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Cari vecchi amanti monogami

Febbraio 15
23:00 2011

Che meraviglia quelle foto ingiallite, con i volti sorridenti e bonari dei maggiorenti della Democrazia Cristiana, schierati per la foto ricordo dei governi degli anni cinquanta, sessanta, settanta, con le loro pance rassicuranti, i doppiomenti debordanti, i baffetti da figaro di provincia, i loro completi mal tagliati, le cravatte lente, i golfini coi bottoncini sotto le giacche stazzonate. Erano gente seria e laboriosa, tutta casa e chiesa, senza grilli per la testa. Era gente che teneva alla forma e al rispetto delle convenzioni del vivere civile, temendo come il demonio l’esplodere di uno scandalo nella propria vita privata. Era gente sposata regolarmente, con numerosa prole, famiglie borghesi dirette con fiero cipiglio dal capostipite che custodiva gelosamente il buon nome del casato. I meno ortodossi, o quelli che non riuscivano a trattenere l’urlo della carne secondo i dettami della morale cattolica, avevano un’amante che tenevano accuratamente nascosta. La ricoprivano di attenzioni, ma solo nell’ombra di discreti appartamenti presi in affitto in centro. Erano relazioni oneste, sincere, che duravano anni, che invecchiavano assieme ai protagonisti dell’adulterio (‘adulterio’, parola mitica, avvolta di mistero e di peccato). E la segretezza del rapporto adulterino era garanzia proprio del suo durare eterno, e mai una amante avrebbe preteso visibilità , né riconoscimenti ufficiali, né brillanti carriere. Il suo unico e sommo appagamento stava proprio nella durata del suo essere compagna, segreta ma indispensabile, del potente uomo politico. Una amante per un notabile democristiano era come un diamante: durava per sempre. Oggi è cambiato tutto, il consumismo ha travolto le abitudini erotiche della nostra classe dirigente, e la diffusione del Viagra ha fatto deflagrare la voglia di rivalsa sessuale di allegri sessanta-settantenni all’apice della carriera politica. Ora una amante dura una settimana, se va bene, ma anche meno. Giusto il tempo di pochi fugaci incontri in ufficio, in quello che ormai, visti i gusti sessuali, non si può neanche più definire un téte a téte! E poi, ora, tutte queste giovani signore, una volta soddisfatti i propri referenti politici, richiedono un posto dignitoso in cui continuare la carriera. E, quando non si tratta di incarichi politici, riservati solo alle più dotate intellettualmente (?), di solito le suddette signore finiscono per presentarsi alla RAI con una richiesta, ben motivata, di lavoro. Nella azienda ormai sono subissati di domande. Diciamo che non sanno più cosa inventarsi per collocare tutte queste figliole desiderose di successo. Una sera, a cena con un dirigente RAI, ho colto il suo rammarico per non riuscire più a gestire la questione. Lamentava la scarsità di rubriche, di intrattenimenti in diretta e non, di contenitori di vario genere, di siparietti e di telepromozioni, dove sistemare le giovani promesse che ormai arrivano a ritmo frenetico: calcolandone a dir poco un paio al mese per ogni politico rampante, e calcolando questi ultimi in un centinaio minimo, a occhio e croce si arriva a duecento signorine al mese da sistemare! L’ultima spiaggia è stata l’invenzione della conduzione multipla: nello stesso contenitore si fanno ruotare alla conduzione svariate signore ogni giorno diverse, in modo da moltiplicare i ruoli e i posti. Ma anche così, pare che non ci si faccia a stare dietro alla domanda. Danni della politica dell’incontinenza! (o dell’incontinenza della politica).

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