rocca
di cave
Il
castello
(Tania Simonetti – Marco Cacciotti) - Il comune di Rocca di
Cave è situato sui Monti Prenestini vicino al fosso di Capranica, ramo
sorgentizio
del fiume Sacco. Numerosi documenti testimoniano che il castello è stato
uno dei più antichi insediamenti della regione. Sorto sul finire del X
secolo, ad opera dei monaci di Subiaco.
La prima notizia risale
al 1101, allorché papa Pasquale II lo tolse a Pietro Colonna, che lo
aveva occupato, e lo diede al Monastero Romano di S. Ciriaco. Nel sec.
XIII fu degli Annibaldi, che nel 1400 lo vendettero ai Colonna, del ramo
di Genazzano. Per via matrimoniale o per successione ereditaria vi furono
reciproci passaggi di proprietà, fra Colonna e Annibaldi
Un quarto del castello fu confiscato ai medesimi Annibaldi da
Bonifacio IX, che nel 1401 lo cedette ai Conti. Sempre in quello stesso
anno una parte fu venduta agli Orsini, di Tagliacozzo.
Poco dopo il castello fu
dato in permuta ai Colonna, ma del ramo di Palestrina, da questi passò al
ramo di Paliano, che lo conservò, salvo brevi intervalli.
Nel settembre del 1501,
papa Alessandro VI, dopo che ebbe vinto la resistenza dei grandi feudatari
laziali, confiscò tutti i possessi dei Colonna, per assegnarli ai figli
Rodrigo e Giovanni, ma furono rapidamente recuperati alla morte del
pontefice nel 1503. Confiscati ancora da Paolo III ad Ascanio Colonna nel
1541, furono restituiti alla sua morte nel 1549.
Ripresi una terza volta
da Paolo IV nel 1556, furono attribuiti ai suoi familiari Carafa.
Il castello è a pianta
quadrangolare con le robuste mura che sostengono l’andamento della
roccia, gli spigoli sono rinforzati da torri quadrangolari.Vi si accede da
un piccolo ingresso ad arco, l’interno ingloba un torrione circolare che
risale alle origini dell’abitato.
All’interno del
castello si trovava la chiesa di S. Pietro mentre, al centro spostato a
sinistra vi era il mastio, che aveva una circonferenza di 27 metri.
Dominava da questa posizione la valle del Sacco, la campagna Prenestina e
quella Romana, nonché la fascia del mare Tirreno tra Anzio ed Ostia.
Delle fortificazioni
medioevali rimane una torre del sec. XIII.
Oggi, questo manufatto
è alto 11 metri: la metà rispetto all’originale. All’interno di esso
ce n’è uno più antico. Dal castello lo sguardo spazia sulla campagna
circostante e si collega con un’altra fortezza del sistema difensivo dei
Colonna, quella di Capranica Prenestina.
Oggi il castello ospita
la sede del Museo Civico Geo Paleontologico “Ardito Desio” dove
poster, vetrine, diorami, plastici ricostruiscono la sequenza di eventi
che hanno caratterizzato la storia del Lazio lungo 250 milioni di anni
fornendo, al visitatore, un quadro d’insieme il più preciso possibile.
Il Mastio del castello
ospiterà la stazione osservativa del Gruppo Astrofili Hipparcos,
per la ricerca amatoriale e la didattica delle scienze astronomiche.
