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A proposito di…Artista o artigiano?

A proposito di…Artista o artigiano?
Maggio 30
16:48 2016

L’incontro, voluto e predisposto da un amico comune, Giancarlo Mancori, è quanto di più informale ci si potesse aspettare. Due parole di presentazione: Renato; Amerigo Giammatteo: con due emme e due ti, ci tiene a precisare. Una sosta al bar dove insiste nell’offrire un caffè. Un ambiente lindo e luminoso con tavole e sedie di plastica trasparente. Ci sediamo e naturalmente, a nostro agio, si inizia a parlare del più e del meno certamente avvantaggiati dal fatto che ci scopriamo praticamente coetanei: con qualche anno oltre i settanta, tanto per intenderci.
“Ti definiresti un artigiano o un artista?”. Riconosco che come domanda di inizio è un po’ troppo impegnativa – la linea di demarcazione tra le due qualifiche essendo estremamente sottile – ma dalla risposta avrò la possibilità di dare un senso meno generico al nostro parlare. Amerigo non ha né dubbi né esitazioni: “sono un artigiano”. Lo dice con voce calma e sicura, guardandomi direttamente negli occhi. Lo sono da sempre, da quando ho cominciato a frequentare la scuola d’arte a Marino. Una ottima scuola che a quei tempi garantiva l’accesso nel mondo del lavoro. Che ho iniziato a sedici anni in un laboratorio di Roma come saldatore. Fino ai 26 quando quel lavoro era diventato troppo impegnativo per le mie forze. Qualche volta vinto dalla fatica mi sono appisolato con il cannello acceso in mano. Quindi una nuova strada, una diversa scelta di lavoro. Un ristorante che ha garantito a me e alla mia famiglia una vita decorosa. Con una appendice: una piccola officina ad esso adiacente. Il rifugio prediletto, la fabbrica dei miei sogni. E’ lì che ho ripreso in mano gli strumenti del mio lavoro, soprattutto il cannello da saldatore. Per farne che cosa?, -chiedo – Per dar vita ai miei lavori. Ed apre una piccola borsa da cui estrae una serie di foto che sparge sul piano del tavolo. Ed eccolo lì il mondo di Amerigo. Una lunga serie di immagini, soprattutto di animali, che l’Autore ha plasmato nel ferro. Ci sono colibrì, pavoni, gufetti, martin pescatore, pappagalli. Ed anche qualche figura umana. Un Cristo, soprattutto, che nella crocifissione trasmette un senso di dolore ed angoscia. Ma come arrivi alla definizione dei tuoi lavori?. Insomma, da dove e da che cosa parti?. Fai prima uno schizzo, un disegno, una sagoma; fissi delle proporzioni…insomma. No, niente di tutto questo. Mi capita di osservare i tanti scarti di ferro che ho nel mio laboratorio e pian piano nella mia mente inizia una specie di percorso fantastico e creativo. Ed è qui che Amerigo comincia, (inconsciamente?) a far parlare le sue mani quasi che con esse potesse plasmare quei rimasugli di ferro. Uno può diventare un’ala del pavone, un altro il corpo. Quei due pezzi sono certamente adatti a diventare le braccia del Cristo e così Amerigo spiega e ci fa entrare nel suo mondo. Poi la fase esecutiva: con il fidato cannello assembla i vari pezzi fino a quando dall’idea iniziale non giunge alla sua realizzazione. E poi il martello, la lima (ne fa un uso molto parsimonioso), vari tipi di punteruoli.
E’ questo il mondo di un uomo e del suo modo di lavorare che è anche certamente un creare. Insomma un artigiano artista.
Renato Santia

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