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Ask.fm: le conversazioni on line possono anche uccidere

Ask.fm: le conversazioni on line possono anche uccidere
Febbraio 14
14:16 2014

askfm manifestoInternet: fin quando la libertà d’espressione riesce a trionfare, siamo tutti felici e contenti. Ma spesso, sul web, incontri dei veri immondezzai virtuali la cui esistenza porta alle più tragiche delle conseguenze: sono siti dove sarebbe meglio non entrare. Uno di questi, si chiama Ask.fm, ha sede in Lettonia ed è stato aperto nel 2010. La rete sociale Ask.fm non può non dirsi sinonimo della libertà d’espressione assoluta, anche del libertinaggio più sfrenato.

Di questi giorni, è la polemica contro Ask.fm e la presunta campagna di demonizzazione di questo social network da parte dei media italiani. Moltissimi giornalisti, in questo caso, non possono restare neutrali o indifferenti di fronte a certi meccanismi di comunicazione che hanno condotto al suicidio alcuni ragazzi. Solitudine, masochismo, noia, nichilismo, razzismo, xenofobia e rassegnazione, su Ask.fm hanno la meglio sulla voglia di socializzare: questo sito, infatti, non è Facebook, né Twitter, né Youtube. Ask.fm è semplicemente il nulla. Il servizio di rete sociale creato da Klaves Sinka, si basa su un meccanismo di domande e risposte. Ci sono gli utenti iscritti ai quali i comuni visitatori possono postare delle domande sulle bacheche e restare anonimi. Il social network è frequentato da adolescenti (hanno dai 13 ai 18 anni) di tutto il mondo e l’Italia è il paese che gode del maggior numero di iscritti. Il pregio di Ask.fm, in teoria, avrebbe dovuto essere quello di lasciare ai giovani la piena libertà d’espressione, in un sito dove confrontarsi ponendosi delle domande – anche molto intime – e confessare curiosità che spesso sono indicibili nel mondo degli adulti. Ma il primato di Ask.fm oggi è tristemente un altro: in poco più di tre anni di vita questo social network è riuscito a trionfare su tutti gli altri in fatto di povertà contenutistica ma, soprattutto, si è strutturato in modo da concedere il suo spazio a quel tipo di violenza verbale – anonima e gratuita – che spinge i giovani al suicidio. L’ultimo caso è quello di una ragazzina di Padova. Lei era una delle tante adolescenti in vetrina su Ask.fm. Nel regno della libertà assoluta e della mancanza di controllo da parte dei gestori del sito, la ragazza aveva manifestato tendenze autolesionistiche mentre i suoi interlocutori, protetti dall’anonimato, la sfidavano a mettere in pratica i suoi propositi, istigandola a compiere quei gesti con insulti e una serie di umiliazioni verbali che ormai sul sito sono diventate comuni, visto che Ask.fm, nella sua policy, si riserva il diritto di modificare i contenuti a proprio piacimento e di cederli ad altri e, soprattutto, non si assume l’obbligo di monitorare le cosiddette “dispute tra gli utenti”, trasformando ciò che sarebbe un dovere, in una sua libera iniziativa. E quando succede ciò che forse si sarebbe potuto evitare, come in Italia – dove un’adolescente è morta dopo aver scambiato messaggi su ask.fm –, la società comincia ad interrogarsi; i letterati si domandano se le parole possano effettivamente uccidere; genitori, educatori e scienziati sociali si chiedono se loro non facciano abbastanza per fornire ai giovani quei punti di riferimento che li aiutino a salvarsi dal nichilismo e dall’autodistruzione. Intanto, le soluzioni arrivano e sono, purtroppo, sempre intempestive. Dopo il Regno Unito (paese dove si verificò il primo caso di suicidio di un’utente di Ask.fm), anche nel nostro Paese adesso si parla della chiusura del social network. Dai media – dalle pagine di Repubblica in particolare – parte la proposta di rendere impopolare l’anonimato su Ask.fm, allo scopo di proteggere i giovani dagli attacchi degli sconosciuti, visto che gli utenti di quell’immondezzaio, secondo il regolamento, hanno la piena responsabilità su tutto ciò che esprimono e devono assumere su di sé anche il rischio di sottoporsi a eventuali contenuti osceni e offensivi. La libertà d’espressione non deve avere limiti finché resta nella legittimità. Nemmeno i diritti di quanti vogliano fare comunicazione e impresa su Internet dovrebbero essere calpestati ma, almeno in Italia, un senso di civiltà e la nostra cultura ci impongono di ricordare che i minorenni sono persone degne di una maggiore protezione sociale e che il loro benessere psico-fisico e morale, il loro rispetto, debbano prevalere su tutto. Ecco perché – a costo d’essere accusati di manie oscurantiste – da queste pagine sembra doveroso ricordare che i giovani hanno il diritto di cercare lo svago e la spensieratezza in un social network e di non trasformarsi nelle vittime potenziali del cyber bullismo. E di social network – gestiti nell’ottica del rispetto dei diritti e della dignità altrui -, Internet, fortunatamente ne ha tanti, alternativi, dove poter conversare, condividere pensieri, permettere alla libertà d’espressione pi autentica di trionfare: su Facebook, è nata una pagina dedicata al peggio di Ask.fm… e ciò fa ben sperare, perché la libera comunicazione di rete può servire a recuperare lo spirito critico nei più giovani, garantendo il loro diritto al divertimento e alla gioia di fare community, con gli adulti che,  naturalmente, aiutandoli a sviluppare un sentimento di responsabilità e di rispetto per sé stessi e per i coetanei, non devono abbandonarli al loro destino.

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