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Aspetti Psicologici e Motivazionali nella maratona

Aspetti Psicologici e Motivazionali nella maratona
Marzo 28
10:56 2017

Argomenti: autoconsapevolezza, motivazione, obiettivi, autoefficacia, O.R.A., Maglia autoefficacia.
La Psicologia dello Sport (PdS) si è sviluppata nel mondo dello sport a partire dalla seconda metà degli anni ’60. Durante un congresso di Medicina dello Sport decisero di organizzare il primo congresso mondiale di Psicologia dello Sport a Roma nel 1965. In tale occasione venne fondata la prima Società Internazionale di Psicologia dello Sport, l’International Society of Sport Psychology (ISSP), Ferruccio Antonelli ne fu eletto presidente.
Due aspetti sui quali si lavora molto con un allenamento psicologico, e la formulazione degli obiettivi e la motivazione. Per quanto riguarda gli obiettivi, l’atleta dovrebbe essere in grado di formulare una pianificazione degli obiettivi a breve, medio e lungo termine, obiettivi che siano difficili ma raggiungibili, sfidanti, si dovrebbero poter visualizzare, immaginare nel momento in cui si raggiungono.
L’obiettivo deve motivare, quindi avere degli effetti che possano generare benefici per la persona che lo persegue. Cosa c’è di così importante per me nel raggiungimento di questo obiettivo?
E’ importante un lavoro di definizione degli obiettivi sfidanti, chiari, raggiungibili dal quale partire per individuare le risorse, qualità, caratteristiche occorrenti da acquisire o potenziare per raggiungere tali obiettivi.
Arnold Lazarus: “Se immaginate ripetutamente e coscienziosamente di raggiungere un obiettivo, le vostre possibilità reali di successo aumenteranno notevolmente”.
Fai un programma dei tuoi prossimi obiettivi, cosa vuoi raggiungere in ordine prioritario e temporale? E come? Cosa sei disposto a fare? Cosa devi evitare o devi fare per raggiungere i tuoi obiettivi? (Simone M.: Psicologia dello sport e non solo, Aracne, Roma, 2011)
http://www.aracneeditrice.it/aracneweb/index.php/pubblicazione.html?item=9788854838833
Il percorso per raggiungere obiettivi può richiedere sacrifici enormi, rinunce, spese, difficoltà, rischi, infortuni e non tutti sono disposti a questi impegni. Quindi, la cosa importante è decidere le priorità negli obiettivi e impegnarsi per il raggiungimento. Da soli è difficile, più è alto l’obiettivo, più è alto l’impegno e il costo in termini di investimento di soldi e di tempo.
Il talento non basta per raggiungere l’eccellenza, l’impegno è di rilevanza fondamentale. Fissare obiettivi limitati, raggiungibili e progressivamente più ambiziosi è uno dei modi migliori per aumentare l’autoefficacia dell’atleta.
Utilizzando il modello O.R.A. (Obiettivi, Risorse ed Autoefficacia) si definisce chiaramente l’obiettivo temporale e le risorse per raggiungerlo. E’ importante riuscire a vedersi con l’obiettivo raggiunto. Come ti vedi avendo già raggiunto l’obiettivo? Come ti senti? Come è stato raggiungere l’obiettivo? Cosa hai fatto? Chi ti ha aiutato? Quali sono state le tue risorse? Da dove sei partito? Quali difficoltà hai incontrato? Come le hai superate?
Emil Zatopek: “Quando ti dai obiettivi troppo elevati e non sei in grado di raggiungerli, il tuo entusiasmo si trasforma in amarezza. Cerca una meta più ragionevole e poi gradualmente sorpassala. È il solo modo per arrivare in vetta.”
I maratoneti vanno alla continua ricerca di sondare le proprie possibilità sempre di più, osano ma sono convinti di farcela ed hanno dalla loro parte le sensazioni di benessere che sperimentano che li fanno sentire vivi mentre fanno quello che vogliono con passione e dedizione.
Tanti sono i fattori che possono influenzare l’atleta nella sua prestazione. Importante è un’autoconoscenza personale ed interiore, ad iniziare dal proprio respiro, dall’osservazione interna ed esterna, dall’ascolto delle proprie sensazioni.
Autoconsapevolezza per scoprire come ci si relaziona al mondo, alle persone, ai propri bisogni, com’è il proprio ciclo del contatto: “qual è il mio bisogno/esigenza, cosa faccio per soddisfarlo, mobilito le energie, come sto dopo aver soddisfatto il mio bisogno, aspetto l’emergere di un nuovo bisogno?”. Diventa importante per la persona l’attenzione verso le cose che si fanno o che si evitano, diventa importante fare le cose con un’attenzione ed un interesse costante e non per abitudine, diventa interessante accorgersi di quello che si fa: Cosa faccio? Come mi sento? Cosa provo? Cosa voglio? Cosa evito? Cosa mi aspetto?
