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Berlusconi per i padri costituenti sarebbe stato ineleggibile

Berlusconi per i padri costituenti sarebbe stato ineleggibile
Novembre 26
10:57 2013

Cicerone denuncia Catilina, affresco di Cesare Maccari, 1880Il Consiglio di Stato si esprime sulla legge Severino su un caso simile a quello dell’ex premier
Ora lo sappiamo per certo: la legge Severino sulla decadenza dalle cariche pubbliche dei condannati non è anticostituzionale. Lo ha affermato di recente lo scorso novembre il Consiglio di Stato pronunciandosi sul caso di un consigliere regionale con condanna penale superiore a due anni.

L’applicazione della norma Severino, dunque, anche per chi ha condanne anteriori al varo della legge «non si pone in contrasto con il principio della irretroattività, giacché la norma in esame non ha natura sanzionatoria, penale o amministrativa». La legge Severino stabilisce, infatti, soltanto i “requisiti etici” dei candidati. Pertanto, se la finalità della norma Severino è quella di allontanare dai pubblici uffici i soggetti la cui inidoneità è conclamata da una condanna definitiva di oltre due anni, Berlusconi decade dalla carica di senatore, essendo stato condannato a 4 anni per frode fiscale, di cui due indultati in quanto ricadenti sotto l’indulto del 2006. La condanna è il presupposto oggettivo della inidoneità morale. Questo dice la sentenza del Consiglio di Stato sull’applicazione della legge Severino.
Berlusconi, d’altra parte, secondo i nostri padri costituenti non avrebbe dovuto essere in Parlamento sin dal 1994. Cioè doveva essere ineleggibile. Ma oggi la politica sembra quasi snobbare la Costituzione nata nel 1947. Infatti, nel 2002 il deputato Violante in un suo famoso intervento ricordò al Cavaliere che gli erano state garantite le sue televisioni, dicendo: «Non abbiamo fatto la legge sul conflitto d’interessi e abbiamo dichiarato eleggibile Berlusconi nonostante le concessioni statali»! Forse perché la Costituzione è ormai troppo vecchia? Sembrerebbe di no, rileggendo gli atti del dibattito in Giunta per le elezioni e poi in aula parlamentare avvenuto nel dicembre del 1947 per un caso simile a quello di Silvio Berlusconi: quello dell’ing. Guglielmo Visocchi eletto con la Dc. La legge sui criteri di ineleggibilità ed incompatibilità (poi inglobata nel Dpr del 1957) fu scritta, dunque, dai padri costituenti per questo caso specifico. L’ingegnere gestiva allora un paio di Concessioni di acque pubbliche a fini idroelettrici e un’altra per una miniera. Anche se l’intestatario non era lui personalmente, bensì alcune società che il medesimo controllava, la Giunta per le elezioni annullò la sua elezione all’unanimità. Nel dibattito in Giunta il deputato Molè sostenne con passione che «il conflitto di interessi è il criterio discriminatore della ineleggibilità. Bisogna evitare che nel conflitto permanente attuale e potenziale, tra privato e Stato, il privato abbia il prestigio e l’autorità della più elevata funzione pubblica nel tutelare il suo interesse economico. Potrebbe Visocchi, socio della Società concessionaria, farsi schermo della teorica distinzione tra le persone fisiche dei soci e la personalità giuridica della società?.. Non può essere deputato alla Costituente chi ha una situazione così delicata di rapporti economici con lo Stato. Visocchi non può essere deputato!» La decisione venne confermata nell’aula parlamentare, dove i padri costituenti chiarirono le cause di ineleggibilità includendo sia chi è titolare in proprio di concessioni e sia chi è titolare di semplici autorizzazioni, nel “proprio interesse” e non “in nome proprio”, come oggi invece affermano i parlamentari fedeli a Berlusconi. Tornando al dibattito parlamentare del 1947 il deputato comunista Mauro Scoccimarro, ex ministro delle Finanze, affermò: «C’è ancora in Italia chi pensa che è possibile servirsi degli affari per conquistare una posizione politica e servirsi poi della conquistata posizione politica per potenziare i propri affari. Non si possono avere rapporti di affari con lo Stato che comportano miliardi, qualunque sia la forma giuridica del rapporto, e sedere in quest’aula». Così pure il comunista Ludovico Sicignano sostenne: «Chiunque si sia occupato di questa materia sa bene che la distinzione fra concessione ed autorizzazione ha fornito materia a tutte le scappatoie a coloro che hanno rapporti economici con lo Stato per poter sedere in quest’aula. Dobbiamo evitare per l’avvenire che entrino in Parlamento uomini che abusano della loro carica per aumentare ancora di più le concessioni salvo poi farle passare per semplici autorizzazioni». Anche gli altri intervenuti furono di questo avviso. Ma oggi gli uomini della Sinistra parlamentare, come quelli del Centro destra, sono di tutt’altro avviso e hanno definito la nostra Costituzione vecchia e superata. Una cosa consola, però: che quanto è avvenuto negli ultimi vent’anni sarà senz’altro riportato nei libri di scuola per essere studiato dalle future generazioni come cose da evitare per una vera democrazia. Cioè: il conflitto di interessi volutamente ignorato; una legge elettorale che ha permesso alle segreterie di partito di decidere in proprio chi dovesse entrare in parlamento; la pretesa che un leader che ha il consenso del popolo non debba essere giudicato dalla magistratura per i reati che ha commesso; le leggi ad personam scritte ed approvate dagli avvocati parlamentari a favore del loro leader; i continui insulti rivolti dai parlamentari ad una parte della magistratura non asservita. Noi almeno stiamo assistendo in diretta a queste anomalie!

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