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Camminando sui sentieri di san Francesco

Camminando sui sentieri di san Francesco
Gennaio 05
02:00 2008

Sono le 7:25, del 20 Ottobre 2007, quando squilla il telefono: “Sei pronto?” -“Si” -“Tra cinque minuti sono sotto casa”. Peppe è puntuale come sempre. Tutto è pronto, lo zaino carico come non mai. Anche Federico e Diego, i nipotini, sono svegli. Hanno dormito con noi insieme alla mamma, Daniela. Vogliono vedere il nonno che parte con lo zaino in spalla. Quando esco corrono alla finestra, pronti a salutare, allegri e felici. “Nonno va in montagna”. Salgo in macchina mentre le loro manine salutano da dietro i vetri. Andiamo a prendere Pino; con lui ed Enzo, che ci raggiungerà a La Verna da Ravenna, abbiamo formato un trio affiatatissimo, sperimentato sulla via di Santiago de Compostela. Il viaggio, ci accompagna anche Andrea il figlio di Pino, da Monte Compatri a La Verna dura circa tre ore. Man mano che ci avviciniamo alla meta il clima peggiora sensibilmente. A Chiusi della Verna, dove ci fermiamo ad attendere Enzo, un vento gelido ci consiglia di attenderlo al coperto. Entriamo in un bar mentre iniziano a scendere lenti fiocchi di neve. Dopo qualche minuto arriva Enzo, accompagnato all’appuntamento dalla figlia, dal genero e dalla nipotina Sofia, di pochi mesi. Pranziamo tutti insieme a Chiusi della Verna, un buon pranzo e tanta allegria. Ci accompagnano su al Santuario e, prima Peppe, poi gli altri, ripartono: troppo freddo per la piccola Sofia. Al Santuario prendiamo contatto con suor Priscilla, che per il dormire ci sistema in una bella e semplice stanza, di quello che è stato un antico ospizio, ora rimesso a nuovo, a “La Beccia”, piccolo borgo ai piedi del Santuario. Per la cena e la colazione invece, dovremo tornare a La Verna. Abbiamo un po’ di tempo per fare i turisti. Il luogo ha molto da offrire sotto quest’aspetto: dalle stupende ceramiche di Andrea della Robbia, alle pitture che raccontano la vita di san Francesco, ma è l’armonia che emana la semplice architettura delle costruzioni, che rende piacevole l’insieme e dà una sensazione di quiete e di pace. Sono le 18,00 quando, sistemate le nostre cose giù a La Beccia, torniamo su per l’erta stradina, di circa cinquecento metri, che ci separa dal Santuario. Ci dicono che stanno per iniziare i Vespri, entriamo, si sente cantare, conto, sono venti i frati che si alternano cantando, in una specie di gregoriano modernizzato (lo capirò solo in seguito), Lodi e Salmi. È una preghiera nuova per me, ascoltarla cantata da quello strano coro mi da piacere. Devo fare un balzo di 50 anni per ritrovare nei meandri della mia mente qualcosa che gli somigli. Ero a Farfa, quando i Benedettini cantavano e pregavano quasi allo stesso modo. A funzione terminata, uscendo dalla chiesa per andare nella sala mensa, troviamo una bella sorpresa, sta cadendo una fitta neve granulosa, che ha già ammantato tutto di bianco. La cena è discreta, ma risentiamo ancora dell’abbondante pranzo e gli facciamo poco onore. Sono le ore 20,30 quando usciamo; qualcuno ha chiuso il portone prima del tempo. Dobbiamo tornare indietro e chiedere che ci vengano ad aprire per poter raggiungere La Beccia. Ci sono ormai circa cinque centimetri di neve, percorriamo la ripida stradina facendo molta attenzione, è notte e il tratto è diventato molto scivoloso, preziosi sono i bastoni a cui ci appoggiamo. Un lampione in lontananza che rischiara la via, i giochi di luce tra la neve, danno suggestione al momento e ci inducono a fermarci per scattare alcune fotografie. 21/10/2007 – 1a Tappa – La Verna-Cerbaiolo Km. 27 Lasciamo il santuario de La Verna dopo aver fatto colazione. Suor Priscilla, che salutiamo, ci augura un buon viaggio raccomandandoci di stare attenti. Un uomo al bar ci dà dei consigli sul percorso e sulle insidie della neve. Sono le ore 8:25. La neve scende lentamente, ma non sembra eccessiva. Seguiamo la segnaletica, il sentiero si inoltra nel folto del bosco. Arriviamo su monte Calvano, quota 1253, da dove ci godiamo lo spettacolo della valle sottostante totalmente imbiancata. La segnaletica cambia: sentiero n. 50, 066, 075. Si costeggia il crinale del bosco. Affondiamo le scarpe nella neve. A tratti il vento freddo sembra bucare i nostri indumenti, poi quando il sentiero scende leggermente sotto il crinale, silenzio e calma infinita; sembra quasi far caldo. Il cielo si apre ad improvvise schiarite e in quei momenti la luce del sole fa risplendere in modo incredibile tutti i colori della vegetazione intorno a noi. Da quota 1253 s.l.m. stiamo scendendo verso Pieve Santo Stefano a quota 432 s.l.m.. Man mano la neve lascia il posto alla terra e al verde dei prati. Pieve Santo Stefano è silenziosa e vuota, pochissime persone in strada (oggi è domenica, staranno tutti riposando). Ci fermiamo per mangiare un panino e subito si riparte in direzione di Cerbaiolo. Si risale fino a quota 785 m. In Cielo, le nuvole corrono impazzite, improvvisi sprazzi di sole lasciano il posto ad altrettante improvvise spruzzate di neve. Poco prima di Cerbaiolo troviamo l’Ostello Francescano, ci fermiamo qualche minuto a parlare con il guardiano e proprio in quel momento si scatena un’improvvisa nevicata. Dura poco, riprendiamo il cammino e poco dopo vediamo Cerbaiolo, là in alto, riparato dal cucuzzolo della montagna. Chiara ci attende sulla porta e ci conduce, dopo averci salutati, a prendere possesso delle nostre camere. Sono tre piccole celle con un letto. L’ambiente è molto freddo e, non appena sistemate le nostre cose, scendiamo a riscaldarci al fuoco del camino, dove passiamo, dopo una piccola visita all’eremo, il resto della serata. Chiara è in compagnia di due cani e di alcuni gatti che gironzolano in quella che è la stanza più calda dell’Eremo. C’è una donna ospite di Chiara in questi giorni ed insieme ci preparano la cena. A letto, con calzamaglia e tre coperte, la notte è calda.

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