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Sommario anno XII numero 9 - settembre 2003

 LE GRANDI IDEE DELLA SCIENZA
Le ipotesi non euclidee          (3a puntata)
(Luca Nicotra) -  6. Del dimostrare: proposizioni primitive e derivate.
Le proprietà delle figure geometriche sono organizzate con una struttura logica identica a quella delle definizioni delle figure. Esse sono Archimede di Siracusaespresse da proposizioni del tipo “se è vero p, allora è vero q”, la cui verità è dimostrata mostrando come la verità di q è una conseguenza logica della verità di p, in virtù di altre proposizioni già dimostrate. La verità di queste, a sua volta, è stata dimostrata deducendole da altre proposizioni già dimostrate, e così via. Si presenta, pertanto, la stessa situazione che abbiamo già incontrato a proposito delle definizioni delle figure geometriche, vale a dire ci troviamo di fronte ad un processo iterativo di derivazione logica di ogni proposizione dalle precedenti, cioè da proposizioni che sono antecedenti nell’ordine logico deduttivo secondo cui tutte le proposizioni della nostra geometria sono strutturate. È ovvio, allora, che anche per le proprietà delle figure, come per le definizioni degli enti geometrici, il processo deduttivo deve avere un principio, costituito da proprietà la cui verità non può essere ulteriormente derivata da quella di precedenti proprietà, almeno ricorrendo agli strumenti della matematica. Tali proprietà, che stanno all’inizio del processo deduttivo che genera tutte le altre proprietà delle figure geometriche, sono dunque indimostrabili, così come gli enti primitivi sono indefinibili. Esse esprimono relazioni fra gli enti primitivi e, per la funzione svolta, sono denominate proposizioni primitive o indefinite o fondamentali, note più comunemente anche come postulati o assiomi.
7. La geometria esatta degli enti astratti.
Precedentemente, abbiamo visto come la scoperta delle grandezze incommensurabili abbia portato all’introduzione in matematica dei numeri irrazionali e al concetto d’infinito. L’altra grande rivoluzione riguardò l’antica concezione atomistica o monadica delle figure geometriche, secondo la quale queste sarebbero formate da un numero finito di punti materiali indivisibili, minuscoli, ma di dimensioni finite, detti “monadi” dai pitagorici. Infatti, se tale ipotesi fosse vera, tutte le grandezze geometriche dovrebbero essere commensurabili, poichè, anche nel caso in cui una grandezza A non contenesse un numero intero di volte un’altra B, esisterebbe pur sempre il punto-monade come sottomultiplo comune di A e B. La scoperta dell’esistenza di grandezze incommensurabili, invece, dimostrò la falsità dell’ipotesi delle monadi e obbligò ad abbandonarla, trasformando la vecchia concezione degli enti geometrici da materialistica ad astratta: il punto, la retta, il piano e tutte le altre figure geometriche divennero entità immateriali e astratte, essendo la loro idea “astratta” da oggetti del mondo fisico.
Dalla geometria approssimata degli enti sensibili si passò, dunque, alla geometria esatta delle idee.
8. La validità delle idee e proposizioni primitive: realtà fisica, logica o puro pensiero?
Ritorniamo ora al nostro problema degli oggetti e delle proprietà da porre all’inizio, rispettivamente, della catena di definizioni e della catena di dimostrazioni.
Nel caso della geometria esatta delle idee, gli oggetti-principio, detti più propriamente idee indefinite o primitive o fondamentali, non possono essere mostrati, come nel caso della geometria degli enti sensibili, essendo astratti, e quindi non sono suscettibili di una conoscenza sensoriale diretta. L’unico mezzo per conoscerli è menzionarne il nome e illustrarli con le proprietà fondamentali di cui godono, vale a dire con gli assiomi. Idee e proposizioni primitive sono i fondamenti della geometria, perché su di esse è costruita tale scienza.
Ma quali idee primitive e assiomi scegliere? L’uomo si è sempre posto il problema della “verità”. È naturale, quindi, prendere in considerazione le idee primitive e gli assiomi che si ritengono veri. Ma come essere sicuri della loro verità, se non sono definibili e dimostrabili?
