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“Andar per Boschi”

“Andar per Boschi”
Giugno 23
06:55 2019

Si è tenuta sabato 15 giugno 2019, presso il Centro Sociale T. Bartoli di Lariano, dalle 9.30, la <<CONFERENZA SULLA SENTIERISTICA, GEOLOGIA, NATURA E STORIA DEL MONTE ARTEMISIO “Andar per Boschi”>> e organizzata dal Comune di Lariano, il Parco dei Castelli Romani e il Gruppo Sentieristica Vulcano Laziale. Sottolineata l’importanza del Convegno “incontro”, scambio di conoscenza al fine della divulgazione e valorizzazione dei sentieri del Vulcano Laziale, del bosco in sé e anche delle realtà locali, è emersa la problematica del finanziamento del progetto in sé e ciò ricade sulle potenzialità del territorio che rischia di non essere valorizzato. In riferimento alla sentieristica, è emerso che la “rete dei sentieri” richiede una costante manutenzione, è pubblica e che sulle dorsali si possono sviluppare le particolarità locali di scoperta. Sono stati affrontati anche i temi del fuori strada e dell’attività venatoria e dichiarato che il territorio va considerato nella sua completezza dove è stato messo in luce il problema del vandalismo e le criticità nella gestione sentieristica, rifiuti… Distribuita la Carta dei Sentieri che identifica tracciati e stazioni percorrenti il Vulcano Laziale la quale andrebbe valorizzata di concerto con l’offerta turistica. Considerarsi “abitante del Mondo e dei Castelli Romani”, dove la biodiversità è veramente eccezionale in questo territorio, incentivare alla consapevolezza del proprio territorio gli abitanti locali a “ciò che c’è intorno” come parti dell’ambiente e potenziare i mezzi pubblici al fine di raggiungere il territorio castellano evitando “l’assalto automobilistico”. Nel descrivere il Monte Artemisio, esso risulta formato da diverse cime la cui cima maggiore sfiora i quasi i 1000 metri di altezza e comprende il Maschio d’Ariano. Un territorio risulta interessante se comprende determinati elementi archeologici, storici, naturalistici, religiosi e culturali dove non tutto risulta possibile essere raccolto, catalogato e valorizzato nel museo ma i boschi e i sentieri risultano essere i custodi di questi siti formanti un “museo a cielo aperto”. Nel ricostruire la storia del Vulcano Laziale, è emerso che dal cratere principale le colate laviche si estesero anche verso il territorio della futura Roma dove l’orografia risulta composta di almeno tre fasi a partire da circa 600.000 anni fa: quella che da origine al cratere vulcanico che crollando genera la caldera Tuscolano-Artemisia, quella della nascita di un vulcano più piccolo all’interno del vulcano originando i Monti delle Faete con Monte Cavo e quella idromagmatica (dall’incontro del magma con l’acqua) da cui si originano i laghi di Albano e Nemi (altri laghi prosciugati sono quelli di Vallericcia, Laghetto, Valle Marciana, Pantano Secco e Prataporci). Possibile osservare le colate presso es. Capo di Bove, il Tuscolo in Sperone, ecc. Alcune adottate quindi a cave, attualmente su alcune pareti nidificano specie di rapaci come il Falco Pellegrino. Quando un Vulcano risulta ancora attivo? E’ emerso che debbono essere presenti e concorrere diversi elementi: “eruzioni esterne di lava, creazione di solfatare, emissione di gas solfurei, terremoti e sciami sismici”. Risulta attivo, anche se è nella condizione di quiescenza che risulta essere la situazione dell’attuale Vulcano Laziale dove manca solo l’elemento di eruzione ma vi è accumulo di magma nella camera vulcanica sottostante. Risulta essere spento un vulcano quindi quando gli elementi elencati non sono più presenti. Elemento potenzialmente pericoloso risulta essere presso il lago di Albano “l’accumulo di gas che portò fino all’incirca al IV sec. a.C. a sbuffi provocando esondazioni verso il vicino territorio” ma che comunque risulta tale fenomeno oggi essere misurabile e quindi prevedibile. Presenti in zona luoghi la cui emissione di gas provoca morti di animali e risulta essere pericolosa per l’uomo, dove un