Gloria e decadenza
dell’antica Bibliotheca Alexandrina
(Luca Nicotra) - Derek Adie Flower ha un’autentica vocazione
internazionale: di famiglia inglese, nasce a Ginevra, si trasferisce
da
ragazzo ad Alessandria d’Egitto con la famiglia, e lì trascorre l’infanzia
e la giovinezza, soggiornandovi per ben ventisette anni. Ad Alessandria
riceve un’educazione internazionale, frequentando scuole italiane,
francesi e inglesi, mentre in Inghilterra completa gli studi universitari,
prima al Malvern College e poi ad Oxford, dove si laurea in lingue
moderne. La crisi di Suez del 1956 obbliga la sua famiglia a lasciare
definitivamente l’Egitto. Vive per qualche tempo a Londra, sposa una
francese, Frederique, e si trasferisce nel sud della Francia per ragioni
di lavoro. Infine approda nel nostro Paese, prima in Toscana e poi a Roma,
dove attualmente risiede e lavora come consulente finanziario di compagnie
inglesi, dedicandosi tuttavia quasi esclusivamente alla scrittura dei suoi
libri. In questo suo peregrinare per il mondo, sono rimasti sempre saldi
il suo amore e il suo attaccamento per la terra ove ha vissuto l’infanzia
e la giovinezza, l’Egitto, tanto che ad essa dedica due suoi libri: “Farewell
Alexandria” e “Beyond the white walls”. E quando nel 1990
legge un articolo sul progetto, poi approvato dall’UNESCO, di ricostruire
l’antica Bibliotheca Alexandrina, improvvisamente è travolto da un vero e
proprio tumulto di sentimenti e idee, che monopolizzano il suo cuore e la
sua mente, senza lasciargli tregua. Un solo grande pensiero lo ossessiona:
l’immaginazione di ciò che dovevano essere Alessandria e la sua grande
Biblioteca 2300 anni fa. E allora eccolo scavare nel passato glorioso
della sua città adottiva, non solo con la perizia e serietà dello studioso
ma anche, e soprattutto, con la passione di chi ama sinceramente quei
luoghi e la loro illustre storia. Da questo connubio di aspirazioni
culturali e di spinte sentimentali è nato un libro, “I lidi della
conoscenza” (Bardi Editore, Roma), affascinante, amabile nel suo stile
quasi romanzesco, stimolante nella sua scorrevole rievocazione storica dei
fatti e personaggi che contribuirono alla gloria e alla decadenza della
grande biblioteca alessandrina, intrigante nella rivelazione delle trame
segrete e dei vizi dei faraoni della dinastia tolemaica.
Personaggi
come i primi faraoni di quest’ultima dinastia, grandi matematici,
astronomi e scienziati come Euclide, Aristarco di Samo, Apollonio di
Perga, Eratostene, Archimede, grammatici e poeti come Teocrito e
Callimaco, grandi inventori come Ctesibio ed Erone, le prime grandi scuole
mediche degli anatomisti di Erofilo e degli empiristi di Filino di Cos,
Galeno, il grande medico dell’antichità, la regina Cleopatra, Santa
Caterina da Alessandria e tanti altri ancora, grazie alla felice penna di
scrittore di Flower, fanno capolino dalle nebbie delle nostre memorie
scolastiche, per vestire le fattezze umane di attori eccezionali di quella
grande avventura del pensiero umano che fu la Biblioteca di Alessandria.
Questa, infatti, non era soltanto un deposito gigantesco, e unico per quei
tempi, di opere scritte di tutti i più famosi scienziati, matematici,
poeti, drammaturghi e filosofi del mondo, ma era anche una vera e propria
istituzione culturale di primissimo ordine, il primo grande esempio nella
storia di centro multidisciplinare di ricerca, un vero e proprio “polo
mondiale”, si direbbe oggi, di cultura scientifica e letteraria. Uomini di
lettere e scienziati, provenienti da tutto il mondo, lavoravano e vivevano
nella grande Biblioteca, trovandovi vitto e alloggio, lautamente
stipendiati dal faraone, che spesso era egli stesso un uomo di cultura.
