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Sommario anno XIV numero 3 - marzo 2005

 DENTRO L'UOMO

Esplorando... e il viaggio continua… - 7
(di Marco e antonio)
antonio - L’anello mancante…. E già: la ricerca dell’armonia tra me ed il mio corpo, seppur ancora ai primi passi, mi ha portato a scoprire la possibilità dell’armonia tra me e gli altri. È una sensazione nuova che fin qui non avevo mai conosciuto, anche se forse, come tutti, avevo sempre vagheggiato; ma adesso è diverso, adesso si apre una nuova strada che sento di voler percorrere con tutte le mie forze!!!
h il corpo mio col tuo fanno armonia d’andare h
Allora, vediamo… da quello che ho scoperto finora, sembra chiaro che tutti siamo dotati di un corpo corredato da: pelle, sensori, vie nervose, archivio a molla, palcoscenico ecc, e tutti assistiamo dall’interno, come unici spettatori, alle rappresentazioni che si montano nel nostro teatro, ed in conseguenza di essi, avvertiamo le stesse emozioni. Benissimo, che cos’è che ci distingue allora l’uno dall’altro?
h Il corpo mio uguale il tuo le mie emozioni uguali le tue dove la differenza? h
A questo punto so rispondere a questa domanda; ognuno, nel corso della propria vita, ha immagazzinato nel proprio schedario le proprie esperienze, e questo farà si che quando esse salteranno fuori dall’archivio a molla, costruiranno uno spettacolo che sarà caratteristico di quel sistema. Ma ormai so che non è nella fase di memorizzazione che può esserci un mio intervento, bensì nella fase in cui le scene emergendo dall’archivio a molla, si rimontano negli spettacoli e a quel punto possono essere smontate in tutte le loro componenti e rimontate in un modo più armonioso.
h ruota s’avanza e di restar del centro d’intervenire posso solo dei flussi h
Sono idee, solo idee: scene virtuali che, visto che non sappiamo come si formano, assumiamo come ineluttabili e da difendere ad ogni costo!
Sarebbe bello poterlo fare davvero, sarebbe bello poter trovare questo palcoscenico e modificare tutte le rappresentazioni che si svolgono per renderle più mie…
h mè ed il mio corpo solo se mè lo accende è mia presenza avvertita h
Ma dov’è questo palcoscenico? In uno dei precedenti giri di cervello, avevo definito che esso doveva per forza trovarsi all’interno del corpo, visto che ognuno può assistere solo al suo spettacolo e non a quello degli altri.
Ok dentro, ma dove? Ci vuole un altro giro di cervello, ricominciamo dall’inizio.
C’è un ambiente, con tutte le sue caratteristiche fisiche, nel quale vive immerso il mio corpo. C’è sicuramente un confine tra i due determinato dalla pelle; un confine però dotato di porte di ingresso particolari, i sensori, ognuna abilitata per un particolare stimolo proveniente dall’esterno. Una volta passati dalle porte, questi stimoli percorrono le vie nervose fino ad arrivare all’archivio a molla, cioè il cervello, dove vengono immagazzinati. Da qui possono saltare di nuovo fuori, se adeguatamente richiamati, e montarsi sotto forma di spettacoli virtuali a cui io assisto.
Tutto qui? Eh no, un momento, manca una parte della storia!!!
h a scavar un poco ne trovo tante h
Quando l’archivio scatta, e gli spettacoli si montano, io oltre ad assistervi agisco anche. Eh sì, questo vuol dire che quello che esce dall’archivio a molla, oltre che finire sul palcoscenico finisce anche sui miei muscoli e genera delle azioni.
h spazio pensiero a predisporre stato d’azione h
È come se quel benedetto palcoscenico si comportasse come un contenitore di pensieri che, quando è pieno, tracima verso i muscoli generando il movimento. Infatti se penso intensamente ad una cosa, dopo un po’ il contenitore si riempie ed io parto verso l’azione; o meglio adesso so che è il mio corpo a partire verso l’azione.
h di quel che serve all’azione da fuori c’è quanto basta che poi nel corpo mio d’ingresso d’accrescer d’evocato d’autonomia fa tutto da solo h
Con questa scoperta posso quindi aggiornare lo schema di funzionamento del mio corpo che avevo disegnato precedentemente. Allora, c’è un primo cerchio, che rappresenta la pelle, con i tratteggi a simboleggiare i sensori sparsi su di essa. Da queste porte partono delle vie, che vanno verso l’interno, fino a raggiungere un cerchio più piccolo posto all’interno del primo e che rappresenta l’archivio a molla. Da esso fuoriescono altre vie che arrivano tutte ad un’altra zona, il palcoscenico-contenitore, dal quale partono ancora altri fili che raggiungono i muscoli situati sotto la pelle.
Vediamo se funziona: dunque, quale esperimento posso fare per provare questo modello? Me ne verrebbero in testa almeno un milione, però a pensarci bene mi basta riaccendere il ricordo di quel giorno nel vialetto sotto casa; ormai so che esso non è altro che un modulo dell’archivio a molla e quindi posso farlo saltar fuori quando voglio!!! Non ho nemmeno finito di pensarlo che già lo spettacolo si è montato sul palcoscenico ed io vi assisto dalla mia poltrona.
h e paziente parto a navigar negli spettacoli h
Dunque, sono nel vialetto pronto al mio esperimento, quando ecco avvicinarsi quell’ignaro signore che abita al primo piano. Questo evento colto dai miei sensi rappresenta lo stimolo dall’ambiente che fa scatenare tutto il meccanismo; infatti i segnali generati dai miei sensori, posti sulla pelle, cominciano a percorrere le vie nervose verso l’interno, fino a raggiungere l’archivio a molla. Questo scatta velocissimo facendo emergere lo spettacolo giusto che era presente al suo interno e lo monta sul palcoscenico in tutti i suoi particolari. Se ci faccio attenzione mi accorgo anche del tempo necessario al montaggio, infatti le scene che all’inizio sono un po’ confuse e slegate tra loro, dopo circa un secondo diventano sempre più nitide e chiare. Il film inizia ed ecco dunque quel signore che avanza verso di me e quando arriva a circa un metro di distanza mi saluta; io rispondo, accenno anche un sorriso e poi ci allontaniamo tranquilli. In realtà lui è ancora lontano da me, a una decina di metri, ma io, sul mio palcoscenico, ho già percorso tutto il film in un attimo e sento anche i miei muscoli attivarsi verso l’azione tanto che, se non ci sto attento, comincio a salutarlo già adesso.
h flusso d’interno che a richiamar portali giungo a finale h
Questo vuol dire che l’idea del palcoscenico-contenitore è giusta visto che per avvertire l’attivarsi dei muscoli ci ho impiegato un certo tempo dovuto al fatto che le scene sono dovute saltar fuori dall’archivio a molla, montarsi sul palcoscenico, riempirlo e quindi tracimare verso i muscoli stessi. Ma allora funziona!!! Ci provo e ci riprovo ancora e il meccanismo, che ora riesco ad osservare mentre si svolge all’interno del mio corpo, è sempre lo stesso. Che bello essere testimone finalmente cosciente di quello che avviene dentro di me! E passo da uno spettacolo all’altro immaginandomi le cose più disparate, e ogni volta TAC il gioco riparte: stimolo, archivio a molla, scatto, palcoscenico, muscoli; è come assistere dall’interno al fiorire della mia mente…  Continua

 DENTRO L'UOMO

Sommario anno XIV numero 3 - marzo 2005