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Sommario anno XIV numero 3 - marzo 2005

 SPETTACOLI

Il dio di Roserio, Teatro Cometa Off
(Cristina Stillitano) - È il giorno della tanto attesa “Milanesi”. Dante Pessina, portacolori della “Vigor”, sa che se vince questa gara, forse quelli della “Bianchi” lo prenderanno con loro per trasformarlo in un ciclista professionista. Vola sulla sua dueruote ma non tanto come vorrebbe, che il mal di pancia gli frena le gambe e gli impedisce di tener dietro al suo gregario. Quel pazzo del Consonni sta tirando come un mulo giù dritto verso il traguardo di Como e sembra che corra per se stesso piuttosto che per lui. “Mola! Mola!” gli urla il Pessina mentre raccoglie le forze e gli si fa sotto in una discesa. Poi qualcosa succede, il Consonni è caduto, si è spaccato la testa, perderà per sempre l’uso della ragione. Il Pessina pedala trionfante verso la linea bianca della vittoria, aitante e solitario come un dio, e chi se ne importa se è soltanto il dio di Roserio. Chi se ne importa della coscienza, se in cambio si hanno braccia festanti all’arrivo, foto in prima pagina sulla Gazzetta e l’adrenalina di aver stracciato tutti, di vedere il Giro - quello dei Grandi - sempre più vicino e fattibile. Addio dannato distributore di benzina che gli appesta gli abiti e i pensieri, che lo incatena ad una vita grigia nella periferia milanese del dopoguerra.
Dal romanzo di Giovanni Testori, “Il dio di Roserio”, in scena in questi giorni al Teatro Cometa Off di Roma, è un violento spaccato dell’Italia padana degli anni ’50, già protesa verso la corsa al benessere e al successo, che impone - anche - la perdita di umanità. La riduzione teatrale è del regista Valerio Binasco e dell’interprete Maurizio Donadoni, in splendida forma e capace di trasformare un testo irto di difficoltà dialettali in una performance di 55 minuti di ritmo serrato e di vigorosa, amara poesia.

 SPETTACOLI

Sommario anno XIV numero 3 - marzo 2005