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Sommario anno XIV numero 3 - marzo 2005

 CULTURA E COSTUME

Gloria e decadenza dell’antica  Bibliotheca Alexandrina
(Luca Nicotra) - Derek Adie Flower ha un’autentica vocazione internazionale: di famiglia inglese, nasce a Ginevra, si trasferisce da ragazzo ad Alessandria d’Egitto con la famiglia, e lì trascorre l’infanzia e la giovinezza, soggiornandovi per ben ventisette anni. Ad Alessandria riceve un’educazione internazionale, frequentando scuole italiane, francesi e inglesi, mentre in Inghilterra completa gli studi universitari, prima al Malvern College e poi ad Oxford, dove si laurea in lingue moderne. La crisi di Suez del 1956 obbliga la sua famiglia a lasciare definitivamente l’Egitto. Vive per qualche tempo a Londra, sposa una francese, Frederique, e si trasferisce nel sud della Francia per ragioni di lavoro. Infine approda nel nostro Paese, prima in Toscana e poi a Roma, dove attualmente risiede e lavora come consulente finanziario di compagnie inglesi, dedicandosi tuttavia quasi esclusivamente alla scrittura dei suoi libri. In questo suo peregrinare per il mondo, sono rimasti sempre saldi il suo amore e il suo attaccamento per la terra ove ha vissuto l’infanzia e la giovinezza, l’Egitto, tanto che ad essa dedica due suoi libri: “Farewell Alexandria” e “Beyond the white walls”.  E quando nel 1990 legge un articolo sul progetto, poi approvato dall’UNESCO, di ricostruire l’antica Bibliotheca Alexandrina, improvvisamente è travolto da un vero e proprio tumulto di sentimenti e idee, che monopolizzano il suo cuore e la sua mente, senza lasciargli tregua. Un solo grande pensiero lo ossessiona: l’immaginazione di ciò che dovevano essere Alessandria e la sua grande Biblioteca 2300 anni fa.  E allora eccolo scavare nel passato glorioso della sua città adottiva, non solo con la perizia e serietà dello studioso ma anche, e soprattutto, con la passione di chi ama sinceramente quei luoghi e la loro illustre storia. Da questo connubio di aspirazioni culturali e di spinte sentimentali è nato un libro, “I lidi della conoscenza” (Bardi Editore, Roma), affascinante, amabile nel suo stile quasi romanzesco, stimolante nella sua scorrevole rievocazione storica dei fatti e personaggi che contribuirono alla gloria e alla decadenza della grande biblioteca alessandrina, intrigante nella rivelazione delle trame segrete e dei vizi dei faraoni della dinastia tolemaica.
Personaggi come i primi faraoni di quest’ultima dinastia, grandi matematici, astronomi  e scienziati come Euclide, Aristarco di Samo, Apollonio di Perga, Eratostene, Archimede, grammatici e poeti come Teocrito e Callimaco, grandi inventori come Ctesibio ed Erone, le prime grandi scuole mediche degli anatomisti di Erofilo e degli empiristi di Filino di Cos, Galeno, il grande medico dell’antichità, la regina Cleopatra, Santa Caterina da Alessandria e tanti altri ancora, grazie alla felice penna di scrittore di Flower, fanno capolino  dalle nebbie delle nostre memorie scolastiche, per vestire le fattezze umane di attori eccezionali di quella grande avventura del pensiero umano che fu la Biblioteca di Alessandria. Questa, infatti, non era soltanto un deposito gigantesco, e unico per quei tempi, di opere scritte di tutti i più famosi scienziati, matematici, poeti, drammaturghi e filosofi del mondo, ma era anche una vera e propria istituzione culturale di primissimo ordine, il primo grande esempio nella storia di centro multidisciplinare di ricerca, un vero e proprio “polo mondiale”, si direbbe oggi, di cultura scientifica e letteraria. Uomini di lettere e scienziati, provenienti da tutto il mondo, lavoravano e vivevano nella grande Biblioteca, trovandovi vitto e alloggio, lautamente stipendiati dal faraone, che spesso era egli