esempio di ciò è la Cava dei Selci a Marino o la solfatara di Pomezia con i suoi “laghetti colorati”. In generale, tali gas (anidride carbonica, idrogeno solforato…) rilasciati si accumulano o si espandono in rapporto alla geologia del territorio e alla presenza di vento. Presentate le maggiori sequenze sismiche storiche che “investirono il territorio nel 1773, 1800, 1829, 1876, 1892 (durò per circa due anni)”. Illustrati i sentieri e gli scenari del nostro territorio: Via Sacra; Tombe risalenti “all’incirca al V sec. a.C”; Eremi, dove alcuni presentano “affreschi del ‘400” in fase di deterioramento; Tagliata delle grotte cave (in totale un centinaio) che da tombe “nella Seconda Guerra Mondiale divennero ricovero per molti cittadini di Rocca di Papa”; resti di Castelli; resti dell’antica città di Tusculum; Tempo di Diana a Nemi; acquedotti romani; Ville Aldobrandini, Falconieri, Mondragone, ecc.; cavità artificiali; gli acquedotti come quello Fontana (da Nemi a Velletri per portare l’acqua Velletri), del Piantato (da Tuscolo passa per Monte Salomone per portare l’acqua a Monte Compatri) dove è presente una colonia di pipistrelli importante, forse unica per quantità e qualità specie; di Nemi (opera idraulica costruita dai Romani per livellare l’acqua del lago ed evitare l’inondazione del tempio di Diana e termina nell’area di Ariccia); Galleria filtrante di Lariano nella Valle dell’Inferno comprendente diverse gallerie; gallerie filtranti e fontanili come la Frannoa (l’unica di legno presso Rocca di Papa), la Pontecchio e Tempesta (Nemi), la fontana Vallone (Lariano), della Donzella (Maschio d’Ariano), ecc.; i Panorami come Monte Artemisio, lago di Nemi, Monte Cavo, “L’occhialone” presso la Via Sacra… Un riferimento anche alle discariche abusive dove è emersa l’urgenza della bonifica e della salvaguardia dei luoghi utilizzando le sbarre forestali per impedire ai veicoli di entrare, le fototrappole, ecc. Per quanto riguarda la sentieristica, essa percorre l’orografia del Vulcano Laziale dove bisogna aver metodo: non conoscenza del tragitto implica pericolo di smarrimento; mentre l’utilizzo della sentieristica, delle mappe e delle cartine no. Elencati alcuni sentieri come il n.501 Frascati- Monte Tuscolo, n.503 Monte Compatri-Rocca Priora, n.512 Le piagge di Genzano-Monte Cavo, n.526 Lariano-Casa del Parco Artemisio, ecc. Presentata la Carta geoturistica e ribadita la necessità di un’educazione sentieristica ad ogni livello. Presenti anche Cammini come la via Francigena che da Canterbury passa per Brindisi e approda a Gerusalemme, dove passa per Albano, Nemi, Velletri, e il Camino naturale dei Parchi che da Roma attraversa diversi Parchi regionali come Castelli Romani, Simbruini, Lucretili, Riserva Naturale Regionale Montagne della Duchessa… per arrivare all’Aquila (430Km in 25 tappe). Si è parlato anche di fauna: i Lupi dei Colli Albani. E’ emerso che negli ultimi periodi sono state individuate delle tracce, un gruppo di quattro-cinque esemplari è stato registrato nel 2018 sul Monte Artemisio. Si spostano dai Monti Lepini per cacciare nei Castelli Romani perché ricchi di selvaggina. Predatore alla vetta della catena alimentare, evitare nel periodo riproduttivo escursioni notturne in zone Artemisio e Lepini. La “tracciatura genetica” ha dimostrato esemplari in purezza e non ibridi derivanti da incrocio con cani dove è emerso che la dispersione riproduttiva avviene quando non è più presente il maschio alfa del gruppo. E’ il maschio di cane che ibrida la femmina di lupo e non viceversa, dove “la fucilata” che uccide il maschio alfa implica la probabilità di tale alterazione. Descritto in fine il Monte Artemisio come catena montuosa: Monte Spina, Maschio Artemisio, Monte Peschio, Maschio d’Ariano e Monte dei Ferrari. Le Realtà non gestite possono provocare problemi e a sua volta l’adozione di una gestione comporta una regolamentazione al fine di conservare e usufruire in maniera intelligente. “Le iniziative belle.”

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