Moviolite
(Cristina Stillitano) - Campionato anno 2085. Nello stadio
sospeso sulla piattaforma di Marte si gioca la finale della Coppa Androidi,
serie Matrix A-1.
La tensione tra gli spalti è una cortina di fiati sospesi nei salottini
termoregolati, ove tifosi ordinati si adagiano, praticando la meditazione.
Il pallone carambola nell’area di rigore, l’attaccante balza avanti con
sguardo feroce e strattona senza indugio l’avversario; poi scocca un tiro
che finisce dritto nella rete. Gooooooollllllll !!!!! Esultano mentalmente
in Curva Sud sbattendo le palpebre, mentre i giocatori si fermano in mezzo
al campo e rivolgono 22 sguardi minacciosi verso l’arbitro: c’è stato un
fischio, l’hanno sentito.
L’ometto in completo nero resta immobile al suo posto e, tremando, lancia
occhiate disperate al suo quarto uomo. Il fischietto gli pende ancora
dalle labbra e in cuor suo si domanda se avrà fatto bene, se non era
meglio starsene zitto zitto a guardare, senza farsi venire grilli per la
testa. I minuti sembrano secoli che non passano mai, lo stadio tutto è un
unico occhio puntato su di lui.
Partono le proiezioni a raggi infrarossi. Il mega calcolatore digitale
effettua i sistemi di equazioni infinitesimali. La moviola ai cristalli
liquidi misura lo spazio-tempo attraverso le radici inverse delle
espressioni a metà campo.
Ancora pochi secondi, il quarto uomo maneggia i monitors digitando
freneticamente sulle tastiere. Finalmente arriva il bip per l’arbitro
stremato, che tira fuori l’elaboratore dalla tasca come fosse l’oracolo di
Apollo. Spinge un tasto e un cartellino giallo esce lentamente con su
scritto: NEGATIVO.
Solleva la testa, gonfia il torace, drizza le spalle, mette su uno sguardo
carico di sfida mentre teatralmente fa segno di no col dito. “Beccatevi
questa” sembra pensare sotto i baffi sudati; poi si avvia verso l’area di
rigore, ringraziando i santi per avergliela mandata giusta. Chissà perché,
gli tornano in mente ricordi lontani di bisnonni che raccontavano di
processi e di patenti con i punti. Di litigi e di insulti al bar dello
sport. Di fischietti liberi come fringuelli in primavera. Di arbitri
discussi, arbitri potenti, arbitri cornuti. “Che tempi!” - esclama,
scuotendo la testa. Piazza il pallone, si posiziona in un angolo e,
infine, lancia il segnale della punizione. |