Alluvione in Pakistan: testimonianza dal Sindh
“Il livello dell’acqua continua a salire” dice alla MISNA padre Erik Dayalm, mentre partecipa alle operazioni per l’evacuazione dai villaggi che circondano la diga di Kotri.
Lo sbarramento, spiega il responsabile organizzativo della Caritas pachistana, non è lontano dalla città di Hyderabad ed è ora uno dei punti nevralgici degli interventi di soccorso. Di una situazione drammatica racconta alla MISNA anche padre Mario Angelo Rodrigues, direttore delle Pontificie opere missionarie (Pom) in Pakistan. “Oggi sono stati sommersi molti villaggi – dice da Karachi, la metropoli del sud che continua ad accogliere i disperati del Sindh – e gli affluenti di sinistra dell’Indo continuano a ingrossarsi”. Il maltempo che sta colpendo alcuni stati occidentali dell’India potrebbe alimentare la piena. Una possibilità concreta anche secondo padre Thomas King, missionario della Società di San Colombano che si trova in un distretto del Sindh a ridosso del confine indiano. “Ci vorranno anni – dice il missionario alla MISNA – perché la popolazione e l’economia del Pakistan possano riprendersi”. Da padre Thomas e dalle fonti missionarie della MISNA nessuna conferma, almeno per ora, della presunta uccisione di tre operatori umanitari nella regione settentrionale della Valle di Swat. Dell’episodio hanno riferito oggi alcune fonti di stampa internazionali, che ipotizzano responsabilità della guerriglia taleban in lotta contro il governo di Islamabad e i suoi alleati stranieri.
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