È
giusto punire chi fa uso di droga?
(Carlo Climati) - L’annuncio di un prossimo disegno di
legge che prevede il sanzionamento del consumo di droga ha suscitato molte
polemiche. Ovviamente, per combattere un problema così importante, non ci
si può limitare a questo. Occorre, soprattutto, potenziare la prevenzione
e il recupero. E poi, bisogna saper tendere una mano vera ai tanti giovani
che sono usciti dal tunnel della tossicodipendenza, aiutandoli a
reinserirsi pienamente nella società. Auguriamoci che questo disegno di
legge non diventi un’occasione per punire soltanto i tossicodipendenti
poveri ed emarginati. Speriamo, invece, che possa colpire con durezza quei
ricchi e potenti, troppo spesso intoccabili, che consumano abitualmente
cocaina senza mai essere sfiorati dalla giustizia. Oltre a questo, bisogna
porsi una domanda: punire chi fa uso di droga, anche “leggera”, è una
limitazione della libertà personale?
Oggi, purtroppo, il termine “libertà” viene spesso inteso come
“libertà di fare tutto”. Un invito a fare ciò che si vuole. In realtà,
la vera libertà esiste quando l’uomo comprende il valore della
“cultura del limite”.
Per essere davvero liberi è necessario porre dei confini morali alle
proprie azioni. Altrimenti, tutto diventa lecito. Non c’è più rispetto
per se stessi e per gli altri. Per giustificare certi comportamenti
negativi viene utilizzata un’altra parola molto popolare: “libertà di
scelta”.
Oggi si sente spesso dire che drogarsi è una “scelta”, abortire è
una “scelta”, suicidarsi è una “scelta”, prostituirsi è una
“scelta”, andare con le prostitute è una “scelta”... Ma che
cos’è la scelta? La scelta è una cosa personale, che non tocca o
danneggia gli altri. Quando vado dal gelataio, io “scelgo” di comprare
un gelato alla frutta invece di quello al cioccolato. E quindi, faccio una
“scelta” del tutto personale, che riguarda i miei gusti. Ma
l’aborto, il suicidio, la droga, la prostituzione non si possono
considerare delle “scelte”, perché toccano e danneggiano direttamente
qualcun altro. L’aborto è la soppressione di un essere umano indifeso
nel grembo materno. Il suicidio genera il dolore di tanta gente. La droga
spinge l’uomo a non pensare e, quindi, a danneggiare la società. La
prostituzione alimenta un mercato di schiavitù, di violenza e di morte.
Oggi, con la scusa della “scelta”, ci si sente autorizzati a compiere
il male. Invece, sarebbe il caso di capire che noi non siamo soli. E che
tutte le nostre “scelte” sono legate alla vita di altri esseri umani.
Ce lo ha fatto capire, tanti anni fa, il regista Frank Capra, con
un’immagine molto bella del film “La vita è meravigliosa”.
È la storia di un angelo che riesce a distogliere un uomo in crisi,
George Bailey, dalla sua intenzione di suicidarsi.
George (l’attore James Stewart), nel corso della sua esistenza, non
aveva fatto altro che seminare il bene. Aveva costruito un villaggio per i
poveri e salvato la vita a suo fratello Harry. Il fratello, a sua volta,
aveva salvato la vita a tanti soldati, durante la guerra. L’angelo
mostra a George come sarebbe stata diversa, e triste, la sua città se lui
non fosse mai nato. Nessuno avrebbe mai costruito le case per i poveri. E
nessuno avrebbe salvato la vita a suo fratello, il quale, essendo morto,
non avrebbe potuto salvare i soldati. L’angelo dice a George: “La vita
di un uomo è legata a quella di tanti altri uomini. E quando quest’uomo
non esiste, lascia un vuoto”. È questo che bisogna ricordare. Che non
siamo soli. Ogni nostra scelta può condizionare, nel bene o nel male, la
vita degli altri.
Sulla base di queste considerazioni, perciò, punire chi fa uso di droga
non si può considerare un’iniziativa sbagliata. La “scelta” di
drogarsi, infatti, non fa male soltanto al consumatore. Fa male alla
società intera, che ha il diritto e il dovere di difendersi.
Un altro aspetto importante da considerare è quello dell’influenza di
certi “cattivi maestri” sui giovani. In particolare, troppi messaggi
negativi arrivano dal mondo della musica. Non si può negare una certa
leggerezza, da parte di tanti artisti, nell’affrontare un tema delicato
come quello della droga. Troppi cantanti fanno pubblicità alla marijuana
e contribuiscono ad alimentare la non-cultura dello spinello facile.
Quando ci si rivolge a un pubblico di ragazzi, bisogna fare molta
attenzione a ciò che si canta. Non è giusto pubblicizzare alcun tipo di
droga, perché tutte le droghe rappresentano una non-cultura di degrado e
di possibile riduzione in stato di schiavitù.
Nel mondo della musica, fortunatamente, stanno aumentando le testimonianze
di artisti che diventano modelli positivi per i giovani.
Molte di queste esperienze si possono trovare nel portale
www.informusic.it, dedicato alla musica cristiana. Sono tanti, ormai, gli
artisti che hanno scelto di cantare contro la droga, lasciando ai giovani
qualcosa di vero da portare “dentro”: una speranza, un segno, una
vittoria su quel grande vuoto che non riuscirà mai a catturarci.
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