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Sommario anno XIII numero 1 - gennaio 2004

 I NOSTRI PAESI - pagina 5

rocca di cave
Il castello
(Tania Simonetti – Marco Cacciotti)
- Il comune di Rocca di Cave è situato sui Monti Prenestini vicino al fosso di Capranica, ramo sorgentizio del fiume Sacco. Numerosi documenti testimoniano che il castello è stato uno dei più antichi insediamenti della regione. Sorto sul finire del X secolo, ad opera dei monaci di Subiaco.  

La prima notizia risale al 1101, allorché papa Pasquale II lo tolse a Pietro Colonna, che lo aveva occupato, e lo diede al Monastero Romano di S. Ciriaco. Nel sec. XIII fu degli Annibaldi, che nel 1400 lo vendettero ai Colonna, del ramo di Genazzano. Per via matrimoniale o per successione ereditaria vi furono reciproci passaggi di proprietà, fra Colonna e Annibaldi
Un  quarto del castello fu confiscato ai medesimi Annibaldi da Bonifacio IX, che nel 1401 lo cedette ai Conti. Sempre in quello stesso anno una parte fu venduta agli Orsini, di Tagliacozzo.
Poco dopo il castello fu dato in permuta ai Colonna, ma del ramo di Palestrina, da questi passò al ramo di Paliano, che lo conservò, salvo brevi intervalli.
Nel settembre del 1501, papa Alessandro VI, dopo che ebbe vinto la resistenza dei grandi feudatari laziali, confiscò tutti i possessi dei Colonna, per assegnarli ai figli Rodrigo e Giovanni, ma furono rapidamente recuperati alla morte del pontefice nel 1503. Confiscati ancora da Paolo III ad Ascanio Colonna nel 1541, furono restituiti alla sua morte nel 1549.
Ripresi una terza volta da Paolo IV nel 1556, furono attribuiti ai suoi familiari Carafa.
Il castello è a pianta quadrangolare con le robuste mura che sostengono l’andamento della roccia, gli spigoli sono rinforzati da torri quadrangolari.Vi si accede da un piccolo ingresso ad arco, l’interno ingloba un torrione circolare che risale alle origini dell’abitato.
All’interno del castello si trovava la chiesa di S. Pietro mentre, al centro spostato a sinistra vi era il mastio, che aveva una circonferenza di 27 metri. Dominava da questa posizione la valle del Sacco, la campagna Prenestina e quella Romana, nonché la fascia del mare Tirreno tra Anzio ed Ostia.
Delle fortificazioni medioevali rimane una torre del sec. XIII.
Oggi, questo manufatto è alto 11 metri: la metà rispetto all’originale. All’interno di esso ce n’è uno più antico. Dal castello lo sguardo spazia sulla campagna circostante e si collega con un’altra fortezza del sistema difensivo dei Colonna, quella di Capranica Prenestina.
Oggi il castello ospita la sede del Museo Civico Geo Paleontologico “Ardito Desio” dove poster, vetrine, diorami, plastici ricostruiscono la sequenza di eventi che hanno caratterizzato la storia del Lazio lungo 250 milioni di anni fornendo, al visitatore, un quadro d’insieme il più preciso possibile.
Il Mastio del castello ospiterà la stazione osservativa del Gruppo Astrofili Hipparcos, per la ricerca amatoriale e la didattica delle scienze astronomiche.
Bibliografia: ( Istituto Italiano Castelli – Bonechi –L ’Agostiniana)


