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Arte dell’Adriatico orientale a Roma e nel Lazio dal V secolo a oggi – 1/2

Arte dell’Adriatico orientale a Roma e nel Lazio dal V secolo a oggi – 1/2
Giugno 24
22:00 2013

Roma, Santa SabinaNell’autunno del 2005 presso Palazzo Venezia si tenne la mostra “Il Settecento a Roma”. Nella prima sala c’era il ritratto del giovane cardinale Ottoboni opera di Francesco Trevisani, pittore nato a Capodistria nel 1656 e giunto ventenne a Roma, dove visse fino al 1746. Il ritratto era molto espressivo, emblematico di quel mondo settecentesco, ultima stagione di predominio dell’arte italiana. Mi sono chiesta allora come fosse possibile che a Roma, dove sono giunti artisti da ogni luogo, non si sia mai indagato in maniera più approfondita su quelli provenienti dall’altra sponda dell’Adriatico.

Così mi sono messa sulle cospicue tracce che, dalla fine dell’Impero Romano d’Occidente ai giorni nostri, testimoniano la presenza e l’attività in campo pittorico, architettonico e scultoreo di artisti nati in Istria, Fiume e Dalmazia e operanti nel Lazio. Grazie al Comitato di Roma dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, si è tenuta nel febbraio scorso a Roma una mostra che rendesse testimonianza di questo lungo e fecondo legame.
L’arte illustrata dalla mostra parte dalla caduta dell’Impero Romano d’Occidente, de facto finito con l’imperatore dalmata Giulio Nepote, morto a Salona nel 480. In quei tempi, l’Istria e la Dalmazia vennero risparmiate dalle prime invasioni barbariche, rimanendo un’oasi di pace e prosperità. Oltre a Diocleziano e Giustiniano, diversi imperatori furono d’origine illirica. Dalmata è anche il papa Caio, cugino di Santa Susanna e parente di Diocleziano. Dopo la fine dell’Impero d’Occidente la basilica, che fungeva da Cappella palatina degli imperatori quando risiedevano a Roma, venne dedicata a Sant’Anastasia di Sirmio, santa patrona di Zara, allieva di San Crisogono, anche lui patrono di Zara e della Dalmazia. Secondo la tradizione, in quella chiesa predicava e celebrava messa il dalmata San Girolamo. Tra il 422 e il 432 fu costruita la basilica di Santa Sabina, molto ben conservata e modello per le altre basiliche, grazie ad un ricco sacerdote dalmata, Pietro d’Illiria. L’iscrizione in esametri latini, sul grande mosaico della controfacciata, attesta l’intervento del sacerdote di Sabbioncello, a dimostrazione di come la Dalmazia fosse prospera e importante per le finanze dell’impero. L’età dell’oro per l’Adriatico orientale termina nella seconda metà del VI secolo con le invasioni degli Avari e Slavi. Alcune città come Zara e Traù costruite su isole riuscirono a salvarsi, ma altre come Salona, capitale della Dalmazia romana, furono distrutte tra la fine del VI e gli inizi del VII secolo. Il papa dalmata Giovanni IV (640-642) inviò un suo messo in Istria e Dalmazia per riscattare i prigionieri e le reliquie dei santi. Quest’ultime vennero raccolte in una cappella appositamente costruita nel Battistero Lateranense, adornata da uno splendido mosaico: dopo quello di S. Agnese, è certamente il più importante della produzione romana del sec. VII, molto significativo non solo per il livello d’arte raggiunto ma anche per il particolare momento stilistico cui appartiene. (continua)

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