Oggi sappiamo che per risolvere questa difficile questione sono possibili tre vie, alle quali si è giunti successivamente nel corso dello sviluppo del pensiero matematico, ciascuna corrispondente ad uno degli indirizzi di pensiero, intuizionismo, formalismo e logicismo, secondo cui i matematici hanno affrontato finora il problema dei fondamenti della loro scienza.
La via dell’intuizionismo s’impose storicamente per prima e fu seguita per lunghissimo tempo, essendo la più semplice e naturale, in quanto rispondente al concetto universalmente diffuso di “vero”, inteso come ciò che è confermato dalla realtà fisica; le vie del formalismo e del logicismo, invece, si palesarono soltanto in epoca relativamente recente (secoli XIX e XX), in seguito al lavoro di analisi critica dei fondamenti della matematica, nonché al radicale mutamento del concetto di vero in matematica conseguente all’avvento delle geometrie non-euclidee e all’affermarsi del concetto di struttura.
8.1. Le idee e le proposizioni primitive sono vere se sono derivate dalla realtà fisica.
Fino all’avvento delle geometrie non- euclidee, l’uomo ha considerato “vero” tutto e soltanto ciò che era in accordo con la realtà fisica. Purtroppo i metodi per stabilire questo accordo non sono stati sempre corretti, per il fatto che la realtà fisica è complessa e presenta diversi livelli; quindi la sua investigazione comporta un adeguato e acuto lavoro di analisi che è iniziato soltanto con Galileo. Basti pensare alle errate argomentazioni, che pur si appellavano alla realtà fisica, elaborate da Aristotele per la fisica e agli sforzi immani che dovette sostenere Galileo per confutarle! È comprensibile, dunque, che la via più naturale sia stata, per lunghissimo tempo, assumere, quali idee primitive da porre all’inizio dell’edificio geometrico, enti geometrici suggeriti dall’esperienza quotidiana e privati di qualsiasi attributo materiale, tali da poterli considerare come gli elementi costitutivi di tutte le forme rintracciabili nella realtà fisica. Si tratta, dunque, del punto di vista intuizionista, di cui sono stati strenui propugnatori Henry Poincarè, L.E.J. Brouwer ed Hermann Weyl, secondo cui le idee primitive hanno significato e valore soltanto se idealizzano dati sensoriali del mondo fisico, perché in tal modo consentono di edificare una geometria in grado di fornire una conoscenza di esso. In tale ottica, le idee primitive di punto, retta e piano, assunte a fondamento della geometria euclidea, possono essere pensate derivate per astrazione dalle corrispondenti immagini, o rappresentazioni sensibili, facilmente rintracciabili nel mondo fisico che ci circonda, in altre parole sono modelli astratti derivati da corrispondenti modelli concreti. Il segno lasciato sulla carta dalla punta di una matita fornisce un’immagine (modello concreto) di punto, concetto al quale si giunge facendo astrazione (modello astratto) dalla consistenza materiale e dalle dimensioni, sia pur piccole, di quel segno. Naturalmente, molti altri modelli concreti di punto possono essere individuati in natura: la punta di uno spillo, un granellino di sabbia, e qualunque altro corpuscolo le cui dimensioni, in ogni direzione, sono trascurabili rispetto alle altre in gioco. Analogamente, il modello astratto di retta può essere suggerito da modelli concreti costituiti, per esempio, da un’esile cordicella tesa fra due chiodi o da una sottile asticella di legno o, più in generale, da qualunque altro oggetto in cui una dimensione (lunghezza) prevale in maniera cospicua sulle altre due (larghezza e spessore). Anche in questo caso, il processo di astrazione mentale, privando la cordicella della sua consistenza materiale e delle sue dimensioni trasversali, ha condotto all’idea di segmento di retta e, successivamente, prolungando idealmente all’infinito le estremità di questo, all’idea di retta. Infine, il modello astratto di piano può pensarsi derivato da un modello concreto quale il piano di appoggio di un tavolo, privandolo, mentalmente, della sua consistenza materiale, del suo spessore e prolungandolo in tutte le direzioni in esso contenute.
