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Bologna Teatro Arena del Sole – Bahamuth

Bologna Teatro Arena del Sole – Bahamuth
Novembre 23
14:36 2021

 

Teatro Arena del Sole

Via Indipendenza, 44 – Bologna

 venerdì 26 ore 20.30 e sabato 27 ore 19.00 novembre

Sala Leo de Berardinis

 

Bahamuth

di Flavia Mastrella Antonio Rezza

con Antonio Rezza

e con Ivan Bellavista

e Neilson Bispo Dos Santos

 Venerdì 26 e sabato 27 novembre il Teatro Arena del Sole di Bologna ospita una coppia artistica unica nel panorama teatrale contemporaneo, Antonio Rezza e Flavia Mastrella, con uno dei loro storici spettacoli, Bahamuth.

Rezza Mastrella calcano le scene dal 1987: insieme, lui performer-autore e lei artista-autrice, hanno sempre firmato a quattro mani l’ideazione e il progetto di opere divertenti e irriverenti, anarchiche e surreali e nel 2018 si sono aggiudicati il Leone d’Oro alla carriera per il Teatro.

Lo spettacolo prende le mosse dal Manuale di zoologia fantastica di Jorge Luis Borges e Margarita Guerrero: nel saggio il Bahamuth è un misterioso pesce legato alla mitologia babilonese che sostiene sulla propria schiena il mondo.

Il lavoro di ideazione dello spazio scenico è durato due anni: in una scatola – un giocattolo di metallo, legno, stoffa verde e aria, ­– un uomo trascorre l’agonia che lo porterà a una nuova vita fatta di rigurgiti tribali e storie passate, inquinate da problematiche contemporanee. L’allestimento scenico è composto da pochi elementi – l’abito rosa, in stoffa e metallo, spersonalizza la materia uomo, dando vita a un personaggio antropomorfo che si muove sul palcoscenico col carisma di un essere mitologico incline a problematiche conservatrici.

Rezza è partito dall’immobilità di un uomo steso, ma la storia dello spettacolo è nel ritmo: i passi, le frasi, i frammenti narrati, sono tenuti assieme dal corpo/parola. La triade, parola/corpo/spazio si manifesta quindi in forma “biforcuta”, a tratti sintetica e metaforica e in altri momenti estremamente rappresentativa.

In scena anche due giovani, in blu, due elementi dinamici, che mettono in moto le possibilità meccaniche della struttura: ruotano le ali leggere e svolazzanti che chiudono la scatola e si mostrano indaffarati intorno al “fardello uomo”, entrano in scena rompendo la solitudine del protagonista e la staticità della scultura.

Il susseguirsi delle vicende è una sorta di montaggio cinematografico; Bahamuth si svolge in uno spazio esterno-interno che logora la percezione del tempo e lo reimposta.

La sequenza drammaturgica è costruita mettendo in relazione i frammenti di storie con i movimenti e con i ritmi sonori della parola recitata in corsa.

Tre prologhi, un corpo

Un uomo steso fa le veci del tiranno e cede il passo all’atleta di Dio che volteggia sulle sbarre con le braccia della disperazione. E poi un nano, più basso delle sue ambizioni, che usa lo scuro per fare, e la luce per dire. Frattanto qualcuno cade dall’alto e si infila i piedi nella gola. E quindi la realtà figurata delle vittime del povero consumo, connotate da assenza di astrazione, con il padrone unto dall’autorità del denaro. Ma si affaccia Bahamuth, l’essere supremo, che dopo breve apparizione si sottrae al tempo e al giudizio. Intanto le sfilate della vanità su corpi zoppi e deceduti. E un amico che parla senza voce e sente senza orecchie. Ma il senso della vita si incontra solo all’infinito dove l’uomo fa la fine del capretto da sgozzare. Ma la corsa al vestire il corpo nudo e verme non dà tregua all’uomo pellegrino, mentre le braccia del padrone, camuffate da proletariato, saltano al ritmo di una danza di classe. E l’orologio segna sempre l’ora in cui un passerotto castrato, si affaccia e grida la sua costernazione sotto forma di cucù, per poi rientrare diligente nella trappola del tempo.

Editti a favore di chi non ha. Urla squassanti di chi non è. Urla come indiani, urla che non vengono capite perché non le si vuol capire. Ma come Bahamuth sostiene il mondo, così le immagini si sovrappongono. E il gran finale, con i personaggi a fare la figura degli sguatteri mentre l’autore che li muove è il gerarca dalla lingua biforcuta.

L’autore è il male dell’opera.

