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Appuntamenti Teatro ai Castelli: il 5/3 ad Ariccia Sara Alzetta ne “La Maria Farrar”

Appuntamenti Teatro ai Castelli: il 5/3 ad Ariccia Sara Alzetta ne “La Maria Farrar”
Marzo 03
10:45 2023

Sara Alzetta in La Maria Farrar di Manlio Marinelli

Una storia – comica e tragica insieme, surreale e fantastica – sul limite della compassione e della razionalità umane; è un monologo a diversi personaggi, che mi dà l’occasione di svariare in un’Italia dei dialetti – un’Italia non unificabile – come in una nuova commedia dell’arte.

La Maria Farrar parla con i sorci e con la Madonna, è una ragazza coraggiosa dalla sincerità rivoluzionaria. Ma è brutta, e per questo nessuno la difenderà. Evocati da parole che Maria Farrar non capisce, ecco fare la loro comparsa suore, mammane, camionisti, faraoni calabresi e financo un dio distratto … a delineare l’affresco di un’Italia sottosviluppata e violenta. L’attrice triestina è risultata vincitrice nelle categorie Miglior attrice e Premio Giuria popolare della IV edizione del Premio teatrale Mauro Rostagno organizzato a Roma. La Maria Farrar di Manlio Marinelli si è aggiudicata il Premio per la Miglior Drammaturgia.

Santo piacere – Dio è contento quando godo di e con Giovanni Scifoni
Non c’è sesso senza amore è solo il riff di una canzone o una verità assoluta? Come la mettiamo con il VI Comandamento? Tutti dobbiamo fare i conti con la nostra carne e troppo spesso i conti non tornano. Anima e corpo sono in guerra da sempre, alla ricerca di una agognata indipendenza. Come in tutte le guerre, nel tempo mutano le strategie e i rapporti di forza. Ma noi, credenti, bigotti o atei incalliti, continuiamo ad inciampare nelle nostre mutande, tra dubbi e desideri. Scifoni ha un piano: porre fine all’eterno conflitto tra Fede e Godimento e fare luce su una verità definitiva e catartica, dove l’anima possa ruzzolarsi sovrana nel sesso e il corpo finalmente abbracciare l’amore più puro, in grazia di Dio. Sequestra così per un’ora il mezzo il pubblico e lo pone al centro di un esperimento unico e irresistibile, avventurandosi tra vizi, ragioni e sentimenti della fauna umana, oscillando come un esilarante pendolo tra gli estremi del sesso e della Fede, in metamorfosi continua tra i suoi personaggi, il morigerato Don Mauro schiavo di un catechismo improbabile, e l’illuminato Rashid, pizzettaio musulmano modernista. In un flusso di coscienza tempestoso e irresistibile, alto e comico al contempo, Scifoni fa rimbalzare Papi e martiri, santi e filosofi, scimmioni primitivi e cardinali futuribili, anni ’80 e Medioevo, dribblando continuamente la tentazione di un meraviglioso e furastico corpo femminile che incombe sulla scena a intervalli regolari per saggiare l’effettiva disintossicazione da sesso del pubblico; liberandosi di pregiudizi, luoghi comuni e vestiti, Scifoni ci trascina seminudo a riva con l’ultimo sorprendente quadro, che sembra mettere finalmente d’accordo Piacere e Santità: un ballo lento degli affetti e dei ricordi che ci farà uscire, dopo tante risate, con le lacrime della commozione.

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