti i corsi d’acqua sono ancora ben carichi. Per un certo periodo, almeno fino all’altezza di Cupone, il paesaggio si è fatto decisamente montano e gli alberi alti e robusti. Si vedono anche alcuni abeti. Poi, mano a mano che ci si avvicina ad Avezzano, la montagna torna brulla. Quello che colpisce, qui come in precedenza, è il contrasto tra i giganteschi ponteggi e pilastri di varie superstrade e autostrade, e il mimetizzarsi della ferrovia nella natura, con i suoi ponticelli in ferro e le sue gallerie. Verso le tre, perfettamente in orario, facciamo il nostro ingresso alla stazione di Avezzano.
Troppo decentrata per stimolare l’interesse ad un potenziamento, ma sufficientemente frequentata, finora, da scoraggiare eventuali proposte di soppressione,  senza dubbio, si tratta di una delle infrastrutture viarie più ardite d’Italia, che non a caso ha richiesto circa un ventennio di lavori. Ma si tratta, anche, di una delle passeggiate ferroviarie più belle, tra montagne maestose, boschi, borghi antichi abbarbicati sulle montagne come spruzzi bianchi da cui emerge un campanile.
 COSTUME E SOCIETÀ

Sommario anno XII numero 9 - settembre 2003