Antonio Rezza Flavia Mastrella

 

Teatro leggero

L’allestimento scenico di Bahamuth è veloce da montare come Pitecus, Io e Fotofinish. La stoffa e il metallo sono le materie che rispondono meglio alle mie esigenze di leggerezza. In Bahamuth ho inserito anche degli elementi di legno per rafforzare la stabilità della scatola. Questa innovazione nella materia mi ha molto divertito ed era necessaria affinché venisse fuori la forma del giocattolo con tutto il suo sapore. La struttura mangia spazio e l’allestimento dell’ambiente che accoglie la rappresentazione, sono per me due opportunità scoperte nel 2003 con la nascita dello spettacolo Fotofinish. Bahamuth mi ha permesso di sviluppare queste due intuizioni, ma mentre prima parlavo di estensione lineare ora affronto la capacità spaziale del singolo elemento scultoreo.

Flavia Mastrella

 

Come corpo pensavo

In quanto carne pensavo di conoscermi. E invece mi sorprendo di come, ancora una volta, la mente mandi il corpo a soffrire per poi rintanarsi nella facilità del pensare. Mi muovo da molto con le membra a sfiancare e quindi dovrei aver compreso l’indole del patimento. Ma nel caso di Bahamuth ho scoperto che gli organi interni hanno una coscienza viva se sottoposti a un’andatura sussultoria e verticale. Nelle opere precedenti il mio incedere è stato lento nella sua difficile armonia e poi veloce nel pendolare circolare e incessante. Ma ciò che incessa quasi mai decessa e cioè, qualunque carne con le ossa attaccate si abitua se ben addestrata. E quindi, dopo Fotofinish ero certo che il massimo del movimento fosse stato raggiunto. Creare un qualcosa di più faticoso era arduo e poco intelligente. Ma nella scatola le corse laterali me le son proibite dall’inizio. L’allestimento di Flavia Mastrella ha suggerito soluzioni azzardate. E ho cominciato a fare del mio corpo un assoluto verticale, con salti da fermo e in progressione che danno il ritmo alle interiora. E ciò lo percepisco mentre mi esibisco. Sento il cuore affaticarsi e la milza intenerirsi, sento lo stomaco in subbuglio, per nulla offeso da un compito non suo. Insomma avverto un corpo diverso, sottoposto alla trazione verticale che ne esalta l’allungarsi non della vita ma almeno delle membra tutte. E mi sorprendo ancora di come, mentre la pelle se ne va a finire, la mente la costringa a spasmi insperati e vigorosi. E per questo il pensiero è inferiore.

 

Come urla sentivo

L’inserimento delle urla come suono costituisce il nuovo orecchio di uno spettacolo fatto per i soli occhi. Privilegio di chi vede è il non capire ciò che un altro fa. Le parole aiutano la miseria della media comprensione. Le urla fanno la musica senza le mani. La gola non si suona con le dita a meno che non ci si voglia soffocare. E nessun urlo può essere raggiunto dalle mani, tirato fuori e mostrato a chi ci guarda. Insomma con le urla ci si accorcia il patibolo. Ma questo sembra un atteggiamento pessimista di chi non ama la vita a sufficienza. E invece no, io amo fare quello che non si può comprendere. In questa opera ultima le urla unificano le parole intere: le urla sono fatte solo di vocali allungate che cingono la preda del concetto e la mandano a morire nella testa di chi ignaro si attarda a capire. Io sono il mio tamburo e mi suono al ritmo mio.

Antonio Rezza

 

 Sabato 27 novembre alle 22.00, dopo lo spettacolo, Antonio Rezza e Flavia Mastrella presentano al Cinema Lumière il loro film SAMP.

 

Bahamuth

di Flavia Mastrella Antonio Rezza

con Antonio Rezza

e con Ivan Bellavista

e Neilson Bispo Dos Santos

liberamente associato al “Manuale di zoologia fantastica” di J. L. Borges e M. Guerrero

(mai) scritto da Antonio Rezza

habitat di Flavia Mastrella

assistente alla creazione Massimo Camilli

luci e tecnica Daria Grispino

macchinista Andrea Zanarini

organizzazione Stefania Saltarelli    

una produzione RezzaMastrella – TSI La Fabbrica dell’Attore Teatro Vascello

 

 

Informazioni:

Teatro Arena del Sole, via Indipendenza 44 – Bologna

Prezzi dei biglietti Sala Leo de Berardinis: da 7 € a 25 € esclusa prevendita

Biglietteria: dal martedì al sabato dalle ore 11.00 alle 14.00 e dalle 16.30 alle 19.00

Tel. 051 2910910 – biglietteria@arenadelsole.it | bologna.emiliaromagnateatro.com

 

Ingresso consentito ai possessori di green pass come definito nel DPCM n.105 del 23/07/2021, art.3 comma 4. Per i minori di 12 anni non è previsto l’obbligo del green pass.

Da quest’anno sarà possibile utilizzare i biglietti in formato elettronico. Acquistando biglietti on-line o telefonicamente si riceverà una conferma via mail che potrà essere utilizzata per entrare in sala senza necessità di passare dalla biglietteria.

 

 

 

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