frascati
Affascinante omaggio alla poesia
(Mariacristina Faraglia) - Quello con Ilaria Tucci è stato un incontro inaspettato e sorprendente. Ilaria è laureata all’Accademia di arte drammatica e tra le varie esperienze ha recitato con Irene Papas nelle “Troiane”, rappresentazione svoltasi a settembre 2003 nella periferia romana di Tor Vergata. Ora è impegnata in una lettura di poesie nell’Auditorium delle Scuderie Aldobrandini a Frascati , al fianco di uno scrittore emergente, Riccardo Agresti. Qui da Giugno 2003, per iniziativa del Comune, le voci di Ilaria e Riccardo hanno reso omaggio a diversi poeti europei: Dylan Thomas, Federico Garcia Lorca, Auden e Dino Campana. Ed è proprio in occasione di quest’ultimo incontro, dedicato al poeta italiano, che Ilaria mi ha raccontato la sua esperienza di giovane attrice e che io ho potuto con entusiasmo assistere a questo affascinante omaggio alla poesia. Nell’Auditorium un piccolo palco nudo, stagliato su mura bianche, si offre agli ascoltatori in tutta la sua semplicità. Ma non sembra mancare nulla; basta la voce della poesia a creare l’atmosfera giusta. È Riccardo ad iniziare con delle brevi ma esaurienti riflessioni sul poeta, accompagnate da cenni biografici. È il grande amore per la letteratura che ha spinto Riccardo a conseguire una profonda cultura da autodidatta. Le sue parole poi lasciano spazio alla recitazione, che colpisce subito per la sua originalità. La poesia non assume più la forma di un monologo, ma di un dialogo, in cui Ilaria diviene la voce del poeta, la sua incarnazione e Riccardo assume le vesti del lettore ideale (recitando testi scritti da lui stesso), il lettore desideroso di fare domande al suo ispiratore. Non si trovano certo delle risposte; il contro canto è una ricerca, un continuo interrogarsi, è un desiderio di conoscere il poeta e attraverso lui se stessi. Questo lettore, così sensibile all’arte, pone domande, fa riflessioni talvolta in versi, o tenta anche di dare delle spiegazioni. In una perfetta armonia le due voci si alternano e la poesia torna ogni volta a risuonare nell’intonazione di Ilaria, mai monotona, sempre sorprendente. Ogni poeta è un mondo a se e Ilaria cerca di farne parte, di trovarne ogni chiave d’accesso. Ma come affronta un’attrice di teatro la lettura di una poesia? “Il poeta è per me un personaggio” spiega Ilaria “ma con delle profonde differenze. I personaggi dei testi non esistono, o meglio tornano a vivere solo sulla scena e lo fanno in funzione di altri personaggi. Ciascun personaggio va costruito sulla relazione che ha con gli altri. Ed è in essi che l’autore si camuffa, e si rivela. Il poeta invece è reale, recita se stesso, senza intermediari, parla delle sue emozioni. Egli ha tutto un vissuto alle sue spalle e il problema per me è non tradire l’essere umano, è rispettarlo. E Il tradimento si rischia sempre, perché nel recitare si deve comunque mettere in gioco le proprie emozioni, dare una interpretazione per non ridursi ad un mero esecutore. Il teatro allora diventa il gioco “del se fosse”, in cui l’attore cerca di entrare nei panni del poeta, di vivere con l’immaginazione le sue esperienze. Così il dato biografico aiuta a capire ma ci da una grande responsabilità e può indurci a tradire di più. Voglio dire che bisogna inevitabilmente passare per lo stereotipo per poi saperlo superare. Bisogna passare per la pazzia di Campana per capire la sua poesia senza però ridurre la sua immagine a quella di un pazzo.”
Anche con l’abbigliamento cerchi di immedesimarti nel poeta? “Creare il costume del personaggio è molto importante. Un attore quando studia un personaggio deve essere colpito nella sua immaginazione da vari elementi che glielo ricordino: musica, libri, pittura. Così per i vestiti. È una cosa che mi veniva sempre naturale; anche nelle prove portavo un oggetto che per me rappresentava il poeta. Così per Garcia Lorca non ho potuto fare a meno di mettere la gonna rossa, perché lui è rosso, è passione pura. Ma Campana è stato quello che ho amato più di tutti, ed infatti è stato l’unico per cui mi sono vestita da uomo, anche se non fedelmente alla descrizione di Soffici. Non aveva importanza perché ciò che cerco di ricreare è l’atteggiamento del poeta, non il vestito. È stato un altro piano su cui lavorare e divertirsi anche, perché questo lavoro è innanzitutto divertimento.”
