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101 condanne a morte sbagliate in America

Giugno 11
14:48 2012

«Più di 2000 detenuti ed ex detenuti sono stati scagionati dal 1989, secondo la banca dati che mira a registrare tutti gli errori giudiziari commessi negli Stati Uniti.

Più di 100 erano stati condannati alla pena di morte.» Lo riporta Michael McLaughlin su The Huffington Post (http://huff.to/JAIlJn). La banca dati è stata istituita dalla facoltà di giurisprudenza dell’Università del Michigan e dal Centro Errori Giudiziari della facoltà di giurisprudenza della Northwestern University. Allo stato iniziale, i dati resi noti costituiscono solo la punta dell’iceberg, ed emergono in prevalenza dalle segnalazioni degli avvocati e dal risalto dei media.

Nella banca dati sono stati finora inseriti 873 casi individuali. I ricercatori hanno anche riscontrato tredici grossi scandali di false attestazioni della polizia che hanno incriminato 1170 persone: si trattava, secondo il rilievo dei giudici, di crimini mai avvenuti, ma «artatamente costruiti, in prevalenza piazzando droga e armi nelle pertinenze degli imputati innocenti,» sintetizzano i ricercatori. Questi dati non sono ancora stati inseriti nella banca dati.

Complessivamente, da quanto emerge dal rapporto delle due università (http://bit.ly/KqWgvW), gli 873 detenuti innocenti hanno scontato complessivamente 10.000 anni di carcere, con una media di 11 anni ciascuno. Dal 2000, gli errori giudiziari emersi sono stati in media di 52 l’anno (uno alla settimana), 40% dei quali sono stati appurati tramite il DNA (sono in crescita gli errori giudiziari emersi grazie a questo tipo di riscontro).

Gli 873 detenuti che hanno patito errori giudiziari sono quasi esclusivamente maschi (93%) e ben la metà è costituita da «neri» (50%). In base al tipo di delitto, gli errori giudiziari hanno riguardato «prevalentemente le violenze sessuali [35%] e gli omicidi [48%], per i quali gli imputati hanno optato per un processo anziché dichiararsi colpevoli, ed hanno ricevuto condanne pesantissime, soprattutto alla pena di morte,» si legge nel rapporto. 101 persone scagionate erano state condannate alla pena di morte.

Le cause delle ingiuste condanne sono così distribuite: nel 51% dei casi si è trattato di accuse e testimonianze false; 43% identificazioni erronea da parte dei testimoni; 42% reprensibile comportamento dei pubblici ufficiali; 24% prove forensi false o fuorvianti; 16% confessioni false. Rilevante, nel caso degli omicidi, è il numero delle accuse e testimonianze false (66%; «in prevalenza dipese da testimonianze oculari volutamente errate»: 44%); di abusi dei pubblici ufficiali (56%) e soprattutto di confessioni false (76%). Ben l’80% degli errori giudiziari nel caso degli stupri è dovuto ad errori dei testimoni oculari: di questi il 53% riguarda accuse a «neri» da parte di donne «bianche». Nel caso delle violenze sessuali contro i minori, il 74% delle persone scagionate erano state accusate «anzitutto di delitti appositamente inventati che non erano mai avvenuti».

I ricercatori delle due università precisano, nel rapporto, che il loro approccio metodologico è «conservatore», ossia basato esclusivamente sulle sentenze definitive. Essi si limitano a prendere atto delle sentenze e motivazioni dei giudici e ad incrociare i dati secondo alcuni parametri che possano contribuire a capire dove risiedano gli errori che comportano le ingiuste condanne, in modo da apportare migliorie al sistema giudiziario statunitense. Che l’approccio sia «conservatore» lo si capisce dal linguaggio adottato nel rapporto («neri», in luogo di afroamericani, per es., senza distinzione tra americani e stranieri) e dal fatto che non figuri il ceto tra i parametri presi in considerazione. Che figuri nel rapporto qualcosa di giuridicamente irrilevante chiamato «razziale» (e non ‘etnico’) in luogo di un concetto giuridicamente rilevante quale quello di «cittadinanza», costituisce uno dei molti limiti di questo approccio metodologico.

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