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ALBANO LAZIALE: IL PAESE NELLA MEMORIA DEL COMUNE

ALBANO LAZIALE: IL PAESE NELLA MEMORIA DEL COMUNE
Settembre 27
07:06 2019

 

“I’ nun so’ prufessore , ma … saccio anfino ’o nomme d’ ’a vammana c’ha attaccato ’o vellicolo a Tiberio[1] … fa recitare a Don Peppe ne ‘A storia ‘e Roma l’autore partenopeo Ernesto Murolo, poeta e drammaturgo del Novecento.

Ogni mondo è paese e la condivisione del quotidiano accomuna nel tempo chi fa la storia che, come osserva Tolstoj, non è fatta da re, principi, guerre e trattati – come spesso e male viene studiata – ma da chi nel quotidiano vive la vita di tutti i giorni interagendo in una comunità.

Proprio quel che nel nuovo libro di Giorgio Sirilli Albano Laziale – Il paese nella memoria del Comune – emerge da foto, documenti, nomi, ricordi…

Presentato ieri 26 settembre a Palazzo Corsini ad Albano, l’opera è frutto di un paziente lavoro di indagine tra i documenti dell’Archivio comunale, dai quali l’autore, Ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche, ha elaborato uno spaccato di vita della città castellana in un periodo che va dall’Unità d’Italia agli anni Sessanta del ‘900.

Nel suo benvenuto Romolo Mannucci, presidente del Centro Anziani albanense, ha sottolineato l’idea della familiarità e della comunità che il lavoro di Sirilli mette in risalto tra le pagine.

Due i  relatori d’eccezione, accomunati da parentela e dal nome,  Aldo e Ugo Onorati, albanense il primo, marinese il secondo.

Aldo Onorati, anche citando l’opera del Manzoni, ha messo in evidenza l’importanza della vita giornaliera della quale spesso non si parla, ma nella quale si rende eterno quel ch’è passeggero: grazie alla ricerca scientifica che Sirilli ha operato, si salva e resta documentata la vita e l’opera di chi ci ha preceduti, il loro operato resta ancorato nella piccola storia di tutti i giorni che altrimenti sarebbe infine relegata nel limbo del non ricordo. E tra le pagine s’esalta poeticamente quella familiarità che accomuna…

Rincara Ugo Onorati sfatando nella Storia la contrapposizione tra locale e globale: si fa ricerca anche tra polverosi documenti che illustrano bilanci, costi, delibere esaltando forme di convivenza e relazioni per ricostruire una storia vera. Proprio come rimarca Brecht che si chiede …chi costruì Tebe o riedificò Babilonia… ed evidenzia che solo i nomi dei re son scritti nella storia, ma non chi spostò ed elevò quei blocchi di pietra …

Questo lavoro antropologico e sociologico di Giorgio Sirilli è fatto dall’interno, ascoltando voci e traspare tra le pagine l’amore per la vita passata legata a un filo d’affetto con il presente.

Rimarca l’autore, nel suo intervento, l’unica identità culturale che lega tutti i Castelli Romani, accomunati da avvenimenti comuni e da una fitta rete relazionale, nonché da una condivisione di eventi tragici o di liberazione, legati al boom economico o dal progresso che porta inevitabili cambiamenti. Si tratta di un lavoro corale, di grande cooperazione – sottolinea – ringraziando chi con lui ha collaborato mettendo a disposizione  foto, fornendo testimonianze, recuperando documentazioni…

Ed ecco emergere così quel concetto di comunità che il Sindaco Marini evidenzia nel suo intervento conclusivo, ringraziando l’autore e sottolineando l’importanza di percorrere insieme quel cammino che nella storia conduce al presente.

Un libro che tra le pagine fa rivivere ben seicento nomi, ciascuno legato al presente, ciascuno riemerso dal tempo, ciascuno cullato nel cuore di chi legge e che pone nella memoria stralci di vita, condividendone l’umanità e la forza di non arrendersi mai.

 

 

[1] Non sono professore, ma so perfino il nome della levatrice che ha annodato il cordone ombelicale a Tiberio…

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