Tutto questo richiede uno studio accurato del poeta. Come ti prepari agli eventi?
“Prima dell’inizio del ciclo Riccardo mi ha dato l’elenco dei poeti e così ho potuto iniziare uno primo studio individuale. Ma la vera preparazione viene raggiunta di volta in volta. Due settimane prima di ogni evento Riccardo mi indica dei testi da studiare, in numero maggiore rispetto a quelli che effettivamente andremo a leggere. Il nostro incontro avviene in un bar, dove sembra ricrearsi davvero l’atmosfera di un caffè letterario e di fronte ad un aperitivo iniziamo a parlare del poeta. Riccardo diviene il mio maestro in un contesto però del tutto informale. Poi a casa il mio studio continua individualmente, finché non arriva il secondo incontro con Riccardo in cui facciamo anche una prova di tempo e di recitazione. È allora che ricevo l’elenco definitivo dei testi, talvolta mio malgrado perché la selezione sacrifica testi su cui avevo meditato intere notti come nel caso di ‘Crepuscolo Mediterraneo’ di Dino Campana. Durante questi incontri tra me e Riccardo è nato un vero feeling, il nostro è divenuto un dibattito in cui anch’io posso dar voce alle mie idee sul poeta. Riccardo dice che questa intesa è sorta perché anch’io scrivo, e così la scrittura diventa il nostro spazio comune, anche se il mio punto di vista rimane quello di un’attrice e il suo quello di uno scrittore. Potrei dire che pur non parlando la stessa lingua noi capiamo la stessa lingua.”
Sento che sei emozionata nel parlarmi di queste cose. Cosa ti ha lasciato questa esperienza? “Mi ha insegnato innanzitutto un grande senso di responsabilità. Del resto a scuola ci hanno sempre detto che recitare è una grande responsabilità verso l’autore e verso il pubblico che molto spesso è più avvezzo alla tv che non al teatro. Il pubblico deve innamorarsi, bisogna fargli venire fame e per farlo occorre essere totalmente onesti, non mentire mai. Questa consapevolezza genera in me un grande impegno anche perché nella recitazione sono totalmente sola, Riccardo mi dà solo dei consigli, mi lascia completa libertà. Ciò mi ha reso consapevole dei miei limiti e mi ha anche aiutato ad acquisire un metodo di lavoro. È qualcosa di prezioso che devi trovare da solo, che nessuno può insegnarti. Un’altra cosa straordinaria di questa esperienza è il rapporto con il pubblico, è percepirne la curiosità nell’osservare l’ambiguità di ogni attore tra persona e personaggio. Sono anch’io a scrutare i miei spettatori in questa loro ricerca dell’Ilaria che magari conoscono al di fuori della scena. Ma forse ciò che più mi resterà di questi mesi è la gioia di aver incontrato Riccardo e Danda. Insieme siamo una triade (io credo molto nelle triadi), di cui Danda è il vertice. È colei che risulta meno presente ma in realtà è lei che si dà da fare per tutti. Si occupa di tutta la parte organizzativa, ma soprattutto si occupa di noi, ci coccola. È difficile trovare oggi qualcuno che punti sui giovani come hanno puntato loro su di me ed è splendido il feeling d’amore che si è creato tra di noi. Per questo spero che l’esperienza possa ripetersi.”


genzano
Ensemble Vocale
(Nr) - Le audizioni per la formazione dell’ensemble avranno luogo il 12 e 19 gennaio 2004 (dalle 15.00 alle 20.30 circa) nell’Auditorium dell’Infiorata di Genzano.

L’ensemble sarà costituito solo da 20 voci miste (4 Soprani I, 4 Soprani II, 4 Contralti, 4 Tenori, 4 Bassi) che saranno scelte in base ad un’audizione. L’esperienza in canto corale e una buona lettura musicale è molto importante.
Le prove si svolgeranno ogni lunedì sera. Le prime prove del coro saranno le sere stesse del 12 e 19 dalle 20.30 alle 22.00 circa.
L’audizione individuale di 10-15 minuti non è aperta al pubblico. Ci sarà a disposizione un accompagnatore al pianoforte. È consigliato un brano di musica (sacra o profana, solistica o corale) dal repertorio del 500 fino al 800. Non ci sono limiti di età. Telefonare al numero 347/14.99.103 per fissare l’appuntamento dell’audizione.

 I NOSTRI PAESI - pagina 5

Sommario anno XIII numero 1 - gennaio 2004