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“Amleto” di William Shakespeare

Ottobre 31
23:00 2010

La sua Compagnia teatrale, benché sia composta da attori non professionisti, è riuscita a raggiungere, grazie al suo insegnamento, un buon livello di preparazione facendole scoprire sensazioni forti che possono essere rievocate solo attraverso la magia del teatro.
Amleto è una delle opere più conosciute al mondo, ho chiesto al regista Monitillo, come mai la scelta è caduta su uno dei personaggi più combattuti tra il bene e il male scritti da Shakespeare?
«Oggi avverto sempre più forte la sensazione di vivere in un “tempo”, inteso come luogo della condizione umana, scardinato. Tempo che è non-luogo in cui, nella nostra quotidianità, ci muoviamo come naufraghi. Il tempo delle passioni tristi. Uno dei temi fondamentali è il conflitto tra le due nature dell’uomo, la natura divina e la natura diabolica, con tutte le accezioni e trasformazioni di questi due elementi: il bene e il male. Il bene per Amleto è la fiducia nel prossimo, è amore corrisposto, la lealtà, l’amicizia con Orazio. Il bene ha poi valori moderni, contemporanei che sono il rifiuto dei compromessi, del tradimento a se stessi, la capacità di denunciare e di essere sinceri in qualunque circostanza. Il male è l’abuso che il potente fa del debole, l’intelligente dello sprovveduto. Ecco perché Amleto dichiara l’amore ad Ofelia quando è ormai troppo tardi, poiché ella è evidentemente uno strumento nelle mani di quelli che vogliono manovrarla, quindi controllare attraverso di lei Amleto.
Una storia che ha, a ben vedere, risvolti tragici nella vita del personaggio.
La tragedia è soprattutto nelle reazioni dei personaggi alle situazioni, assunte come simboli assoluti di crisi più vaste e profonde, direi esistenziali, perciò la storia di Amleto è quella di un uomo moderno messo di fronte ad una grave situazione e affascinato dalla propria iridata svogliatezza e dalla propria impotenza nel risolverla, per lui il problema è quello di punire un delitto e rimediare a un torto subito. La vittima della storia non è soltanto Amleto e non è stata violata solo la sua integrità, ma quella di un intero Paese. Possiamo ricondurre il giacobinismo di Amleto a queste considerazioni: un qualche cosa è stato violato nell’armonia della natura; l’uomo non è più quello dei tempi passati e la corruzione è un fenomeno dilagante e colui che è costretto a subirla è tanto più impotente ad arginarla quanto più alto è il suo grado di conoscenza. L’uomo giacobiniano è più intelligente di quello elisabettiano in quanto ha un’apertura di spirito che lo predispone ad accogliere le nuove esperienze».
Ci fa piacere menzionare di seguito il cast degli attori: Alberto Caccialupi (Polonio), Corrado Passa (Claudio), Daniela Gallieri (Orazio), Daniela Montalto (Ofelia), Gian Marco Uras (spettro), Giulia Montanari (Rosencratz/2° becchino), Loredana D’Ubaldo (Gertrude), Luisa Santangelo (Guildenstern/1° becchino/Francisco), Massimo Mangia (Amleto), Monica Marotta (Bernardo/attrice regina), Silvia Seri (Marcello/prologo/attore re), Vincenzo Ceravolo (Laerte).

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