stesso un uomo di cultura. Dalle pagine del libro di Flower emergono fatti, atteggiamenti, sentimenti degli uomini di tutti i tempi: invidia, gelosia, servilismo, orgoglio avvolgono le grandi figure della Bibliotheca Alexandrina di un’atmosfera terrena e realistica, sottraendole ai fumi dell’idealizzazione mitica, frutto della nostra scarsa conoscenza della realtà in cui vissero e operarono e che tende a cristallizzarle in freddi stereotipi, nel nostro immaginario culturale. Così, si scoprono le abitudini adulatorie verso il faraone da parte di quasi tutti i personaggi più in vista della Biblioteca, Callimaco compreso, malgrado il suo carattere indipendente, che lo spinge a rifiutare le ambite cariche di direttore della Biblioteca e precettore del figlio del faraone. Emergono altresì le critiche pregne d’invidia mosse a Callimaco da parte dei suoi indegni colleghi, che sprezzantemente lo bollano come “un poeta di pochi versi, privo delle qualità per scrivere un vero poema”, e questo per l’avversione da lui mostrata verso l’inveterata abitudine di scrivere grandi poemi, cui contrapponeva il suo nuovo stile poetico fondato, invece, su poesie brevi, quelle che poi furono i “carmi”, così in auge a Roma. L’indagine storica minuziosa di Flower si spinge anche a rivelare curiosità inaspettate, come l’attività di catalogazione delle opere e degli autori della Biblioteca fatta da Callimaco, utilizzando, per la ricerca dei nomi, un concetto che erroneamente riteniamo di oggi: le parole chiave. Di molti personaggi, Flower rivela, o mette in evidenza in maniera avvincente, sfaccettature del loro ingegno multiforme poco note o scarsamente ricordate. È questo il caso di Eratostene, che senz’altro noto come matematico e astronomo, lo è meno come quel grande uomo di polivalente cultura quale egli in realtà fu: “poeta, filosofo, filologo, matematico, astronomo, scienziato, geografo, critico letterario, grammatico ed inventore”, autentico precursore dei geni universali del Rinascimento Italiano, come acutamente osserva Flower.
I lidi della conoscenza” è dunque un grandioso affresco, concepito unicamente con finalità divulgative, dei 924 anni che costituirono la vita “ufficiale” della grande Bibliotheca Alexandrina, che oggi, all’inizio del III millennio, grazie all’ostinata idea di Lotfy Dowidar, rettore dell’Università di Alessandria, è materialmente risorta dalle antiche macerie, in una nuova abbagliante costruzione ultra moderna, dall’aspetto di un gigantesco disco inclinato, “per essere il più avanzato faro del sapere, per preservare lo spirito e le finalità dell’antica biblioteca, che fiorì all’inizio del primo millennio”, come orgogliosamente dichiara Mohsen Zahran, capo progetto della rinata Bibliotheca Alexandrina. La nuova biblioteca ha caratteristiche non meno faraoniche di quelle della sua progenitrice: un luminoso edificio circolare di ben centosessanta metri di diametro, inclinato sul terreno grazie ad un muro alto trenta metri su cui poggia ad un estremo diametrale, in grado di ospitare otto milioni di libri, con sale di lettura attrezzate con computer, in grado di accogliere duemila persone sedute; un Planetario, un Museo delle Scienze e un Centro delle Conferenze sono gli edifici satelliti che completano l’intero complesso della biblioteca, occupando un’area totale di quarantacinque ettari. E il tutto su quelle rive del Mar Mediterraneo verso le quali, 2300 anni fa, veleggiarono dalla Grecia, dalla Sicilia e dall’Asia Minore i primi mercanti, scienziati e letterati che popolarono la città appena fondata da Alessandro Magno. Quegli antichi lidi oggi, grazie alla rinata Biblioteca, si offrono nuovamente alla più grande e sublime delle avventure umane: la conoscenza.

 CULTURA E COSTUME

Sommario anno XIV numero 3 - marzo 2005