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Sommario anno XIII numero 9 - settembre 2004

 COSTUME

Il 10 Agosto 1944 l’eccidio di piazzale Loreto
(Alessio Colacchi ) - La mattina del 10 Agosto 1944 15 partigiani furono fucilati in piazzale Loreto a Milano.
La barbara azione venne compiuta per volontà del comandante delle SS Teodor Emil Saevecke, capo della polizia di sicurezza nazista. L’ordine, contenuto in un bando compilato dal maresciallo Kesserling, prevedeva che il colonnello del GNR (Guardia Nazionale Repubblicana) Pollini mettesse a disposizione delle truppe tedesche un plotone di esecuzione per la mattina del 10 Agosto. L’azione pretesa dai nazisti, che secondo il piano avrebbe dovuto distogliere la popolazione civile anti-fascista dall’idea di contrastare la crudele occupazione tedesca, all’inizio doveva interessare ben ventisei persone, prelevate dalle carceri fasciste dove erano state rinchiuse precedentemente per azioni di contrasto al locale regime di Salò.
Ad esecuzione avvenuta i nazisti faranno anche pubblicare sul Corriere della sera una lista delle ventisei persone, di cui solo quindici eseguite. Dieci verranno infatti trattenute per successive rappresaglie, mentre “Giuditta Muzzolon è stata - come cita la testata - graziata e (…) trasferita in un campo di concentramento”.
L’elenco dei morti contiene degli uomini liberi che liberamente hanno deciso che il nazismo andava sconfitto e contrastato fino alla morte: Andrea Esposito, Domenico Fiorano, Umberto Fogagnolo, Giulio Casiraghi, Salvatore Principato, Eraldo Soncini, Renzo Del Riccio, Libero Temolo, Vitale Vertemarti, Vittorio Gasparini, Andrea Ragni, Giovanni Galimberti, Egidio Mastrodomenico, Antonio Bravin e Angelo Colletti.
Altri dieci, originariamente contenuti nella lista riportata nel Corriere della Sera, verranno trasferiti in un penitenziario dove saranno tenuti in custodia fino alla successiva azione di sabotaggio. Questi erano: Eugenio Esposito, Guido Busti, Isidoro Milani, Mario Folini, Paolo Radaelli, Ottavio Rapetti, Giovanni Re, Francesco Castelli, Rodolfo Del Vecchio e Giovanni Ferrario.
L’esecuzione fu eseguita all’alba di una mattina di Agosto di sessant’anni fa; malgrado l’oppressione nazista, centinaia di cittadini andranno a recare un’ultima visita a quel tumulo di cadaveri su cui svettava la scritta “questi sono i Gap, squadre armate partigiane, assassini”.
Una scritta vigliacca che dava dell’assassino a chi assassino non era, ma era solo un liberatore, mentre non ricordava che gli assassini erano proprio gli occupanti tedeschi e gli italiani repubblichini fascisti.

 COSTUME

Sommario anno XIII numero 9 - settembre 2004