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Sommario anno XII numero 9 - settembre 2003

 L'ANGOLO DELLA POESIA
Come nebbia
mi avvolge
mi separa dal mondo

Tutto sembra lontano
suoni ovattati giungono

Da dentro
suoni e luci emergono
dolci e decisi

Musica melodiosa si frange
sulla nebbia
si sparge e torna

Luce sfavillante la irraggia
non trapassa
si riflette e abbaglia

Sempre più lontano
il mondo
Armando Guidoni

 Un soffio d’amore
sul tuo dolce volto

Un dolce risveglio
affacciato
su questo meraviglioso mondo

Noi protagonisti
Armando Guidoni

d’un obiettivo
faccio la strada
che quando durante
mancano parti

dell’obiettivo
sceno il pilastro
che poi
a far gittata del ponte
scompaiono i pezzi

strada a metà
quando i tiranti
sono scomparsi

d’andare giù
che a ripararmi
son d’emozione

che ciclo d’umore
a raddrizzar caduta
guida il substrato*
(*il mio corpo)

ma d’esser fermo alla terra
mosse non faccio
e avverto solamente
il dilagar d’umore
antonio

Un piccolo uomo
In me.
C'è una strana sensazione, in me;
sembra che qualcuno chieda di uscire.
Sobbalza, s’agita, scalpita.
Non capisco cosa vuole.
Allora cerco una soluzione:
mi rilasso un po’,
ma lui non ne vuol sapere.
Gli domando, cosa mai sia successo,
e lui, raggiunge un mio pensiero, ed io capisco.
“Sai! quel giorno, sì, quel giorno:
eri solo, dimenticato da tutti,
e cercavi ragioni in qualunque cosa.
Ti prego, lasciami uscire,
ti posso aiutare, se vuoi”.
Allora mi arrendo, esce.
La mano scrive, scrive,
irrefrenabilmente sembra non fermarsi più;
freneticamente mi concentro e fermo il tempo.
Ed eccolo:
colui che mi parlava, ora è qui, su questo pezzo di carta.
M’ha aiutato, ho capito ed ho reagito.
Grazie a lui ora mi rendo conto che comunque,
quel giorno, sono esistito.
Marco Strabili

Rozzano

Respiro Rozzano da circa tredici anni
Corpi cicatrizzati mi accolgono
per il consueto caffè mattutino
La disperazione sale all‚alba
su volti che non conoscono
parole (vuote) di sparuti gabbiani
che sorvolano cime tempestose
(arroccati nelle vostre torri di burro)
o di piccoli insignificanti amori-amanti
che non scalfiscono
l‚obbligato niente
di cui si ciba quel bambino
tra Via dei Garofani e Via dei Gelsomini
I fiori finti del potere (accanto)
confinano con queste favelhas
Strano contrasto (questo)
di un fiorista che profuma
solo il suo baracchino
come un deofresh
per il refrigerio di ascelle
che la paura suda
e la sera si ribella di giungere...
Sebastiana è morta
uccisa dall'indifferenza
di chi ha sempre disprezzato
la vita sfortunata
per la quale non valeva la pena donare un fiore
Muore anche la poesia
capace di pulire le ali del potere
come quelle vespe fastidiose
che ti si appiccicano sulla pelle umida
pensando di farti un favore
Maledette zecche
Maledette parole
Non hanno salvato la vita
a chi voleva odorare
il profumo vero
di un fiore...qualsiasi...
Marco Saya

Sei un disegno

Sei un disegno con un tratto senza fine,
la  voglia di rinnovare la vita di sempre,
imprigionati noi di noi vibriamo gioiosi
dei suoni che assimiliamo,
nelle tue gocce un po di me
nelle tue labbra tutto il soffio dei venti,
assoluto univoco volo.
Ettore Vai

Mare incantato

Desto rimango fin sull'aurora
godendo l'estasi della riviera
denso e selvaggio il profumo sale
dell'aroma marina in evaporazione
milioni di diamanti all'apparir del sole
brillano e ondeggiano senza posa      
quieto respiro e m'inebrio di vita
in un romantico abbraccio con la natura.
Odo melodie venir di lontano
sussurrate dal vento appena pronunciato
nell'ampio ricamo intravedo sirene
di cui bellezze non so narrare
vele variopinte colorano il sogno
d'un languido pittore innamorato
soave il gesto imprime la magia
fermando il tempo s'un lembo telato.
Giace il mio cuor sullo scenario
m'accingo al rientro ancor trasognato
era questo il mare quando è incantato.
Ennio Masaniello

Lacrime della musica

bagnano la pelle
penetrano l’anima
scuotono fibre indolenti
svegliano passioni dormienti

Nostalgia di me s’innalza

Sento passato e futuro
nel presente muto e sordo
al suonar dell’anima
Armando Guidoni

Non sono tagliato per riflettere

o peggio ancora per brillare
d’ingegno

amo le matte profondità
e le secche dell’acqua
e ogni altro tipo di coesistenza
incongrua

come credere in Dio
facendo finta che è vero.
Biagio Salmeri

Libertà di un felino

I suoi occhi verdi
Come la speranza
Di vivere.
Il suo sguardo
Furbo,
è un mare
dove spesso navigo e,
mi perdo…
poi mi accorgo
quanto la sua anima
sia libera
del corpo felino e,
volo nella sua mente,
senza mai precipitare.
Valentina Bovi

Salva con nome

Col vento di belle giornate fredde,
strano come lo sterco di vacche lontane
odori nella metropoli
e sa di buono in confronto.

Senza nuvole, a somigliarvi
Nell’azzurro uniforme,
solo scie di Tornado
e i Ghibli di supporto.

Anche dell’alto e potente
si sfilaccia e svapora
il segno d’ogni passaggio.
Non mi consola né mi compunge.

Sul divano, scaldato da una lama di sole,
alla mia mano abbandonata
il cane fa testine e naso umido.
E c’è ancora vita.
Davide Riccio

Alchimia

Si cela oltre il confine
segnato sui nostri corpi,
nutre una speranza sincera
e dimora nella terra,
nell'armonia accordata
ai primari elementi.
Viaggia, l'ermetica formula,
di sconsiderata innocenza,
attraversa consueti sogni
per abbandonarsi al vento:
improbabile eterea essenza
che nel lambire il limite
brucia di rinnovata esistenza
e si disperde, dolcemente,
nel soffice congiungersi
alle perdute origini,
per liquefatta sorgente
dove scorre la vita.
Enrico Pietrangeli

Mea Culpa

La notte ricevere un dono prezioso,
che folgora a pieno,
tralucendo di realtà così dolorosa
d’abbagliarne l’anima.

“T’abbaglia mio povero occhio vergine?”
D’incomprensione fosti ammalato, prima;
conoscendoti direi: sepolto.

Incidersi palpitando d’emozione
Il sentimento
In profondissime piaghe,
e subito nasconderlo al mondo.

Già t’avevo vista timidezza d’angelo,
fosti l’inconsapevole seduttrice bambina,
che a sguardi di madreperla alterna
il riso divino di chi non ha peccato.

Che dire di me: non mi possiedo più;
ormai, trafugato dello scheletro
che mi tratteneva, non mi resta
che accasciarmi e restare
immobile ad aspettarti.

Conoscere una donna in sogno,
ed amarla ancor da sveglio.
Mea Culpa.
Stefano Tiglio
 L'ANGOLO DELLA POESIA

Sommario anno XII numero 9 - settembre 2003