La persona potrebbe avere più consapevolezza di sé, di quello che fa, che sente, che vuole, che evita, che si aspetta e quindi essere più determinato, più convinto, più rilassato, più vincente, meno teso, meno preoccupato, può sentirsi più sicuro di sé e cosa più importante più responsabile.
La maratona oltre ad essere una prestazione sportiva agonistica è un’esperienza.
Partecipare e portare a termine maratone aiuta anche nella vita privata ad accrescere l’autostima ed a superare problemi e difficoltà quotidiana, è quello che accade per esempio a Filippo Poponesi: “Raggiungere traguardi sempre più ambiziosi ha contribuito, nel tempo, ad accrescere l’autostima ed a rendermi più forte nell’affrontare i problemi del quotidiano.”
Alcuni fanno queste imprese anche per motivi solidali, è il caso di Gustavo Ismail: “La solidarietà per aiutare i bambini che non hanno il latte in casa ed ogni chilometro che corro equivale a casse di latte che la gente mi dona. (Causas Solidarias para ayudar a niños que no tienen su leche en la casa y cada Km que corro equivale a cajas de leche que la gente va donándome para entregar.)”
Emerge una voglia di mettersi alla prova, di sfidare se stessi, per esempio Vincenzo Luciani: racconta: “Soprattutto la voglia di sfidare me stesso, di mettermi alla prova e di tentare l’avventura, di compiere un’azione straordinaria. E poi ho considerato la corsa come un esercizio allenante anche per la vita di tutti i giorni, perché si impara a resistere, a saper disciplinare se stessi, a mantenere la barra dritta anche nelle avversità della vita. Naturalmente la corsa presenta anche molti aspetti gioiosi: un senso di libertà, la possibilità di incontrare amici validi e di conoscere bene la multiforme fauna umana dei podisti.”
La self efficacy è la convinzione di possedere le capacità che consentono di raggiungere i risultati prefissati. Per quanto riguarda l’autoefficacia, ho introdotto la maglia virtuale dell’autoefficacia che ho chiamato anche maglia virtuale delle risorse. Trattasi di un lavoro esperienziale con alcune visualizzazioni. Con alcune persone è emerso che in certe situazioni o momenti si sentivano forti/sane ed in altre situazioni o momenti si sentivano deboli/fragili. Pertanto ho pensato per ognuno di ideare una maglia virtuale delle risorse come una specie di divisa da indossare come fanno i supereroi.
Ognuno deve individuare il materiale speciale e cioè quelle capacità che occorrono a se stesso per fare una prestazione eccellenti o per affrontare una situazione difficile. Tale divisa dovrà avere 4 tasche contenenti rispettivamente le quattro fonti di autoefficacia: esperienze di successo, modelli di riferimento, persuasione verbale, sensazioni abbinate a esperienze di successo.
Le persone con un alto senso di autoefficacia percepiscono le difficoltà come sfide. Come rafforzare le convinzioni di autoefficacia di riuscita? Ricorda un evento, episodio, prestazione, dove sei riuscito, quali erano le sensazioni?
Alcune testimonianze di maratoneti e ultramaratoneti sulle sensazioni che sperimentano.
Marinella Satta correrà la maratona di Roma palleggiando con due palloni da basket, impresa già riuscita alla maratona di Rimini: “In genere prima della gara, hai sempre la sensazione di non stare bene, dopo un po’ che corri, cominci a carburare e quando sei vicino all’arrivo, in genere di carichi perché sta per finire. Dopo la gara, se ho corso bene, senza fatica, sono euforica e penso già alla prossima gara.”
Importante fare attenzione ai propri ritmi di corsa soprattutto in maratona dove sii rischia di svuotare i serbatoi di glicogeno, di seguito i suggerimenti da parte di un paio di maratoneti.
Il nutrizionista Francesco Fagnani suggerisce di essere prudenti e non impulsivi: “La maratona mi ha insegnato a non essere impulsivo, ma pacato e riflessivo.”
René Cuneaz, Maratona 2h15’32”, invita a conoscersi bene, non esagerare ma a partire cauti senza strafare: “Io ho una sensibilità incredibile del mio limite. Sento se sto correndo più piano o più forte della mia soglia. In maratona è un pregio. Quando provo ad andare oltre faccio talmente tanta fatica che rischio di pagare lo sforzo calando notevolmente il ritmo. Per questo molte volte, in gare anche più corte, mi stacco dal gruppo e continuo col mio passo. Molti atleti, solitamente, li riprendo nel finale di gara.”
La gara maratona diventa una meta per tanti, ma per tanti altri fatta una poi diventano come ciliegie, di seguito l’esperienza di Silvia Bortolotti: “La maratona, corrine una e ti cambia la vita dico sempre io … per me nulla ti rende forte come l’esperienza della maratona … ti rende forte nello sport come nella vita di tutti i giorni.”

Matteo SIMONE

www.psicologiadellosport.net

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