Un
giornalista da sfrattare
(Federico Gentili) - Lo sfratto a Indro Montanelli avvenne
di sabato, tra la fine di un pranzo e l’inizio di
una
partita. Già da qualche mese era diventata pubblica la rotta di
collisione tra il Cavaliere (suo editore al Giornale, attraverso il
fratello) e il giornalista di Fucecchio. Il primo voleva fondare un
partito, il secondo non voleva proprio saperne di diventarne il megafono.
Partendo da questo episodio, di un lontano 8 gennaio 1994, dai suoi
retroscena, dai suoi risvolti e dalle sue conseguenze, Marco Travaglio
ricostruisce il tormentato rapporto tra il grande giornalista e quello che
fu per diversi anni il suo editore, in un volume appassionante e molto
diverso dai precedenti: Montanelli e il Cavaliere (Garzanti, pp. 494, euro
14,50). Un libro che dice già molto nel titolo, ma che è ancora più
eloquente nel sottotitolo: Storia di un grande e di un piccolo uomo.
L’autore attraversa un periodo chiave della recente storia italiana,
cruciale soprattutto per i rapporti tra l’informazione e il potere
politico-economico. La Lega aveva sbancato le urne. Il maggioritario aveva
cambiato le regole del gioco. Falcone e Borsellino venivano fatti saltare
in aria dalla mafia. La Fininvest era carica di debiti. La nave della Dc
era finita sugli scogli. Craxi preparava le valigie per l’altra sponda
del Mediterraneo. Così divenne di colpo improcrastinabile salvare il
paese dai rossi, rubando alla curva lo slogan prediletto per le partite
della nazionale. E come funghi nacquero campagne di sensibilizzazione per
donatori d’inchiostro servile. Quando il Cavaliere, dopo aver fatto
convocare la redazione del Giornale, all’insaputa del Vecchio, parlò
chiaro, comunicando che le cose da quel momento dovevano cambiare,
l’assemblea dei giornalisti fece silenzio. Scherzava il Vecchio,
parlando del Giornale, da lui fondato e diretto per vent’anni: “Io
credevo che fosse una redazione, e come tale l’avevo reclutata. E invece
era un governo, come si vide quando l’editore si mise a fare il politico
e diventò presidente del Consiglio. Fu il Giornale a fornirgli gran parte
dei ministri, sottosegretari eccetera: da Urbani a Scognamiglio a Martino
a Ombretta Fumagalli a Caputo a Tajani. Pensate un po’. Se invece di
andarmene sbattendo la porta, mi mettevo agli ordini del Cavaliere, forse
diventavo presidente della Repubblica”. E poi quell’aneddoto di quando
il Cavaliere portò Indro a far visita al mausoleo privato di Arcore e gli
offrì un sarcofago accanto a quelli di Fede, Dell’Utri e Confalonieri,
vale da solo l’acquisto del libro. Quasi tutte le previsioni di
Montanelli, nel tempo, si sono avverate. “La prima cosa che farà
Berlusconi sarà di spazzare via l’attuale dirigenza Rai per omologarne
le tre reti a quelle sue”. Nelle quasi cinquecento pagine c’è anche
posto per qualche risata, a denti stretti naturalmente. I fatti sono fatti
e possiedono una logica molto eloquente. Travaglio, allievo di Montanelli
alla Voce, prima ha visto e poi raccontato, per rinfrescare la memoria, da
perfetto cronista. Buona lettura. |