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ALBANO: ARRIVANO I RISULTATI DELLE ANALISI DELL’ARPA

Settembre 10
11:18 2021

IL PROF. MEDICI DELL’UNIVERSITÀ LA SAPIENZA CERTIFICA CHE 3 POZZI SU 4 SONO GRAVEMENTE INQUINATI VENERDÌ 10 ORE 17 A PIAZZA SAN PIETRO MANIFESTAZIONE PER CHIUDERE DEFINITIVAMENTE LA DISCARICA IL SINDACO BORELLI SI OSTINA A NON FIRMARE L’ORDINANZA DI CHIUSURA

L’ARPA ha pubblicato i risultati delle analisi dei 4 pozzi della discarica di Albano.

Abbiamo chiesto una lettura di questi risultati al Prof. Franco Medici, Docente di Scienza e Tecnologia dei Materiali dell’Università “La Sapienza” di Roma.

“Ho avuto modo di esaminare le analisi effettuate dall’Arpa Lazio relative a campioni di acque sotterranee prelevate il 19 agosto 2021 presso i piezometri della discarica di Albano-Roncigliano, il documento viene allegato a questo articolo.

Risultano, oltre i limiti consentiti, le analisi relative a tre pozzi e precisamente il pozzo A, il pozzo D e il pozzo F1bis.

Le situazioni appaiono differenziate: i limiti vengono superati nel pozzo D per il triclorometano, mentre nel pozzo F1bis per 1,2 dicloropropano, ambedue sono composti di natura organica (composti alifatici clorurati cancerogeni). Tali risultati confermano i dati riportati nel documento dell’Arpa Lazio del 21 giugno 2021, relativi a prelievi effettuati negli anni 2019 e 2020, ed evidenziano una persistente contaminazione di natura organica.

Riguardo il pozzo A, si riscontra la presenza di Zinco in concentrazione assai elevata (5,8 mg/L), tale risultato evidenzia un inquinamento di natura inorganica la cui origine va esaminata ed approfondita.

Si ritiene, confortati da queste ultime analisi, che si rendono necessarie azioni di bonifica e risanamento come previsto dalla Legge della Regione Lazio n. 13 del 19 luglio 2019 (Disciplina delle aree ad elevato rischio di crisi ambientale)”.

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Il quadro che emerge dalle analisi dell’ARPA è molto allarmante.

Tre dei quattro pozzi analizzati sono altamente inquinati dalla discarica.

Il pozzo F1B (a valle del VII invaso) presenta da molti anni un pesante inquinamento da 1,2 dicloropropano, un composto di natura organica cancerogeno!!! Ciò a dimostrazione che la presunta bonifica del pozzo F1B è fallita miseramente.

Adesso anche nel pozzo D (a monte della discarica) spunta un altro pericolosissimo inquinante cancerogeno, il triclorometano.

In più, anche il pozzo A (a monte del VII invaso e a valle dei precedenti invasi) risulta pesantemente inquinato per presenza di manganese e zinco oltre i limiti previsti dalla legge.

Va evidenziato che gli inquinanti che sono stati rilevati nei rifiuti conferiti (le analisi dell’Arpa sui rifiuti di agosto 2021 avevano evidenziato una presenza di zinco oltre i limiti di legge) vengono prima o poi ritrovati anche nelle falde.

E lo zinco non si trova nei rifiuti urbani, bensì nelle ceneri degli inceneritori e nei rifiuti industriali. Ma Cerroni, Raggi e Zingaretti cosa stanno sversando nella discarica di Albano.

Gli allarmanti risultati delle analisi dell’Arpa sui rifiuti conferiti e sui pozzi spiegano l’altissima incidenza di tumori nelle zone intorno la discarica di Albano (+330% di mortalità per tumori ai polmoni, +219% di mortalità per tumori allo stomaco, al colon e all’ano).

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Questi risultati rendono ancora più forte la richiesta di chiusura definitiva della discarica di Albano.

Con questo obiettivo invitiamo tutti i cittadini a partecipare alla manifestazione di venerdì 10 settembre alle ore 17 a Piazza San Pietro ad Albano organizzata dal Coordinamento NOINC e dal Presidio permanente contro la discarica.

Non ci sono più alibi o scuse per perdere tempo prezioso, a difesa del territorio, dell’ambiente e della salute dei cittadini.

Il Partito Comunista richiede nuovamente al Sindaco Borelli di firmare con urgenza l’ordinanza di chiusura della discarica di Albano.

Il Partito Comunista chiede ai Comuni di Albano e di Ardea e alla Regione Lazio di dichiarare il territorio della discarica “area ad elevato rischio di crisi ambientale” (Legge della Regione Lazio n. 13 del 19 luglio 2019) in modo da fermare ulteriori insediamenti produttivi inquinanti (come il biogas da 80.000 tonnellate di rifiuti) ed iniziare una seria bonifica dell’area.

 

 

 

 

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