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CHI NON INQUINA, NON PAGHI”, le proposte presentate oggi da FederBio, ISDE- Medici per l’Ambiente, Legambiente, Lipu e WWF

Novembre 28
21:52 2018
In agricoltura, gli incentivi oggi vanno a un modello basato
sull’uso di pesticidi e concimi di sintesi chimica
proposte del bio: si sostenga chi combatte il cambiamento climatico e
mantiene la fertilità dei suoli. Obiettivo 40% campi bio al 2027
“Chi non inquina, non paghi!”, oggi alla Camera il
Rapporto Cambia la Terra 2018
Roma, 27 novembre 2018.
Se si vuole combattere l’effetto serra, la desertificazione, il degrado dei suoli,
occorre scegliere l’approccio agroecologico che produce beni per tutti i cittadini. E per farlo, occorre che –
oltre al mercato – anche le politiche si indirizzino con chiarezza allo sviluppo dell’agricoltura biologica.
Oggi,
oltre il 97% degli incentivi pubblici europei viene destinato nel nostro Paese a sostenere forme di
agricoltura che diffondono nell’ambiente sostanze chimiche dannose all’ecosistema e alla salute umana.
Mentre meno del 3% delle risorse pubbliche va a sostenere il ruolo di difesa ambientale e sanitaria svolto
a molti livelli dagli agricoltori bio che – dal loro canto – pagano costi economici più alti per produrre in
maniera pulita: più lavoro per produrre senza concimi e diserbanti di sintesi chimica, maggiori costi
amministrativi e burocratici, costi aggiuntivi per difendersi dalla contaminazione accidentale e una
produzione più contenuta.
Occorre quindi passare a un sistema di incentivi che tenga conto dell’importanza dei servizi forniti
dall’agricoltura biologica: suolo, acqua e aria puliti; assorbimento del carbonio atmosferico e quindi lotta al
cambiamento climatico; difesa della biodiversità; conservazione dei suoli. Occorre passare dal pagare i
modelli di produzione agricola e zootecnica inquinanti a sostenere quelli che forniscono cura dell’ambiente,
del paesaggio e anche dell’occupazione (nel biologico il lavoro incide per circa il 30% in più sulla produzione
lorda vendibile rispetto al convenzionale). Occorre dare luogo alle dichiarazioni di principio e investire con
decisione in agricoltura pulita, passando
dal 15,4% di superficie coltivata a bio in Italia a fine 2017 al 40%
di campi biologici entro il 2027, a conclusione del periodo di programmazione della nuova PAC
.
Vietare l’utilizzo dei prodotti chimici più dannosi – ad esempio il glifosato
– tanto per cominciare nei parchi
e in special modo nelle aree protette dalle direttive europee, i siti Natura2000 e rimuoverlo da tutti i
disciplinari di produzione che lo prevedono per escludere dai premi dei PSR chi ne fa uso. Attivare
normative volte a prevenire il rischio di contaminazione accidentale con misure adeguate a carico di chi fa
uso di prodotti chimici di sintesi nei terreni confinanti con quelli coltivati con il metodo biologico, applicando
correttamente il principio “chi inquina paga”.
Queste le proposte alla politica scaturite dal
Rapporto Cambia la Terra 2018
“Così l’agricoltura
convenzionale inquina l’economia (oltre che il pianeta)”
presentato oggi alla Camera dei Deputati a due
mesi dalla sua pubblicazione da
Maria Grazia Mammuccini, Ufficio di presidenza di FederBio e Daniela
Sciarra, responsabile Filiere alimentari di Legambiente e discusso da Susanna Cenni e Filippo Gallinella,
rispettivamente vicepresidente e presidente della Commissione Agricoltura della Camera assieme ai
membri del comitato dei garanti di Cambia la Terra, un progetto voluto e promosso da FederBio, ISDE-
Medici per l’Ambiente, Legambiente, WWF e Lipu.
Il modello agricolo del ‘900 (la cosiddetta rivoluzione verde: industrializzazione più chimica di sintesi) si sta
esaurendo a causa dell’enorme impatto ambientale che ha generato: l’11% dei gas serra che stanno alzando
la febbre del Pianeta proviene dai campi coltivati; l’allargarsi a dismisura di coltivazioni sta eliminando – a
livello globale – boschi e foreste ed è una delle prime due cause di perdita di specie animali e vegetali. A
dirlo non sono solo gli agricoltori biologici o gli ambientalisti ma anche la FAO, l’Organizzazione delle Nazioni
Unite che in passato ha sostenuto il modello agricolo industriale e che proprio nell’aprile 2018 ha dichiarato
che la rivoluzione verde deve considerarsi esaurita a causa dell’impatto ambientale prodotto, a cui non è
corrisposto il raggiungimento dell’obiettivo di sfamare il mondo e di garantire un reddito minimo agli
agricoltori. La stessa FAO stima che il 40% delle terre coltivate intensivamente andranno perse entro il 2050
mentre quelle coltivate con il metodo biologico manterranno stabili i livelli di produttività perché più fertili e
con più elevata biodiversità.
Maggiori costi, più lavoro, rischio di perdere il marchio biologico se il raccolto viene contaminato
accidentalmente dai pesticidi rilasciati nell’aria da un coltivatore convenzionale vicino e trasportati da un
corso d’acqua inquinato. Ci sono intere aree d’Italia, ad esempio quella di coltivazione del prosecco, dove
agli agricoltori biologici non è sostanzialmente permesso di svolgere la propria attività. Ma proprio in questi
giorni si comincia a discutere a livello parlamentare della legge nazionale sull’agricoltura biologica. Ed è
aperto il confronto istituzionale sull’aggiornamento del PAN pesticidi e sulla definizione della nuova PAC
2021-2027: è quindi il momento di fare scelte chiare per ridurre drasticamente l’uso dei pesticidi e
diffondere l’agricoltura biologica.
Occorrono scelte coraggiose, lo stato del pianeta impone con urgenza di lasciare alle spalle metodi di
produzione a forte impatto ambientale. Per questo è necessario puntare ad aumentare le superfici coltivate
con il metodo biologico; per garantire il contrasto al cambiamento climatico, la tutela del suolo, della
biodiversità e della salute dei cittadini. Ma puntare sull’agricoltura biologica è anche una opportunità
strategica di sviluppo per le aziende agricole e di occupazione per i giovani
”, dice Maria Grazia Mammuccini
di FederBio presentando le proposte di Cambia la terra alla politica.
C’è chi è preoccupato-
continua Mammuccini –
e reagisce in malo modo perché il biologico e il biodinamico
si stanno rapidamente affermando, guadagnando posizioni sul mercato e mettendo sempre più in evidenza

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