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Sommario anno XIV numero 3 - marzo 2005

 DAL MONDO

Turchia in Europa. Le ragioni di un dibattito
(Elisabetta Robinson) - L’inizio dei negoziati per l’adesione della Turchia all’Unione Europea è stato fissato ad ottobre 2005. Sebbene i tempi previsti per l’eventuale ingresso del Paese musulmano in Europa siano molto lunghi (dovrebbero protrarsi fino al 2014), gli interrogativi, le perplessità e le problematiche sollevate da una simile prospettiva, hanno già dato vita ad un ampio e difficile dibattito. I negoziatori dei Pesi europei favorevoli al processo di integrazione, portano a sostegno della loro tesi il fatto che la Turchia sia un Paese fondamentalmente laico, al quale mancherebbe soltanto l’adeguamento ad alcuni criteri politici richiesti dai parametri di Copenaghen e il riconoscimento dell’isola di Cipro, per poter essere considerato parte effettiva dell’Europa. Tesi respinta da coloro che ritengono la Turchia uno Stato ancora profondamente illiberale, geograficamente, storicamnte e culturalmente estraneo all’Europa.
Proclamata repubblica nel 1923, la Turchia subisce un importante processo di modernizzazione ad opera del generale Mustafà Kemal detto Ataturk (1881 – 1938), nominato presidente con poteri semidittatoriali. Ispirandosi al positivismo di Auguste Comte (1798 – 1857), secondo il quale la storia dell’umanità progredisce linearmente dallo stadio religioso a quello scientifico, Ataturk si impegnò a fondo in una politica di occidentalizzazione e di laicizzazione dello Stato, che lo portò a scontrarsi con i musulmani tradizionalisti. La modernizzazione introdotta da Ataturk non ha tuttavia impedito una reislamizzazione della società turca, operata spesso in chiave anti-cristiana. Il risveglio della religione, anziché la sua scomparsa, ha fatto della Turchia la prova empirica della fallacia delle teorie classiche della secolarizzazione, secondo cui i processi di modernizzazione conducono inevitabilmente al declino delle credenze e delle pratiche religiose.
L’attuale premier turco Recep Tayyp Erdogan, ex sindaco di Istambul e leader del partito islamico dell’AKP (Partito della Giustizia e dello Sviluppo), sul quale al momento delle elezioni pesava una condanna per incitamento all’odio religioso, presenta un programma politico in cui la legge islamica, la shari’a, è indicata come orizzonte ideale piuttosto che come insieme di precetti fissi ed immutabili.
Il “modello Erdogan”, che unisce islam politico, liberismo e politica estera filo-occidentale, non piace al fondamentalismo islamico ma, allo stesso tempo, desta ulteriori perplessità in quanti sono contrari all’ingresso della Turchia in Europa.
La costituzione turca, imposta dai militari che effettuarono il colpo di stato nel 1980, è una delle più restrittive in termini di libertà pubbliche. Le università, i mass media e vasti settori della vita economica sono sottoposti al controllo dell’esercito e la violazione dei diritti umani, come rivelato da un recente rapporto di Amnesty International, è una realtà ancora largamente diffusa.
Dal punto di vista economico, la Turchia presenta evidenti segni di instabilità, con un tasso medio di inflazione molto alto e un PIL per abitante bassissimo rispetto alla media europea. A destare preoccupazioni è, inoltre, il dato demografico: si stima che, con l’ingresso della Turchia in Europa, nel giro di 20 anni, dai 150 ai 200 milioni di cittadini europei saranno di etnia e di lingua turca, nonché di religione musulmana. Questo permetterebbe al partito turco di conquistare la maggioranza nel Parlamento Europeo. È recente la dichiarazione che il famoso storico britannico Bernard Lewis, considerato il maggior esperto mondiale di Islam, ha rilasciato al quotidiano tedesco Die Welt: per Lewis, entro la fine del secolo, l’Europa sarà islamica.
Il giornalista Franco Venturini, in un editoriale apparso sul Corriere della Sera, parla invece di un “fidanzamento” (quello con la Turchia), che potrebbe diventare, al termine delle trattative, il “più tormentato dei matrimoni” (cfr. Corriere della Sera, 8 dicembre 2004).
Il dibattito è aperto.

 DAL MONDO

Sommario anno XIV numero 3 - marzo 2005