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Sommario anno XIII numero 9 - settembre 2004

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Un giorno come un altro
(Claudio Comandini) - È un giorno come un altro, un mattino in cui la gente fa le cose che fa. Due Boeing 747 partono da Boston per la California. Alle 8:20 il volo American Airlines 11 inizia a puntare verso New York, e ne scompare il segnale radar. Anche il volo United Airlines 175 devia sopra il New Jersey. I controllori di volo della FAA (Federal Aviation Administration) avvertono il NORAD (Comando per la Difesa Aereo Spaziale Americano) per il dirottamento alle ore 8:38, circa 10 minuti prima dello schianto del volo 11 al centesimo piano della Torre Nord del World Trade Center, che avviene alle 8:45 (Szamuely, New York Press v.15 n. 2; www.nypress.com: CNN, 16/12/01). Circa mezz’ora dopo, alle 9:03 il volo 175 colpisce il novantesimo piano della torre sud, che crolla per prima, mentre la torre nord brucia per quasi un’ora e mezza prima di crollare.
Le torri sarebbero state da abbattere un paio d’anni più tardi, ed intanto le loro immagini assumono il monopolio nel mondo delle immagini. Il ritardo percettivo di un passante sorpreso dal primo impatto viene immortalato da una telecamera amatoriale; la diretta televisiva del secondo aereo in collisione realizza il capolavoro definitivo, per cui si sarebbe deciso il prima e il dopo di ogni cosa. Nell’attentato muoiono circa tremila persone, e si scava mesi per cercare superstiti alle rovine di Ground Zero.
Il corrispondente della CBS Lou Young lamenta che anche a distanza di giorni e persino di settimane dagli attentati, agli operatori video viene proibito di riprendere o fotografare le macerie da determinate angolazioni. I modi con cui le torri sono crollate non sembrano incidentali, ma indotti da una implosione controllata, e ci sono testimonianze di ulteriori esplosioni all’interno degli edifici (Jim Marrs, Nexus 36; http://serendipity.magnet.ch/wtc.html). Cosa sia davvero successo, ecco comunque come è andata: New York, World Trade Center, centro del commercio globale, le torri gemelle crollano: nessuna delle due veniva prima dell’altra, e nessuna delle due sopravvive da sola. Nel frattempo, altri due voli vengono dirottati.
Ore 8:46, il volo 77 proveniente da Dulles cambia rotta sull’Ohio. La FAA ne perde i contatti per circa 45 minuti, non informando il NORAD. L’aereo cambia ulteriormente rotta sul Midwest, prosegue oltre la Casa Bianca, e alle 9:35 fa una rotazione di 360 gradi sopra il Pentagono, e ci si schianta alle 9:40. Non viene realizzato nemmeno un tentativo di intercettazione, mentre alla Andrews Air Forces, base a circa venti chilometri dal Pentagono, due squadriglie di caccia con centinaia di professionisti costantemente disponibili al decollo rapido in caso di emergenza, vengono tenute ferme, con un’ora di preavviso. Due articoli dello stesso giorno presentano versioni incompatibili sulla disponibilità dei caccia da parte del dipartimento di Difesa americano: o non erano presenti, o non erano all’erta (USA today, 17/12/01). Due F-16 della Langley Air Force Base, a duecentocinquanta chilometri dal Pentagono, vengono lanciati alle 9:30, dopo un’ora e mezza di stasi da parte della National Command Authority, e una discussione fra funzionari militari americani che impedisce il decollo dei caccia per almeno 20 minuti (New York Times 15/09/01, Jared Israel www.tenc.net, Mahmoud Kalaf, Università del Cairo, conferenza del 5/12/01, su Nafez Mossadeq Ahmed, Guerra alle libertà, Fazi, p. 133-135).
Il generale Eberhart, comandante del NORAD, testimonia all’Armed Services Committe del Senato, che la FAA non informò il NORAD e il dipartimento della Difesa fino a che l’aereo non fosse sul Pentagono e dopo l’ordine presidenziale; lo conferma il portavoce del NORAD Maggiore Mike Snyder dei Marine Corps. Il generale dell’Air Force Richard B. Myers, Capo di Stato Maggiore, il 13 settembre dichiara alla stessa commissione che “l’ordine è stato successivo all’aereo caduto sul Pentagono”: tale circostanza è ribadita di fronte a Tim Russerti dal vicepresidente Dick Cheney a Meet the press (NBC news, 16/12/01). La posizione ufficiale del governo è che sia necessario subordinare la decisione di realizzare un’intercettazione in caso di dirottamento all’autorizzazione presidenziale, e che sia inutile far decollare dei caccia di scorta se il fine non è l’abbattimento dell’aereo. Sono disattese e negate le Operazioni Procedurali Ordinarie previste dall’USAF in caso di dirottamenti, la cui attuazione anticipa ogni evidente presenza di intenzioni ostili e prescindono dall’autorizzazione della Casa Bianca (Nafez Mossadeq Ahmed, p. 139-141).
