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Sommario anno XIV numero 4 - aprile 2005

 I NOSTRI PAESI - pagina 10

grottaferrata
Un ritratto della realtà dell’area dei Castelli
(Giovanna Ardesi) - Il 12 marzo scorso presso la Sala Convegni dell’Abbazia di San Nilo a Grottaferrata, il Comitato tecnico-scientifico del C.I.As.Co. (Coordinamento Intercomunale delle Associazioni e dei Comitati dei Castelli Romani) ha fatto un ritratto della realtà  dell’area dei Castelli Romani, attraverso alcune brevi conferenze. Al convegno erano presenti il senatore Zanda, il comandante della Guardia di Finanza, i sindaci di Monteporzio e di Rocca di Papa, e il vice sindaco di Rocca Priora.
Ne è emerso il quadro che per i residenti ci sono rischi per la salute, soprattutto per la possibilità concreta: a) di inquinamento delle risorse idriche della Doganella, b) di essere esposti al degassamento, specie di anidride carbonica, dal sottosuolo, c) di essere esposti al gas radon. Oltre ai rischi per la salute, sono stati prospettati poi i rischi per la perdita della identità culturale dei luoghi, dovuta all’uso predatorio del territorio, che è tale in quanto non tiene conto né del suo significato storico, né delle sue presenze archeologiche. Come esempio di questi problemi è stato portato da tutti il caso di Monte Castellaccio-Algidum. Questa collina dopo essere stata scavata per anni per estrarre pozzolana rossa, senza riguardo per le sue importanti testimonianze storiche-archeologiche di epoca romana e medioevale, è diventata poi un luogo di discarica di rifiuti, anche tossici, quale l’amianto. Questo aspetto è particolarmente allarmante se si considera che tale sito si trova vicinissimo al bacino imbrifero della Doganella, e che, a causa del fenomeno del dilavamento dei materiali pericolosi depositati, la possibilità di inquinare l’acqua che si beve non è remota.
Relatori del Comitato tecnico-scientifico sono stati: il prof. Paolo Bono del Dipartimento Scienze della Terra dell’Università “La Sapienza” di Roma; il prof. Paolo Orlando dell’Istituto di Fisica- Radioisotopi - dell’Università Cattolica del Sacro Cuore; il prof. Raimondo Del Nero scrittore e storico del territorio dei Colli Albani; il dott. Luca Pizzino del Laboratorio di Geochimica dei Fluidi dell’Istituto Nazionale di Geofisica; il Presidente Regionale del WWF Mario Costantini.
Dunque c’è da augurarsi che chi è preposto alla programmazione del territorio si colleghi agli scienziati locali, studiosi delle aree dei Colli Albani, affinché si evitino danni che per la loro natura sono irrecuperabili.
Così, ad esempio, l’impatto antropico intorno ai laghi vulcanici di Castel Gandolfo e di Nemi ha provocato danni irrecuperabili per i prelievi abusivi di acqua. Il risultato, infatti, è che il livello delle acque dei laghi si è notevolmente abbassato, con la conseguente diminuzione dell’effetto tampone esercitato dalla massa d’acqua sul magma sottostante. Una prova di questo è che è aumentata la temperatura delle acque dei laghi medesimi.
Un altro effetto del massiccio impatto antropico in tutto il territorio è che il maggiore prelievo di acqua dalle falde acquifere sta provocando degassamento di anidride carbonica e idrogeno solforato, gas questi che, provenienti dal corpo magmatico, risalgono attraverso le faglie. È chiaro - ha detto Pizzino - che una volta provocato il danno, l’acquifero va perduto. Dunque, per l’esperto di geochimica dei fluidi, l’acqua deve occupare le fratture sottostanti per impedire la risalita dei gas. Per il prof. Bono “la discarica di materiali tossici di Monte Castellaccio è una bomba ecologica, in quanto scarica nell’acquifero extra caldera”. Per il WWF è meglio il riciclaggio dei rifiuti che l’inceneritore che, comunque, finisce per inquinare l’aria, nonché l’acqua delle falde acquifere. Allora perché non fare una Consulta della Carta della Terra dei Castelli Romani, si chiede l’ing. Vincenzo Avalle, presidente del C.I.As.Co.? Una Carta programmatica ed operativa per il recupero della sostenibilità dello sviluppo e della vita stessa degli abitanti. La proposta di Avalle, che è stata condivisa dalle associazioni presenti, è quella di invitare gli Enti locali a prendere informazioni scientifiche dalla Comunità Scientifica locale per definire strategie partecipate e corrette da una molteplicità di punti di vista, scientifico-culturali e ambientali.


