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Sommario anno XIII numero 8 - agosto 2004

 DALLA FAVOLA ALLA FIABA

3 - Bruno Bettelheim e il suo mondo incantato
(Silvia Coletti) - La vita. Bruno Bettelheim fu psichiatra e psicanalista statunitense di origine austriaca (Vienna 1903-Silver Spring, Maryland, 1990). Svolse gli studi universitari a Vienna; durante le persecuzioni razziali, dal 1938 al 1939, fu prigioniero nei campi di concentramento di Dachau e Buchenwald; durate questo periodo si dedicò alla trascrizione di pensieri e comportamenti umani relativi n particolar modo alla personalità. Liberato fortunosamente, nel 1939 emigrò negli Stati Uniti dove si occupò di psicologia dell’età evolutiva e in particolare di autismo infantile, dirigendo per oltre trent’anni la Orthogenic School per bambini psicotici dell’Università di Chicago. Il suo arduo obiettivo era quello di offrire al bambino autistico un ambiente e delle esperienze di vita in grado di ridurne l’isolamento emotivo e aiutarlo a sviluppare la propria personalità. Tra i suoi scritti si ricordano: L’amore non basta (1950); La fortezza vuota (1976); I figli del sogno (1977); Il mondo incantato (1977); Sopravvivere (1981); Imparare a leggere (1989); La Vienna di Freud (1990).

Il mondo incantato. In questa opera Bettelheim descrive in modo suggestivo le più belle e conosciute fiabe: da Hänsel e Gretel a Cappuccetto Rosso, da Biancaneve alla Bella Addormentata nel bosco. Per imparare a cavasela nella vita e a superare gli ostacoli quotidiani senza aggirarli, il bambino, così come l’adulto, ha bisogno di conoscere se stesso e il complesso mondo in cui vive e in cui si relaziona. Gli occorrono un’educazione, delle idee sul modo di dare ordine e coerenza alla dimensione interiore e la capacità di ascoltare ciò che lo circonda. Cosa può giovargli più che una fiaba, che ne cattura l’attenzione, lo diverte, suscita il suo interesse e stimola la sua attenzione? Qualunque fiaba essa sia, trasmette messaggi sempre attuali e conserva un significato profondo che passa attraverso il conscio, il subconscio e l’inconscio. Si adegua perfettamente alla mentalità infantile, al suo tumultuoso contenuto di aspirazioni, angosce, frustrazioni, e parla lo stesso linguaggio non realistico dei bambini. Tratta di problemi umani universali, offrendo esempi di soluzione alle difficoltà. La fiaba nella sua autenticità di messaggi è atemporale e i personaggi dei suoi scenari fantastici sono figure archetipiche che incarnano le contraddittorie tendenze del bambino e i diversi aspetti del mondo. Le situazioni fiabesche, rispettando la visione magica infantile delle cose, esorcizzando incubi inconsci, placano inquietudini, aiutano a superare insicurezze e crisi esistenziali, insegnano ad accettare le responsabilità e ad affrontare la vita. Bettelheim sottolinea l’importanza fondamentale della fiaba nella vita del bambino, la capacità anche di ricrearla di nuovo e di inventarla ex novo. La fiaba sviluppa la creatività, da’ spazio al gioco semantico e segnico. Streghe Malvagie, Matrigne e Orchi, Sirene e Fate che per secoli hanno accompagnato i dormiveglia dei più piccini, sono personaggi che custodiscono un patrimonio di risorse e promesse: le fiabe sono strumenti educativi preziosi. Le fiabe rappresentano un punto di riferimento per la vita interiore del bambino e la vita relazionale dello stesso con l’adulto. Nella fiaba per giungere a lieto fine devi seguire un percorso a volte anche difficile, ti devi imbattere per esempio nel lupo dei tre porcellini anche se non vuoi. Queste disavventure che il bambino affronta insieme al protagonista della fiaba sono un invito all’azione, a fronteggiare attivamente le difficoltà. La sana fantasia aiuta ad interagire con la realtà e ad adoperare nel modo migliore le risorse emotive.

 DALLA FAVOLA ALLA FIABA

Sommario anno XIII numero 8 - agosto 2004