Le dichiarazioni successive (CNN, 16/12/01) affermano che ai caccia della base OTIS fu ordinato di decollare alle 8:44; i due caccia decollano alle 8:52, comunque trentadue minuti dopo aver ricevuto la conferma del dirottamento dei primi voli. Inoltre i danni riscontrati al Pentagono non sembrano nemmeno ascrivibili ad una collisione balistica di tale portata, e più che da un aereo, sembrano provocati da un missile (Thierry Meissan, L’incredibile menzogna, Fandango; www.disinformazione.it/pentagate.htm). Qualunque cosa sia successo, i militari USA permettono che il loro “centro nevralgico” venga attaccato senza nemmeno tentare una reazione, per circa altri 40 minuti dopo che il secondo aereo aveva colpito il WTC.
Ore 10:10, il volo 93 della United Airline proveniente da Newark, mentre tenta la rotta verso la Casa Bianca, precipita in Pennsylvania. Per i notiziari del giorno c’è un’eroica lotta dei passeggeri, feriti alla gola dai dirottatori; una comunicazione a casa via cellulare di uno dei passeggeri riporta: “siamo stati dirottati, ma ci stanno trattando gentilmente”(Time, 24/12/01). Il generale maggiore Paul Weawer, direttore generale dell’Air National Guard Usa, afferma che nessun aereo si è levato all’inseguimento (Seattle times, 16/12/01). Invece altre testimonianze riguardano un secondo aereo lanciato all’inseguimento, con detriti infuocati che cadevano, mentre sembra non esservi nessun cratere profondo, né relitti sparsi per un’area di sei miglia, indizi certi di un’esplosione in volo (Jim Marrs, Nexus 36).
Quattro aerei vengono simultaneamente dirottati fra le 7:45 e le 8:10, ed è un evento senza precedenti. Anche un singolo dirottamento dovrebbe far scattare le ordinarie procedure di intercettazione dell’attività aerea “non programmata” stabilite dell’USAF: i piani di emergenza sono stati completamente ignorati anche secondo il giornalista americano John Miller (ABC news, 14/12/ 01) e l’ex segretario di Stato al Ministero della Difesa tedesco Herr von Bulow (Tagesspiegel 13/12/02; www.pasti.org/vonbulow2.htm). Il comandante capo dell’aviazione russa Anatoli Kurkuniov dichiara che “è impossibile portare a termine una operazione terroristica in un contesto come quello” (Pravda online 13/9/01; http://emperor.vwh.net/news/airf/html). L’esperto militare americano Stan Goff, sergente maggiore in congedo, coinvolto in operazioni in otto aree belliche, da Vietnam a Haiti, mette in evidenza fra le altre cose l’enorme perizia tecnica dei dirottatori, specie del volo 70, difficilmente apprendibile ad una “scuola di volo per saltafossi” (Narco news 10/10/ 01; www.narconews.com/goff1.html).
8:46, Bush Junior è nel salone della scuola elementare Booker di Sarasota, Florida, in posa per la foto con insegnanti e bambini; sono presenti stampa e televisione, che fa parziali riprese. La notizia arriva qualche attimo dopo che il primo aereo colpisce il WTC; in una sala privata il Consigliere per la Sicurezza Nazionale Condoleeza Rice gli comunica di un “terribile incidente”. Alle 9:00 circa è con dei bambini del secondo grado, a leggere una favola su una capretta. Alle 9:05, due minuti dopo il secondo attacco al WTC, Andrew Card, il capo dello staff presidenziale, gli sussurra qualcosa all’orecchio. Non reagisce per fronteggiare la situazione. Non lascia la scuola, non convoca una riunione di emergenza, non si consulta con nessuno, non interviene in alcun modo per assicurarsi che l’aeronautica militare svolga il proprio compito. Nemmeno menziona gli eventi di New York, e continua nella lettura della fiaba. Nel frattempo, alle 9:06 Washington trasmette a tutte le strutture del traffico aereo nazionale del sospettato dirottamento del volo 11, informando d’emergenza il Pentagono (Newsday, 23/09/01), mentre il Dipartimento di Polizia di New York trasmette: “È stato un attacco terroristico. Avvertite il Pentagono” (New York Daily News 12/09/01). Alle 9.30, mentre l’aereo è a dieci minuti dal suo obiettivo, il Presidente fa la sua dichiarazione (Gore Vidal, Le menzogne dell’Impero, Fazi, p. 20-21).
È un giorno come un altro, fatto di fiabe e di impegni di routine, di ritagli di giornale e di cose che non quadrano.

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Sommario anno XIII numero 9 - settembre 2004