Notizie in... Controluce Notizie in... Controluce
 Versione digitale del mensile di cultura e attualità dei Castelli Romani e Prenestini

sei il visitatore n.

 

home | indice giornali | estratti | info | agenda | cont@tti | cerca nel sito | pubblicità

 

Sommario anno XIV numero 3 - marzo 2005

 SCIENZA E AMBIENTE

La foresta che sta scomparendo
(Federico Gentili) - Ogni anno continuano ad andare perduti 20000 chilometri quadrati di foresta amazzonica, un’area all’incirca grande quanto la Sardegna. Il più grande polmone della terra, una distesa di verde di circa cinque milioni di chilometri quadrati, oltre ad essere l’ecosistema più ricco del pianeta, è anche uno scrigno di tesori che da diversi secoli continuano ad essere trafugati. Quasi metà della foresta è ormai invasa dalla presenza dell’uomo e delle strade, ritenute estremamente pericolose per il precario equilibrio dell’ecosistema amazzonico. Tra le cause che sono alla base della deforestazione ci sono la sempre più forte richiesta di pascoli per i bovini e il reperimento di aree destinate alla coltivazione della soia, in gran parte utilizzata per nutrire i capi di bestiame negli altri continenti. Si pensi che nel Brasile, divenuto il primo esportatore mondiale di bovini, si è passati da 26 milioni di animali del 1990 ai 57 del 2002. Si sta cercando in ogni modo di contrastare il disboscamento dell’Amazzonia, ma quando si ha a che fare con interessi economici legati alla carne così grandi la sfida è tutt’altro che alla pari. Gli attivisti di organizzazioni tipo Greenpeace continuano a protestare e a farsi arrestare, mentre il governo brasiliano sta cercando di far partire un progetto per monitorare quelle distese di verde via satellite. Nel nostro piccolo intanto si potrebbe provare a ridurre il consumo della carne, sperando sempre che il sud del mondo non copi il nostro disastroso modello alimentare. In termini umani il business bovino rimane comunque impressionante. Milioni di persone che vengono allontanate dalla loro terra per lasciare posto ai pascoli, mentre la parte ricca del mondo si gode i piaceri e i dispiaceri di una dieta a base di carne. Chissà se i ragazzi che divorano cheeseburger nei fast-food sono consapevoli di quanta foresta pluviale viene bruciata per fornir loro quel pasto appetitoso? Il consumo critico si sviluppa attraverso l’informazione e la riflessione e non l’imposizione e il fanatismo. Fermo restando che una volta informato, ognuno potrà fare ciò che vuole, sarebbe auspicabile una campagna d’informazione in materia. Perché almeno nessuno dica che ignorava la faccenda. Del resto uomo avvisato...

 SCIENZA E AMBIENTE

Sommario anno XIV numero 3 - marzo 2005