Dalle pagine del libro di Flower emergono fatti, atteggiamenti, sentimenti
degli uomini di tutti i tempi: invidia, gelosia, servilismo, orgoglio
avvolgono le grandi figure della Bibliotheca Alexandrina di un’atmosfera
terrena e realistica, sottraendole ai fumi dell’idealizzazione mitica,
frutto della nostra scarsa conoscenza della realtà in cui vissero e
operarono e che tende a cristallizzarle in freddi stereotipi, nel nostro
immaginario culturale. Così, si scoprono le abitudini adulatorie verso il
faraone da parte di quasi tutti i personaggi più in vista della
Biblioteca, Callimaco compreso, malgrado il suo carattere indipendente,
che lo spinge a rifiutare le ambite cariche di direttore della Biblioteca
e precettore del figlio del faraone. Emergono altresì le critiche pregne
d’invidia mosse a Callimaco da parte dei suoi indegni colleghi, che
sprezzantemente lo bollano come “un poeta di pochi versi, privo delle
qualità per scrivere un vero poema”, e questo per l’avversione da lui
mostrata verso l’inveterata abitudine di scrivere grandi poemi, cui
contrapponeva il suo nuovo stile poetico fondato, invece, su poesie brevi,
quelle che poi furono i “carmi”, così in auge a Roma. L’indagine storica
minuziosa di Flower si spinge anche a rivelare curiosità inaspettate, come
l’attività di catalogazione delle opere e degli autori della Biblioteca
fatta da Callimaco, utilizzando, per la ricerca dei nomi, un concetto che
erroneamente riteniamo di oggi: le parole chiave. Di molti personaggi,
Flower rivela, o mette in evidenza in maniera avvincente, sfaccettature
del loro ingegno multiforme poco note o scarsamente ricordate. È questo il
caso di Eratostene, che senz’altro noto come matematico e astronomo, lo è
meno come quel grande uomo di polivalente cultura quale egli in realtà fu:
“poeta, filosofo, filologo, matematico, astronomo, scienziato,
geografo, critico letterario, grammatico ed inventore”, autentico
precursore dei geni universali del Rinascimento Italiano, come acutamente
osserva Flower.
“I lidi della conoscenza” è dunque un grandioso affresco, concepito
unicamente con finalità divulgative, dei 924 anni che costituirono la vita
“ufficiale” della grande Bibliotheca Alexandrina, che oggi, all’inizio del
III millennio, grazie all’ostinata idea di Lotfy Dowidar, rettore
dell’Università di Alessandria, è materialmente risorta dalle antiche
macerie, in una nuova abbagliante costruzione ultra moderna, dall’aspetto
di un gigantesco disco inclinato, “per essere il più avanzato faro del
sapere, per preservare lo spirito e le finalità dell’antica biblioteca,
che fiorì all’inizio del primo millennio”, come orgogliosamente
dichiara Mohsen Zahran, capo progetto della rinata Bibliotheca Alexandrina.
La nuova biblioteca ha caratteristiche non meno faraoniche di quelle della
sua progenitrice: un luminoso edificio circolare di ben centosessanta
metri di diametro, inclinato sul terreno grazie ad un muro alto trenta
metri su cui poggia ad un estremo diametrale, in grado di ospitare otto
milioni di libri, con sale di lettura attrezzate con computer, in grado di
accogliere duemila persone sedute; un Planetario, un Museo delle Scienze e
un Centro delle Conferenze sono gli edifici satelliti che completano
l’intero complesso della biblioteca, occupando un’area totale di
quarantacinque ettari. E il tutto su quelle rive del Mar Mediterraneo
verso le quali, 2300 anni fa, veleggiarono dalla Grecia, dalla Sicilia e
dall’Asia Minore i primi mercanti, scienziati e letterati che popolarono
la città appena fondata da Alessandro Magno. Quegli antichi lidi oggi,
grazie alla rinata Biblioteca, si offrono nuovamente alla più grande e
sublime delle avventure umane: la conoscenza. |