Bibliografia: ( Istituto
Italiano Castelli – Bonechi –L ’Agostiniana)
frascati
Affascinante
omaggio alla poesia
(Mariacristina Faraglia)
- Quello con Ilaria Tucci è stato un incontro
inaspettato e sorprendente. Ilaria è laureata all’Accademia di arte
drammatica e tra le varie esperienze ha recitato con Irene Papas nelle
“Troiane”, rappresentazione svoltasi a settembre 2003 nella periferia
romana di Tor Vergata. Ora è impegnata in una lettura di poesie
nell’Auditorium delle Scuderie Aldobrandini a Frascati , al fianco di
uno scrittore emergente, Riccardo Agresti. Qui da Giugno 2003, per
iniziativa del Comune, le voci di Ilaria e Riccardo hanno reso omaggio a
diversi poeti europei: Dylan Thomas, Federico Garcia Lorca, Auden e Dino
Campana. Ed è proprio in occasione di quest’ultimo incontro, dedicato
al poeta italiano, che Ilaria mi ha raccontato la sua esperienza di
giovane attrice e che io ho potuto con entusiasmo assistere a questo
affascinante omaggio alla poesia. Nell’Auditorium un piccolo palco nudo,
stagliato su mura bianche, si offre agli ascoltatori in tutta la sua
semplicità. Ma non sembra mancare nulla; basta la voce della poesia a
creare l’atmosfera giusta. È Riccardo ad iniziare con delle brevi ma
esaurienti riflessioni sul poeta, accompagnate da cenni biografici. È il
grande amore per la letteratura che ha spinto Riccardo a conseguire una
profonda cultura da autodidatta. Le sue parole poi lasciano spazio alla
recitazione, che colpisce subito per la sua originalità. La poesia non
assume più la forma di un monologo, ma di un dialogo, in cui Ilaria
diviene la voce del poeta, la sua incarnazione e Riccardo assume le vesti
del lettore ideale (recitando testi scritti da lui stesso), il lettore
desideroso di fare domande al suo ispiratore. Non si trovano certo delle
risposte; il contro canto è una ricerca, un continuo interrogarsi, è un
desiderio di conoscere il poeta e attraverso lui se stessi. Questo
lettore, così sensibile all’arte, pone domande, fa riflessioni talvolta
in versi, o tenta anche di dare delle spiegazioni. In una perfetta armonia
le due voci si alternano e la poesia torna ogni volta a risuonare
nell’intonazione di Ilaria, mai monotona, sempre sorprendente. Ogni
poeta è un mondo a se e Ilaria cerca di farne parte, di trovarne ogni
chiave d’accesso. Ma come affronta un’attrice di teatro la lettura di
una poesia? “Il poeta è per me un personaggio” spiega Ilaria “ma
con delle profonde differenze. I personaggi dei testi non esistono, o
meglio tornano a vivere solo sulla scena e lo fanno in funzione di altri
personaggi. Ciascun personaggio va costruito sulla relazione che ha con
gli altri. Ed è in essi che l’autore si camuffa, e si rivela. Il poeta
invece è reale, recita se stesso, senza intermediari, parla delle sue
emozioni. Egli ha tutto un vissuto alle sue spalle e il problema per me è
non tradire l’essere umano, è rispettarlo. E Il tradimento si rischia
sempre, perché nel recitare si deve comunque mettere in gioco le proprie
emozioni, dare una interpretazione per non ridursi ad un mero esecutore.
Il teatro allora diventa il gioco “del se fosse”, in cui l’attore
cerca di entrare nei panni del poeta, di vivere con l’immaginazione le
sue esperienze. Così il dato biografico aiuta a capire ma ci da una
grande responsabilità e può indurci a tradire di più. Voglio dire che
bisogna inevitabilmente passare per lo stereotipo per poi saperlo
superare. Bisogna passare per la pazzia di Campana per capire la sua
poesia senza però ridurre la sua immagine a quella di un pazzo.”
Anche con l’abbigliamento
cerchi di immedesimarti nel poeta? “Creare il costume del personaggio è
molto importante. Un attore quando studia un personaggio deve essere
colpito nella sua immaginazione da vari elementi che glielo ricordino:
musica, libri, pittura. Così per i vestiti. È una cosa che mi veniva
sempre naturale; anche nelle prove portavo un oggetto che per me
rappresentava il poeta. Così per Garcia Lorca non ho potuto fare a meno
di mettere la gonna rossa, perché lui è rosso, è passione pura. Ma
Campana è stato quello che ho amato più di tutti, ed infatti è stato
l’unico per cui mi sono vestita da uomo, anche se non fedelmente alla
descrizione di Soffici. Non aveva importanza perché ciò che cerco di
ricreare è l’atteggiamento del poeta, non il vestito. È stato un altro
piano su cui lavorare e divertirsi anche, perché questo lavoro è
innanzitutto divertimento.”
Tutto questo richiede uno
studio accurato del poeta. Come ti prepari agli eventi?
