La foresta che sta
scomparendo
(Federico Gentili) - Ogni anno continuano ad andare perduti
20000 chilometri quadrati di foresta amazzonica, un’area all’incirca
grande quanto la Sardegna. Il più grande polmone della terra, una distesa
di verde di circa cinque milioni di chilometri quadrati, oltre ad essere
l’ecosistema più ricco del pianeta, è anche uno scrigno di tesori che da
diversi secoli continuano ad essere trafugati. Quasi metà della foresta è
ormai invasa dalla presenza dell’uomo e delle strade, ritenute
estremamente pericolose per il precario equilibrio dell’ecosistema
amazzonico. Tra le cause che sono alla base della deforestazione ci sono
la sempre più forte richiesta di pascoli per i bovini e il reperimento di
aree destinate alla coltivazione della soia, in gran parte utilizzata per
nutrire i capi di bestiame negli altri continenti. Si pensi che nel
Brasile, divenuto il primo esportatore mondiale di bovini, si è passati da
26 milioni di animali del 1990 ai 57 del 2002. Si sta cercando in ogni
modo di contrastare il disboscamento dell’Amazzonia, ma quando si ha a che
fare con interessi economici legati alla carne così grandi la sfida è
tutt’altro che alla pari. Gli attivisti di organizzazioni tipo Greenpeace
continuano a protestare e a farsi arrestare, mentre il governo brasiliano
sta cercando di far partire un progetto per monitorare quelle distese di
verde via satellite. Nel nostro piccolo intanto si potrebbe provare a
ridurre il consumo della carne, sperando sempre che il sud del mondo non
copi il nostro disastroso modello alimentare. In termini umani il business
bovino rimane comunque impressionante. Milioni di persone che vengono
allontanate dalla loro terra per lasciare posto ai pascoli, mentre la
parte ricca del mondo si gode i piaceri e i dispiaceri di una dieta a base
di carne. Chissà se i ragazzi che divorano cheeseburger nei fast-food sono
consapevoli di quanta foresta pluviale viene bruciata per fornir loro quel
pasto appetitoso? Il consumo critico si sviluppa attraverso l’informazione
e la riflessione e non l’imposizione e il fanatismo. Fermo restando che
una volta informato, ognuno potrà fare ciò che vuole, sarebbe auspicabile
una campagna d’informazione in materia. Perché almeno nessuno dica che
ignorava la faccenda. Del resto uomo avvisato... |