Insomma, il processo mentale di creazione dei modelli astratti degli enti primitivi punto, retta e piano dai corrispondenti modelli concreti lascia sopravvivere le caratteristiche immateriali intrinseche: il punto, privato di ogni sua propria dimensione, indica semplicemente una posizione nello spazio; la retta, con la sua unica dimensione, indica una direzione nello spazio; il piano, con le sue infinite direzioni, indica una giacitura nello spazio. Ovviamente anche gli assiomi, essendo utilizzati per fissare la conoscenza delle idee primitive, sono ricavati dall’osservazione sensoriale delle proprietà fondamentali di cui godono i modelli concreti di queste. In altri termini, per gli intuizionisti, i fondamenti della geometria sono suggeriti dalla realtà fisica ed hanno in essa la loro matrice.
8.2. Le idee e le proposizioni primitive come simboli e regole arbitrari.
La seconda via per scegliere le idee primitive differisce notevolmente dalla precedente, giacché considera il loro parto come pura opera del pensiero, vale a dire le idee primitive non hanno necessariamente un legame con il mondo fisico, ma sono liberamente inventate dall’intelletto umano. Di conseguenza, non è possibile utilizzare come assiomi proprietà tratte dall’esperienza sensoriale di modelli concreti, che, in tal caso, in generale non esistono; l’unica via a disposizione è stabilire anche gli assiomi arbitrariamente, in altre parole inventarli. È il punto di vista formalista, di cui furono sommi esponenti J.W.R. Dedekind, Giuseppe Peano e David Hilbert, che considera unicamente l’aspetto formale logico-strutturale e non ritiene essenziale, per stabilire la validità delle idee primitive, rivolgersi al di fuori della geometria, come fanno da una parte gli intuizionisti, appellandosi all’esperienza fisica, e dall’altra i logicisti, invocando i principi della logica; al contrario, le idee primitive hanno soltanto il compito di consentire di edificare su di esse una geometria, vale a dire sono pure ipotesi, la cui validità è garantita unicamente dalla non contraddittorietà degli assiomi che le definiscono implicitamente. In tal modo la geometria sarebbe essenzialmente un gioco logico di manipolazione di simboli e regole arbitrari che soltanto accidentalmente, in qualche caso, possono rispecchiare la realtà fisica e quindi consentire la conoscenza del mondo esterno.
8.3. Le idee e le proposizioni primitive riconducibili ai principi della logica.
I logicisti, che ebbero i loro capiscuola in Gottlob Frege e in Bertrand Russell, pur apprezzando molto lo strutturalismo del formalismo, non accettano l’idea di una geometria intesa come sterile applicazione di regole arbitrarie, sia pure logicamente coerenti, a simboli arbitrari, frutto unicamente del pensiero umano. Essi sono accomunati agli intuizionisti nel perseguire la ricerca della validità dei fondamenti della geometria al di fuori di essa, ma, a differenza di quelli, ritengono che la validità delle idee primitive e degli assiomi vada ricercata nei principi della logica, alla quale hanno tentato di ridurre non soltanto la geometria ma anche l’intera matematica.
Fine della terza puntata

Note:
1 - I matematici usano quasi sempre il termine “proposizione” in luogo di “proprietà”, poiché questa, in definitiva, è espressa da una proposizione.
2 - Oggi i termini assioma e postulato sono considerati perfettamente sinonimi. In tempi passati, invece, pur denotando entrambi le proposizioni primitive, erano utilizzati con una differenza di carattere “psicologico”: assioma era la proposizione primitiva di per sé evidente, mentre postulato era quella non evidente e che, pertanto, si “postulava”, vale a dire si chiedeva, al lettore, di accettare per vera, nonostante la sua mancanza di evidenza. È ovvio che questa distinzione era accettabile quando si riteneva che le proposizioni primitive potessero essere tratte soltanto dal mondo sensoriale e quindi fossero soggette unicamente al vaglio dell’intuizione. Oggi, invece, tale distinzione non ha più senso, giacché le proposizioni primitive possono avere origine anche dalla logica o dal libero arbitrio e non avere quindi nessun attributo di evidenza intuitiva.
 LE GRANDI IDEE DELLA SCIENZA

Sommario anno XII numero 9 - settembre 2003