“Prima dell’inizio del
ciclo Riccardo mi ha dato l’elenco dei poeti e così ho potuto iniziare
uno primo studio individuale. Ma la vera preparazione viene raggiunta di
volta in volta. Due settimane prima di ogni evento Riccardo mi indica dei
testi da studiare, in numero maggiore rispetto a quelli che effettivamente
andremo a leggere. Il nostro incontro avviene in un bar, dove sembra
ricrearsi davvero l’atmosfera di un caffè letterario e di fronte ad un
aperitivo iniziamo a parlare del poeta. Riccardo diviene il mio maestro in
un contesto però del tutto informale. Poi a casa il mio studio continua
individualmente, finché non arriva il secondo incontro con Riccardo in
cui facciamo anche una prova di tempo e di recitazione. È allora che
ricevo l’elenco definitivo dei testi, talvolta mio malgrado perché la
selezione sacrifica testi su cui avevo meditato intere notti come nel caso
di ‘Crepuscolo Mediterraneo’ di Dino Campana. Durante questi incontri
tra me e Riccardo è nato un vero feeling, il nostro è divenuto un
dibattito in cui anch’io posso dar voce alle mie idee sul poeta.
Riccardo dice che questa intesa è sorta perché anch’io scrivo, e così
la scrittura diventa il nostro spazio comune, anche se il mio punto di
vista rimane quello di un’attrice e il suo quello di uno scrittore.
Potrei dire che pur non parlando la stessa lingua noi capiamo la stessa
lingua.”
Sento che sei emozionata nel
parlarmi di queste cose. Cosa ti ha lasciato questa esperienza? “Mi ha
insegnato innanzitutto un grande senso di responsabilità. Del resto a
scuola ci hanno sempre detto che recitare è una grande responsabilità
verso l’autore e verso il pubblico che molto spesso è più avvezzo alla
tv che non al teatro. Il pubblico deve innamorarsi, bisogna fargli venire
fame e per farlo occorre essere totalmente onesti, non mentire mai. Questa
consapevolezza genera in me un grande impegno anche perché nella
recitazione sono totalmente sola, Riccardo mi dà solo dei consigli, mi
lascia completa libertà. Ciò mi ha reso consapevole dei miei limiti e mi
ha anche aiutato ad acquisire un metodo di lavoro. È qualcosa di prezioso
che devi trovare da solo, che nessuno può insegnarti. Un’altra cosa
straordinaria di questa esperienza è il rapporto con il pubblico, è
percepirne la curiosità nell’osservare l’ambiguità di ogni attore
tra persona e personaggio. Sono anch’io a scrutare i miei spettatori in
questa loro ricerca dell’Ilaria che magari conoscono al di fuori della
scena. Ma forse ciò che più mi resterà di questi mesi è la gioia di
aver incontrato Riccardo e Danda. Insieme siamo una triade (io credo molto
nelle triadi), di cui Danda è il vertice. È colei che risulta meno
presente ma in realtà è lei che si dà da fare per tutti. Si occupa di
tutta la parte organizzativa, ma soprattutto si occupa di noi, ci coccola.
È difficile trovare oggi qualcuno che punti sui giovani come hanno
puntato loro su di me ed è splendido il feeling d’amore che si è
creato tra di noi. Per questo spero che l’esperienza possa ripetersi.”
genzano
Ensemble
Vocale
(Nr) - Le audizioni per la formazione dell’ensemble
avranno luogo il 12 e 19 gennaio 2004 (dalle 15.00 alle 20.30 circa)
nell’Auditorium dell’Infiorata di Genzano.
L’ensemble sarà
costituito solo da 20 voci miste (4 Soprani I, 4 Soprani II, 4 Contralti,
4 Tenori, 4 Bassi) che saranno scelte in base ad un’audizione.
L’esperienza in canto corale e una buona lettura musicale è molto
importante.
Le prove si svolgeranno
ogni lunedì sera. Le prime prove del coro saranno le sere stesse del 12 e
19 dalle 20.30 alle 22.00 circa.
L’audizione
individuale di 10-15 minuti non è aperta al pubblico. Ci sarà a
disposizione un accompagnatore al pianoforte. È consigliato un brano di
musica (sacra o profana, solistica o corale) dal repertorio del 500 fino
al 800. Non ci sono limiti di età. Telefonare al numero 347/14.99.103 per
fissare l’appuntamento dell’audizione.
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