rocca di papa
La Repubblica di Rocca di Papa, 150°
(Gianfranco Botti) - “Cittadini! Quando il terzo millennio da poco s’è affacciato all’incontro dei popoli, ancoro in tanti protesi verso orizzonti di libertà e autosufficienza, il nostro commosso ricordo si rivolge a Rocca di Papa di 150 anni fa, che vide i suoi figli sollevarsi contro i soprusi del potere prevaricatore rappresentato da Casa Colonna, feudataria della nostra terra in nome di discutibili diritti dinastici, giustamente affossati da una evoluzione socio-politica fondata sul diritto e sulla democrazia.
A quei nostri antenati, cui non sorrideva certezza alcuna, senza speranza di veder migliorate le condizioni di vita, proprie e dei figli, parve insopportabile l’ultima prepotenza, quella che impediva loro di far legna e carbone, contrariamente a quanto fin lì fatto nei secoli.
Nella notte del 30 Aprile 1855 affissero un manifesto, indicarono al pubblico disdoro chi s’èra rilevato strumento dei Colonna, alzarono l’albero della libertà e proclamarono la Repubblica di Rocca di Papa. Che non ebbe - non poteva averlo! - sviluppo felice. Il tentativo venne represso, 17 roccheggiani ne subirono le conseguenze penali, tutto si risolse col ristabilimento delle condizioni precedenti.
Ma, il gesto non s’esplicò senza conseguenze. Il senso della sollevazione permase negli animi, alzando resistenze continue contro ogni potere sopraffattore venturo. Fino a che, con la democrazia, si è pervenuti al bene comune, rappresentato da quelle condizioni della vita sociale che permettono ai gruppi e ai singoli membri di raggiungere la propria perfezione in maniera più piena e agevole”
Questo il testo che noi pubblicheremmo nell’ultima settimana d’aprile, per annunciare quella Repubblica di Rocca di Papa che 150 anni fa movimentò la rafferma situazione politica nazionale, e che sollevò interesse e commenti all’estero. Viva L’Aquila sullodata Repubblica! Tale l’inizio del proclama che la mattina del 1° Maggio 1855 - sapendo leggere - prometteva per il nostro paese un percorso storico d’autonomia, sull’esempio di San Marino. Si dichiarava - nientemeno - che una rivoluzione. Contro il governo pontificio, contro i locali amministratori, contro il parroco. Tutti a tenere bordone all’odiata Casa Colonna, da cui derivavano soprusi e angherie. Noncurante della miseria dei popolani, dei loro bisogni, delle loro esigenze primarie.
Piantare, raccogliere, pascere, far legna, far carbone. Attività elementari per una economia elementare. Fatta di sussistenza, srotolata sull’oggi per oggi; senza speranze di miglioramento. Che prevedesse: paga regolare, possibilità d’istruzione, situazione abitativa tollerabile per spazio e igiene.
Entro tale perimetro, con lati disperazione e fame, si rintraccia la radice di quella sollevazione. Che, se non produsse effetti di sangue (normalmente collegati a eventi eversivi), se non produsse condanne pesanti, tuttavia non dovette essere stata decisa e realizzata a cuor leggero. Non aveva mano morbida nel reprimere quel governo.
Correva l’anno 1855. L’anno in cui si stabilì alla terza domenica di luglio la festa padronale di San Carlo (e per l’occasione venne inaugurato il quadro del santo realizzato dal pittore rocchiggiano Domenico Toietti). L’anno in cui il colera, ad aumentar miseria, provocò una trentina di vittime.
Il proclama, che con tanta ingenuità dichiarava la Repubblica, continuava convocando un consiglio nel palazzo delle Cinque Ischie. A quale attuale edificio corrisponde? Nel tentar di rispondere si tenga presente che l’ischia è un’essenza arborea affine alla quercia. E continuava esortando “a dare nel cosiddetto preferito” al priore (Giacomo Botti) e al curato (Girolamo Sciamplicotti), e “ad ammazzare la pubblica forza e pure il guardiano Miraculo” (come sta scritto, o Miraculò, con l’accento, come Cofini ritiene realistico). Che priore, curato e gendarmi non potessero sperare benevolenza, è chiaro. Ma che c’entrava il guardiano? Perché anche per lui tanto odio?
Qualche chiarimento, su questo risvolto, possiamo farlo noi. Disponiamo di due documenti che, pur essendo propriamente contestuali, ma antecedenti il 1855, spiegano come anche dal guardiano provenissero prepotenze e dispiaceri, per chi con lui aveva a che farci.
Se per domenica Primo maggio prossimo, ricorrenza centocinquantesima dell’evento se ne volesse realizzare (come dovrebbesi) una rievocazione storica in comune, ben volentieri Renderemmo pubbliche quelle carte.


palestrina
Sacra rappresentazione del Venerdì Santo
(Tania Simonetti-Marco Cacciotti)  - La Santa Pasqua è festeggiata a Palestrina, con la tradizionale ”Sacra rappresentazione del Venerdì Santo”. Come ogni anno, il Comitato insieme a Monsignor Pietro Gasbarri, ci ha fatto rivivere i momenti della Passione, della morte e della Resurrezione del Cristo, attraverso le rappresentazioni sui numerosi e ben allestiti carri. Il corteo, che partendo da via del Tempio ha sfilato per il centro storico del paese, ha coinvolto numerosi figuranti, e non sono mancati gli animali: cavalli, asini, pecorelle… La processione, molto sentita dai Palestrinesi, ha richiamato molti visitatori, anche dai paesi limitrofi.


rocca priora
Gli anziani alla Maratona di Roma
(Nicola Pacini) - Un folto gruppo del Centro Anziani A. Grisciotti di Rocca Priora ha partecipato alla Maratona di Roma, Domenica 13 marzo. Non alla grande Maratona, ma alla Stracittadina, riservata alle associazioni, Centri Anziani e scuole. Il percorso quanto mai suggestivo partiva dal Colosseo, quindi Via dei Fori Imperiali, via del Teatro di Marcello, Circo Massimo, Terme di Caracolla, e ritorno al Colosseo. I partecipanti a questa edizione della Maratona sono stati oltre 50.000. Per la Stracittadina sono stati premiati i gruppi con maggior numero di partecipanti, al Centro Anziani di Rocca Priora è stata assegnata una targa come quarto classificato. Molte personalità erano presenti a questa bella trasformata anche in festa della solidarietà agli ammalati di Alzheimer, con la scritta “non dimentichiamo chi dimentica”.

 I NOSTRI PAESI - pagina 10

Sommario anno XIV numero 4 - aprile 2005